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Ceccano, grande successo per il convegno sui templari

Grande successo di pubblico e critica per il secondo convegno nazionale sui Templari che si è tenuto sabato scorso nella suggestiva cornice del Castello di Ceccano. Un evento fortemente voluto dal Comune di Ceccano nella persona dell’Assessore alla Cultura dr. Stefano Gizzi che ha così bissato il successo della scorsa edizione anche grazie alla fattiva collaborazione dell’ing. Roberto Adinolfi.

I presenti

Circa 200 le persone presenti sabato scorso nel maniero ceccanese tra le quali anche padre Claudio dell’Ordine Cistercense di Casamari e la dottoressa Luchina Branciani archeologa e direttrice del museo di Trevi nel Lazio. Valore aggiunto dell’evento è stata la presenza dell’associazione Cavalieri Templari di San Paterniano Ceprano che, curati e diretti da Fausto Puddu, hanno offerto al pubblico una suggestiva cerimonia di accoglimento di un cavaliere nell’Ordine del Tempio. L’evento, perfettamente curato sotto ogni punto di vista, ha permesso di dare un saggio della vera dottrina templare che nulla ha a che vedere con le solite litanie che spesso vengono dette sui templari con informazioni e fatti storicamente imprecisati. Al termine della cerimonia di accoglimento, alcuni cavalieri templari hanno dato saggio anche della loro capacità marziale e di combattimento, offrendo al pubblico presente un emozionante e scintillante duello di spade. A conclusione, il pubblico presente si è poi riversato nelle sala dell’ottagono del castello ceccanese, che in passato ha vissuto grandi fasti, per assistere a un convegno dal forte sapore medievale e di mistero.

Gli interventi

Dopo l’apertura dei lavori e i saluti del Sindaco Roberto Caligiore, del Senatore Massimo Ruspandini e dell’assessore Stefano Gizzi, ha preso la parola il ricercatore triestino Giancarlo Pavat il quale ha introdotto l’argomento introducendo i vari relatori. La parola è quindi passata al prof. Giuseppe Fort, d’origini friulane, docente universitario e archeologo medievista il quale ha estasiato il pubblico con la narrazione delle vicende relative alla nascita dell’Ordine Templare e alle loro attività e imprese in Terrasanta. Il prof Fort ha spiegato con dovizia di particolari fatti storici di grande interesse narrando episodi sulla vita dell’ordine che pochi conoscono. È stata quindi la volta del giovane ceccanese Alessio Patriarca il quale ha illustrato il frutto delle sue ricerche condotte presso la chiesa di San Nicola a Ceccano esternando una serie di indizi che indicano come la stessa possa essere appartenuta ai Cavalieri Templari. Patriarca ha poi concluso la sua esposizione parlando di come le chiese di Ceccano, sia quelle esistenti che quelle scomparse, disegnino dei significativi allineamenti sul territorio frutto di studi tuttora in corso. Il ricercatore triestino Giancarlo Pavat ha poi catalizzato l’attenzione dei presenti con il suo intervento nel quale ha sfatato miti sui templari e bollato come “fake news” e strafalcioni storici molti elementi e fatti legati proprio ai cavalieri dai bianchi mantelli. Pavat ha poi spiegato di come molte simbologie vengano spesso attribuite ai Cavalieri Templari senza che di fatto vi sia alcun riscontro storico e documentale cercando così di restituire verità storica e serietà nell’approccio alla ricerca sui celebri cavalieri. Il ricercatore triestino ha poi concluso il suo intervento parlando di come troppo spesso si colleghi il nome dei Templari a quello del Santo Graal e del fatto che invece i templari non cercarono, non trovarono e non furono mai custodi del Santo Graal. La parola è poi passata al ricercatore avellinese Marco Di Donato il quale, ha descritto un bassorilievo presente su di un palazzo storico di Ceccano e raffigurante un “giglio” parlando di questo simbolo nelle varie epoche e culture dell’uomo e facendo correre un brivido di freddo al pubblico presente allorquando ha illustrato di come all’interno di questo innocuo stemma nobiliare possa dissimularsi un altro simbolo dal sapore “poco rassicurante” e precisamente un “capro”. Di Donato ha poi proseguito la sua relazione parlando della simbologia del serpente e del fatto che a questa non debba essere collegata l’immagine del male e terminando la sua esposizione con la descrizione dell’uovo, simbolo di rinascita a nuova vita.

La conclusione del ricercatore Mario Tiberia

Il convegno è stato poi concluso dall’intervento del ricercatore ceccanese Mario Tiberia il quale ha presentato al pubblico le immagini di uno straordinario affresco che attualmente si trova all’interno di una cantina privata sita in un comune in provincia di Latina che in precedenza decorava la cappella di un convento oramai perso e raffigurante, tra l’altro, Santa Caterina d’Alessandria, patrona di tutte le arti liberali e molto venerata dai Cavalieri Templari. Tiberia, infine, partendo proprio da questa raffigurazione ha fatto un parallelismo tra la figura storica della scienziata Ipazia da Alessandria e quella di Santa Caterina terminando la sua relazione con la teoria che Ipazia e Santa Caterina siano in pratica la medesima persona.

Davvero quindi uno straordinario successo per un convegno che si è dimostrato di grande interesse e spessore culturale.

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