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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Coronavirus, i 5 potenziali effetti della ‘reclusione forzata’ sulla nostra mente

Per tenerli alla larga, anche altrettanti consigli dall'intervistata Dott.ssa Tamara Mattone, psicologa e psicoterapeuta di Frosinone: “Accettiamo di vivere un capitolo della nostra storia triste e non atteso, e ricordiamo che siamo preparati ad affrontarlo solo se accettiamo la realtà”

La Dott.ssa Tamara Mattone, psicologa e psicoterapeuta analitico-transazionale di Frosinone, affronta la questione delle potenziali conseguenze dalla Pandemia Coronavirus sulla nostra salute mentale: “Quando ci troviamo ad osservare il mondo fuori dalla finestra o dal nostro giardino di casa, i possibili effetti di questa ‘reclusione forzata’ potrebbero essere cinque”. Ecco allora, a fronte di tali effetti negativi, altrettanti consigli della stessa Dott.ssa Mattone per tenerli alla larga. Prima di tutto, però, una premessa: “Accettiamo di vivere un capitolo della nostra storia triste e non atteso -  consiglia la psicologa frusinate - e ricordiamo che siamo preparati ad affrontarlo solo se accettiamo la realtà”.

1. La durata della situazione? Preoccupazione e insicurezza

“Cerchiamo di ricordare il motivo reale per cui siamo costretti all'isolamento: contenere il contagio. Vivere nel qui ed ora e non cadere nella rimuginazione mentale che alimenta l'ansia e ci fa sentire vulnerabili rispetto agli eventi. Cerchiamo allora di concentrarci su altre attività di nostro interesse, informarci attraverso le fonti ufficiali”.

2. Ansia da mancanza di contatto sociale

“L’uomo è, per natura, un animale sociale che ha bisogno di aggregarsi e vivere nella socialità. Dopo tanti giorni di ‘solitudine’ la mancanza di contatto sociale, che riuscivamo a gestire bene nei primi giorni, ci provoca ora ansia. Ricordiamo che la tecnologia ci è amica in questo momento storico e possiamo, per calmare l'angoscia, ideare nuove abitudini per il cervello. Per esempio, fare esercizio fisico e lavorare da casa”.

3. Paura del contagio per sé e per i propri cari

“Anche in questo caso atteniamoci a dati di realtà e vivere il presente accettando la nostra paura, applicando le misure di sicurezza di cui siamo a conoscenza e constatare come, nel caso di malattia, si può superare ricorrendo alle misure prescritte”.

4. Pressioni da convivenza prolungata coi bambini

“Anche se un dono meraviglioso, a volte i bambini possono essere fonte di stress nella loro continua ricerca di stimoli sempre nuovi.  Attivate, perciò, la creatività risvegliando in loro la gioia di stare a casa”.

5. Profonda incertezza del domani

“Come per il primo punto, bisogna evitare di fare fantasie sul futuro, che non possiamo conoscere. La preoccupazione su quello che avverrà, anche in merito al nostro lavoro, è tanta ma cerchiamo di non cedere a pensieri negativi e di preoccuparci per eventi che non sono accaduti o che non si sa se accadranno”.

Intervista alla Dott. Tamara Mattone

Cosa stiamo vivendo di fatto?

“Non è una situazione familiare o conosciuta per noi, non ci siamo mai dovuti confrontare con una pandemia e la sensazione è quella di vivere un evento surreale o distaccato dalla realtà. Pertanto, bisogna comprendere la funzione dell’emozione della paura, che si attiva quando incombe una minaccia”.

Cosa segue, nello specifico, alla paura?

Uno stato di attivazione neurofisiologica che consente all'individuo di rispondere allo stimolo iniziale attraverso attacco, evitamento-fuga o nella peggiore delle ipotesi con un blocco. Il confine tra paura e fobia risiede nella funzione adattiva della risposta. La reazione neurofisiologica si aziona in maniera inadeguata, cioè senza che sia presente una reale minaccia o con un'intensità eccessiva, e allora si trasforma in un meccanismo disfunzionale”.

Ci parli della minaccia attuale

“Essendo un minuscolo virus, tanto invisibile quanto pericoloso, non si può monitorare, non si sa dove si nasconda e non lo si può per ora attaccare. Così il nostro sistema nervoso, sottoposto alla situazione già altamente stressante, può andare in tilt essendo sì predisposto all’attacco e alla fuga, ma non a ciò che ci è richiesto ora: l’attesa”.

Una sensata quanto tremenda attesa…

“Sì. Attendere è quanto di più saggio da fare ma è qualcosa di ‘innaturale’ come reazione a questa emozione. In aggiunta, questa attesa costringe in molti casi alla solitudine, più mentale che fisica, uno stato in cui potrebbe emergere un ulteriore nemico endogeno composto da quei pensieri e sentimenti spiacevoli che spesso erano ‘difesi’ e compensati da tutti gli stimoli esterni di cui si è ora privati”.

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