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Ceccano, anche il prossimo Sindaco sarà eletto in mezzo alla “Grande Puzza”

Ancora irrisolta l'annosa questione dell'impatto odorigeno che ammorba soprattutto l’aria del comune ciociaro che ospita quel depuratore Asi finito sotto inchiesta per traffico illecito di rifiuti assieme all'impianto appena sequestrato a Villa Santa Lucia

È notizia dei giorni scorsi il sequestro del depuratore Cosilam di Villa Santa Lucia, bloccato in quanto sprovvisto dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). La stessa che, tra i miasmi insopportabili per gli abitanti del circondario, è stata richiesta da oltre quattro anni alla competente Provincia di Frosinone e non ancora rilasciata per via delle riserve sollevate dall’Arpa Lazio.

Da un depuratore all’altro

La differenza rispetto all’impianto di depurazione di Ceccano, di proprietà di un altro Consorzio (ASI) ma gestito anch’esso dalla società in house AeA, sembra essere solo una: l’AIA per l’esercizio di quest’ultimo è stata rilasciata il 7 agosto 2019, a distanza di un quadriennio abbondante dall’inoltro dell'istanza. Non paiono poche, invece, le analogie.

A partire, ovviamente, dalla famigerata e ammorbante puzza che continua ad appestare in primis l’aria della città fabraterna, di Patrica e di Supino. C’è da dire, però, che i gestori del depuratore hanno già preso le distanze da quella che si avverte nel centro cittadino di Ceccano.  

A tal proposito, bisogna considerare che, proprio nella zona sottostante al Centro Storico, c’è un altro ma molto più modesto impianto di depurazione: quello che tratta le acque di prima pioggia provenienti dall’EcoCentro di Via Anime Sante, dove vengono conferiti i rifiuti differenziati

La richiesta dell’AIA

Era stata presentata il 6 luglio 2015 dal Consorzio Asi, prima di affidare in data 14 aprile 2016 la gestione alla AeA, società in house guidata dal Presidente del Consiglio d’amministrazione Riccardo Bianchi. Da lì in poi, prima del rilascio dell’autorizzazione, la lungaggine derivante dalla valutazione di varie documentazioni integrative richieste dall’Arpa.

Ceccano è una di quelle storie che iniziano e non si concludono - aveva poi smosso le acque il Prefetto Ignazio Portelli, avvertito dall’allora Sindaco di Ceccano Roberto Caligiore - Dopo tre anni e mezzo di conferenza di servizi, strumento che prevede che in tre mesi si giunga a una decisione, bisogna dare una risposta”.

La Conferenza decisoria

In occasione della terza seduta, fissata il 25 settembre 2018, il Comune di Ceccano aveva espresso parere favorevole, anche da un punto di vista urbanistico, al rilascio dell’AIA ma proponendo “prescrizioni, ai fini dell’autorizzazione finale - recita il verbale della medesima seduta - per la mitigazione degli impatti odorigeni”.

La AeA, in tutta risposta, aveva sottolineato di aver “effettuato - si legge ancora - lavori di miglioramento – copertura di vasche di equalizzazione e area di sollevamento iniziale, e confinamento dei locali di disidratazione – (e prevedeva, ndr) di collocare un secondo impianto di trattamento”. Migliorie che sarebbero state anch’esse apportate, ma necessitanti della poi rilasciata AIA per poter essere messe in esercizio.

Qualche passo indietro

Negli ultimi tre anni è successo di tutto e di più, ma bisogna partire dalla garanzia di un investimento milionario dell’ASI per eliminare le emissioni odorigene e super-monitorare gli scarichi industriali e civili.

Un impegno, quello preso in un tavolo tecnico dal Presidente dell’ASI Francesco De Angelis, più volte ribadito e per ora portato avanti, a quanto pare, senza ottenere risultati significativi. In precedenza, una presa di posizione nel 2016 da parte dell’amministrazione comunale di Ceccano.

Verso la fine del 2017

Si era assistito alla chiusura della scuola “Passo del Cardinale” per una presunta fuga di gas, rivelatosi poi idrogeno solforato (dal tipico odore di uova marce e solitamente legato ai processi depurativi) grazie a un monitoraggio mensile attuato da Arpa con una stazione mobile posizionata nell'area del plesso scolastico, non lontano dal depuratore ceccanese di Colle San Paolo

Nel mentre, gli esposti contro ignoti presentati alla Procura dal già Sindaco Caligiore e, congiuntamente, dal Comitato “AttivaMente”, costituito dai genitori della suddetta scuola, e dall’ambientalista Centro Studi Tolerus. Esposti scattati tra altri due depositati dall’ex consigliere di opposizione Filippo Misserville.     

Gli altri momenti clou

Tra la serie di manifestazioni di protesta, infine, altre quattro fasi salienti: lo scoppio dell’inchiesta della Procura di Roma per il presunto reato di traffico illecito di rifiuti dai depuratori di Ceccano e Villa Santa Lucia; il “Consiglio comunale aperto” tenuto a Ceccano alla presenza di parlamentari, consiglieri regionali e vertici di AeA; l’istituzione in Prefettura di un non più pervenuto tavolo tecnico intercomunale sulle problematiche ambientali della Valle del Sacco; infine, la controversa “Valutazione di ricaduta degli odorigeni” commissionata dalla stessa AeA.   

Lo studio del gestore

Basate su diffusione atmosferica delle fonti emissive e principali situazioni meteorologiche e orografiche dell’area, le analisi hanno portato alle seguenti conclusioni: “I valori riscontrati sono tali da poter affermare che l’impatto veramente significativo del depuratore avvenga in media entro i primi 750 metri di distanza dal centro dell’impianto. A distanze maggiori si può avere una rilevazione di odore in particolare in direzione di Pantano Cosa, Valle Fioretta e nelle aree di Quattro strade”. Quindi alla volta di Patrica.

“I valori significativi - si legge poi - sono percepibili anche a distanze superiori rispetto a quelle della simulazione sopra citata, ma che in direzione dell’abitato di Ceccano non si ha praticamente nessuna ricaduta significativa. Il maggiore impatto, in questo caso, si osserva in direzione di Cese, Ficone, Fontana dei Conti e Palmesi”.

In quanto alla concentrazione di idrogeno solforato, infine, si distingue l’odore “solo in un’area di installazioni produttive - si conclude - e vengono interessate solo le prime case che si affacciano su statale 637 in prossimità del Villaggio Unrra”, ovvero fino alla periferica Stazione ferroviaria di Ceccano.

Tra la puzza, anche le schiumate

A spostare un bel po’ l’attenzione dagli odori nauseabondi, è stata l’“Emergenza Schiuma nel Fiume Sacco”, salita alle cronache nazionali e all’attenzione del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa prima di approdare anche in Regione. Nel mezzo, i primi frutti del fascicolo aperto per “disastro ambientale plurimo” dal Procuratore Capo di Frosinone Giuseppe De Falco, poi approdato a Latina.

Tra questi, dopo un noto blitz di Carabinieri Forestali e Polizia Provinciale ripreso in un video dall’allora Sindaco Caligiore (sul posto, tra gli altri, col Primo Cittadino di Patrica Lucio Fiordalisio), il sequestro del depuratore di un’azienda patricana, situata ai confini con Ceccano e già privata dell’autorizzazione all’uso dei servizi consortili.   

I servizi consortili 

Il depuratore ASI di Colle San Paolo, che occupa un’area di quasi 67.000 metri quadri, tratta le acque reflue industriali e civili provenienti dall’agglomerato frusinate. Quello formato da circa 250 aziende e sette Comuni (Frosinone, Alatri, Ceccano, Ferentino, Supino, Morolo e Patrica), senza contare la “quota societaria” della Provincia.

Alle manifestazioni

Ai “Cortei per il diritto al respiro”, le marce anti-puzza promosse nel tempo dai Sindaci Caligiore e Fiordalisio, hanno partecipato però “soltanto” il Primo Cittadino di Supino Gianfranco Barletta e il consigliere provinciale Luigi Vacana, già coordinatore dei lavori del Consiglio presieduto dall’altresì Sindaco di Ferentino Antonio Pompeo. Fino agli altri Comuni, d’altronde, la puzza non arriva, ma resta il fatto che anche le loro utenze scaricano verso il depuratore.  

In quanto a Patrica

Dopo la caduta di Caligiore, il Sindaco Fiordalisio è andato avanti lo scorso 27 ottobre con una partecipata manifestazione contro l’inquinamento e i cattivi odori, raccogliendo oltre 1.000 firme per il documento poi inviato alla Regione Lazio per richiedere un tempestivo risanamento ambientale e meno autorizzazioni ad aziende che potrebbero rivelarsi irregolari.

Lo stesso Fiordalisio che, un mese prima, era uscito dal PD per via di “silenzi, distacco e disinteresse - ha spiegato - da molti dirigenti che oggi rappresentano il Partito Democratico a livello provinciale, regionale e nazionale”.

Tornando all’ASI

Certo è che nel maggio 2018, al di là delle critiche dei Sindaci e cittadini coinvolti nonché delle indagini nei confronti di Regione e ASI, il 94% dei suoi soci (Provincia, Comuni e, tra gli altri, Confcommercio e Unindustria) ha riconfermato per tre anni l’esponente del PD Francesco De Angelis alla guida del Consorzio.  

A proporlo per il secondo mandato non è stato il centrosinistra bensì il Presidente del Consiglio di Frosinone Adriano Piacentini (Forza Italia) nel quadro dell’operazione politica, sostenuta anche dall’ex Sindaco di Ceccano Caligiore (Fratelli d’Italia), che ha portato all’ingresso di Gianfranco Pizzutelli (Polo Civico) nel Consiglio d’amministrazione in rappresentanza del Comune Capoluogo.

Va ricordato, infine, che da oltre due anni il Presidente della Regione, nonché Segretario nazionale del PD, Nicola Zingaretti ha nominato lo stesso De Angelis come Commissario straordinario per la costituzione del Consorzio Unico del Lazio, in cui saranno fusi i cinque provinciali. Tra gli scettici anche il Movimento 5 Stelle regionale, che lo vede come un “quasi assessorato”.    

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