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Il grido di allarme: “negli istituti penitenziari del frusinate mancano circa 140 agenti”

Queste le parole del segretario della Fns Cisl Massimo Costantino dopo una visita nel carcere di Frosinone

Dopo i recenti fatti di cronaca che hanno riportato in alto il livello di attenzione sui carceri della provincia di Frosinone ed in particolare su quello del Capoluogo la Fns Cisl Lazio ha effettuato una visita all’interno della struttura. La delegazione era composta dal segretario generale Fns Cisl Lazio, Massino Costantino, anche dal segretario generale Fns Cisl Frosinone, Angelo Massaro e la segretaria Territoriale Fns Cisl Frosinone, Cristina Celani.

“Purtroppo il quadro delle carceri della provincia di Frosinone e di quelle del Lazio attualmente non risulta roseo - a parlare è il segretario Massimo Costantino, che spiega - dobbiamo evidenziare come negli istituti penitenziari della provincia di Frosinone mancano circa 140 unità di polizia penitenziaria, nella regione mancano circa 500 unità di personale di polizia penitenziaria, rispetto alle dotazione organiche previste dal D.M. del 2017. Un dato preoccupante poiché in molti dei casi la carenza è soprattutto del ruolo sovrintendenti ed ispettori , ma anche del ruolo agenti/assistenti”.

Prosegue il segretario: “La situazione non è delle miglior nel carcere di Frosinone  poiché mancano circa 109 unità, non  bastano le 18 unità inviate (15 uomini e 3 donne) con la mobilità nazionale collegata al termine del 180 corso allievi agenti di polizia penitenziaria, con decorrenza del 15 settembre 2022. Poiché sull’istituto risultano amministrate 48 unità che  appartengono al nucleo provinciale traduzione e che non possono essere impiegate, in servizi di sezione, perché così prevede il modello organizzativo dei nuclei traduzione e piantonamenti”.

Per la Fns Cisl è impensabile che ad oggi una unità espleti due e più posti di servizio ed è noto il deficit qualitativo dell’attività lavorativa nell’ambito degli istituti penitenziari, dove il lavoratore si trova ad essere, in molti casi, attore di disagi operativi. Questi sono causati dal sovraffollamento, dall’inadeguatezza edilizia delle strutture penitenziarie e dalla crescente carenza di risorse umane occorrono ,quindi, più risorse economiche ma soprattutto più personale perché è impensabile che ad oggi una unità espleti due e più posti di servizio.

Si rischia il collasso del sistema penitenziario, il sovraffollamento e la gravissima carenza degli organici, connotato dalla drammaticità degli eventi, sta compromettendo seriamente l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari. Ribadiamo l’applicazione dell’Art. 32. DPR 230/200, così come ribadito la scorsa settimana, anche, da apposita  circolare del Capo DAP”.

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