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Sabato, 27 Aprile 2024
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Monsignor Antonazzo in partenza per le zone colpite dal sisma in Turchia e Sira

Il vescovo andrà in Missione fra i popoli terremotati dal 23 al 26 febbraio.“Considerato che l’emergenza è anche di natura psicologica e spirituale, ho pensato di accompagnare personalmente la consegna”

A seguito del sisma che ha interessato le zone della Turchia meridionale e Siria settentrionale, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio - provocando un numero indicibile tra vittime, feriti e sfollati -  il Vescovo della Diocesi di Sora, Cassino, Pontecorvo, Aquino, già lo scorso 9 febbraio aveva diramato un appello “a tutti gli uomini e le donne di buona volontà” per far fronte all’emergenza. 

“La risposta dei cittadini e delle istituzioni di ogni comunità del territorio è stata encomiabile. Abbiamo potuto realizzare in pochi giorni una raccolta tale di beni di prima necessità da impegnare due Tir per il trasporto sui luoghi del sisma in Turchia-Siria”, fa sapere ora monsignor Antonazzo. Conscio però che l’enorme quantità di beni materiali raccolta non possa sopperire i bisogni di origine psicologica e sociale, provvederà personalmente alla consegna in modo da “testimoniare ed offrire anche una presenza concreta della nostra Chiesa diocesana, e poter stabilire relazione di fraternità e di reciprocità”. 

Il vescovo della Diocesi di Sora e limitrofi sarà accompagnato da don Akino, direttore della Caritas diocesana, e dal diacono don Francesco della parrocchia di sant’Antonio da Padova di Cassino in prima linea per la raccolta e l’organizzazione del trasporto dei due Tir. Da giovedì 23 a domenica 26 febbraio saranno presenti in particolare ad Adana, Mersin, Iskenderun, Kahramanmaraş.

“La nostra presenza nei territori devastati dal sisma è progettata con Caritas italiana e con il Vicariato apostolico dell’Anatolia, nella persona di p. Paolo Bizzeti (Vescovo, Vicario Apostolico), il quale nei giorni scorsi ha dichiarato: “Non dobbiamo far cadere il silenzio sulla tragedia del terremoto. Vi è un disagio psicologico enorme e diffuso fra la popolazione, la paura non è passata e gli interrogativi sulla tragedia sono tanti e restano senza risposta. Le persone arrivano anche a mettere in gioco la fede”. Tuttavia, non possiamo dimenticare l’altra faccia della medaglia che è rappresentata dalla diffusa solidarietà e dall’aiuto reciproco che non guarda all’etnia o al credo religioso. E’ un encomiabile concorso di generosità e senso di cordiale fraternità che è motivo di grande fiducia e speranza”.

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