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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, lo studio cinese: "Fase 2 affrettata in Italia, rischio di seconda ondata"

A sostenerlo un team di scienziati di Pechino. Ecco, secondo loro, quando finirà l'epidemia. 'Mi spaventa l'effetto euforia', ha già detto il Prof. Rezza (ISS), originario della provincia di Frosinone, nei cui ospedali sono in arrivo i termoscanner

Se l'epidemiologo Giovanni Rezza (ISS), originario della provincia di Frosinone – dove oggi, martedì 5 maggio, il Ministero della Salute ha validato 571 casi totali, 4 in più di ieri – invita alla massima prudenza nel corso della Fase 2, c'è chi sostiene che la "ripartenza" sia stata affrettata: un team di ricercatori e scienziati, diretto da Wangping Jia del Chinese Pla General Hospital di Pechino, sulla rivista Frontiers in Medicine. Questo perché hanno stimato indirettamente che la data di fine epidemia nel Belpaese arriverà intorno al prossimo 6 agosto. 

Lo studio, come riportato da Today.it, evidenzia come in base ai dati l'allentamento delle misure in Italia "sia arrivato troppo presto". Il rischio è che il nostro Paese si trovi ad affrontare "una seconda ondata di casi" di Covid-19. Come è stato portato avanti lo studio? In pratica, hanno messo a confronto i dati "ufficiali" dell'epidemia da nuovo Coronavirus nella provincia cinese di Hunan (il cui Capoluogo è la metropoli di Changsha) e l'Italia. Lo studio, però, puntava a capire perché in Italia contagi e morti per Covid-19 sono stati così più numerosi rispetto alla provincia di Hunan, e non aveva come obiettivo indicare una data di fine epidemia”.  

Articolo aggiornato alle 19:00

D'Amato (Regione Lazio): "Termoscanner in tutti gli ospedali"

"Questa mattina, insieme al Presidente Nicola Zingaretti - ha sottolineato in giornata l'Assessore regionale alla Sanità - abbiamo fatto visita al Covid Center del San Filippo Neri per un ringraziamento agli operatori. La Asl Roma 1 ha già provveduto ad installare i termoscanner sia presso l'ospedale San Filippo Neri che al Santo Spirito dove ogni giorno viene controllata la temperatura in entrata a tutti i dipendenti. Tale modalità verrà ora estesa a tutti gli ospedali". 

Il ringraziamento di D'Amato al personale sanitario del Covid Center ''San Filippo Neri''-2

"Oggi - ha commentato lo stesso D'Amato al termine della classica videoconferenza con i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere laziali - registriamo un dato di 67 casi positivi nelle ultime 24h con un trend all'1%. Proseguono i controlli sulle RSA e le strutture socio-assistenziali private accreditate. Sono ad oggi 678 le strutture per anziani ispezionate su tutto il territorio. Oggi - ha aggiunto in conclusione - si registra il valore più basso nell’occupazione delle terapie intensive dal 22 marzo: 91 posti. Trendstabilmente in discesa nelle province dove complessivamente ci sono stati 6 nuovi casi positivi nelle ultime 24h. Nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 10, mentre continuano a crescere i guariti che sono arrivati a 2.010 totali e i tamponi totali eseguiti sono stati quasi 158 mila".

Se in provincia di Frosinone i casi totali sono ad oggi 571 (+4 rispetto a ieri) secondo il Ministero della Salute e 653 (+1) per l'Unità di Crisi regionale, quelli relativi all'intero Lazio sono sicuramente 6.914 (+67). Di questi, 4.370 ancora positivi (2.964 in isolamento domiciliare, 1.315 ricoverati con sintomi e 91 in Terapia Intensiva), 2.010 dichiarati clinicamente guariti e 534 deceduti. Per l'esattezza, infine, i tamponi effettuati sono stati sinora 157.307 (inclusi quelli ripetuti per stabilire l'eventuale negativizzazione) e le persone testate 122.541. Ciò vuol dire che, nel giro di due mesi, è risultato contagiato il 5.6% del campione controllato (principalmente sintomatici e i loro contatti). 

Rezza (ISS): "Mi spaventa l'effetto euforia"

"Mi spaventa l'effetto euforia". Così – come dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera – il Professor Giovanni "Gianni" Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, dopo l'avvio della Fase 2 dell'emergenza Coronavirus. L'epidemiologo, originario di Roccasecca (Frosinone), lo ha già detto più volte e ribadisce ancora una volta che "non siamo assolutamente fuori dall'epidemia, ci siamo ancora dentro - avverte nuovamente - Non vorrei che venisse a mancare la percezione del rischio e che riprenda il naturale corso delle aggregazioni". 

L'epidemiologo Giovanni ''Gianni'' Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità-3

Secondo lo stesso Rezza, tra i migliori ricercatori italiani, ''tornare a un secondo lockdown nazionale sarebbe disastroso da tutti i punti di vista''. In merito alla strategia da seguire in caso di nuovi contagi afferma: ''Fare chiusure frammentate, creare tante zone rosse anche di minima ampiezza. Blindare subito le aree regionali colpite da focolai in modo da soffocarli sul nascere. Nella fase 1 hanno funzionato. I blocchi a termine sono efficaci e più digeribili dalla popolazione''. ''Si è cercato - continua il dirigente dell'ISS - di regolamentare tutti gli ambiti della ripresa delle attività ma il fatto che si creino maggiori occasioni di contatto fra le persone è un elemento che favorisce la trasmissione. Pensiamo ai trasporti - esemplifica poi - dove per quanto si usino tutte le cautele possibili si creano inevitabilmente delle interazioni tra uomini''.

"Partiamo sempre da un elemento: i casi positivi che compaiono oggi nei dati sono risalenti a contagi di qualche settimana fa - ricorda in conclusione l'epidemiologo ciociaro sulle colonne odierne de Il Messaggero - Per consolidare questi risultati bisognerebbe essere molti cauti. Io sono molto preoccupato per due motivi. C'è un effetto di mobilità della popolazione che un minimo di rischio lo comporta. Fino ad oggi abbiamo vissuto in una campana di vetro, la trasmissione del virus era solo intra familiare o in strutture come le Rsa". Il secondo motivo, come detto, è il temuto effetto euforia.   

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