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Dal web, Salviamo la grammatica italiana: i dieci errori più diffusi

Questa è la settimana in cui si celebra la festa della lingua italiana nel mondo, un evento di promozione dell’italiano come grande lingua di cultura classica e contemporanea, ai quali sono legati momenti salienti di storia. Nei giorni scorsi...

Questa è la settimana in cui si celebra la festa della lingua italiana nel mondo, un evento di promozione dell’italiano come grande lingua di cultura classica e contemporanea, ai quali sono legati momenti salienti di storia. Nei giorni scorsi inoltre, è stata la giornata ProGrammatica, organizzata da Rai 3, Miur ed Accademia della Crusca. Abbiamo un'ottima occasione , per fare un punto sullo stato della "salute" della grammatica italiana, invasa da neologismi, che il più delle volte viene maltrattata da noi stessi sia nella parte scritta che in quella parlata.

Ci sono errori che tutti gli italiani (o quasi) commettono regolarmente quando scrivono un testo, un messaggio o una lettera. Vediamo quali sono i più comuni: L’apostrofo (71%) –Il primo degli errori.

Quando si usa? Semplice, con tutte le parole femminili, quindi: un’amica sì, un amico no. E quindi apostrofo? Si tratta di elisione: non si può dire lo apostrofo, diventa quindi l’apostrofo. Infine c’è anche il troncamento: un po’ vuole l’apostrofo, perché si tratta del troncamento della parola ‘poco’.

Qual è o qual’è? (67%) – Un altro degli errori più comuni commessi dagli italiani. Qui, l’apostrofo ci vuole oppure no? Assolutamente no. Qual è si scrive senza. Sempre.

L’uso del congiuntivo (65%) – . Il congiuntivo, il vero punto debole di moltissimi studenti e non. Proprio perchè nella lingua italiana parlata tendiamo ad utilizzare per semplicità il presente, che è il nostro passepartout. “L’importante è che hai superato l’esame”, seppur molto usata questa è una formula grammaticale scorretta perché in questo caso bisogna usare il congiuntivo: “L’importante è che tu abbia superato l’esame”.

Gli e le (58%) – Sembra facile, ma non lo è. I pronomi sono un altro grande errore commesso dagli italiani. “Gli ho detto che era molto bella”. In questo caso, riferendoci ad una persona di sesso femminile, bisogna usare il pronome “le”: “Le ho detto che era molto bella”.

Un po, un po’ o un pò? (54%) – Pur scorretta, la grafia “pò” con l’accento risulta sempre più diffusa. La scrittura corretta è “un po’ ” con l’apostrofo, perché la forma è il risultato di un troncamento.

C o Q? (51%) – Classico errore che i più distratti si portano dietro dalle elementari. Se nella lingua parlata l’errore non si nota, è nello scritto che si cade nell’errore. Ecco un elenco di parole che si scrivono con la C ma per le quali spesso ci si confonde e si usa la Q: Evacuare e NON evaquare; Proficuo e NON profiquo; Scuotere e NON squotere; Riscuotere e NON risquotere; Promiscuo e NON promisquo; Innocuo e NON innoquo

E o ed? A o ad? (47%) – Sicuramente, almeno una volta nella vita, anche voi avete avuto il dubbio su quale congiunzione usare nel vostro messaggio. Semplice l’aggiunta della ‘d’ eufonica deve essere fatta solo nel caso in cui la parola che segue cominci con una vocale.

La punteggiatura (43%) –Virgole, punti e virgola, due punti, non vanno mai usati a casaccio. Ogni segno di punteggiatura ha la propria regola. La funzione principale della virgola è quella di dare una cadenza precisa a periodi lunghi e complessi. I due punti invece si usano, per esempio, per introdurre un discorso diretto oppure per presentare una spiegazione o un elenco.

Ne o né? (37%) – Un altro di quegli errori “da penna rossa”. L’accento su “né” si utilizza quando questo vuole essere utilizzato come negazione. Nel caso in cui non sia presente la negazione, ne deve essere utilizzato senza accento.

Purtroppo è proprio così (55%) – Avete notato qualcosa di strano? Esatto, queste due paroline sono un altro grande scoglio degli italiani. Non sempre si scrivono in maniera corretta. Ma anche se la lettera ‘r’ nella pronuncia non si sente poi molto, bisogna però metterla per iscritto.

Pensiamo bene a quello che diciamo e che scriviamo. Rispettare la nostra grammatica non è mai un errore.

Angela Maria Gargano

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