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Continuità Assistenziale, troppi medici in spazi ridotti: sicurezza non garantita

La denuncia dai Giovani Medici di Frosinone: "Inoltre ci segnalano che nessuna sanificazione è stata fatta sui locali e sugli spazi condivisi da tutto il personale"

In seguito all’emergenza COVID19 il lavoro della Continuità Assistenziale, e a maggior ragione dei medici adibiti al servizio CUA (centrale unica d’ascolto) di Frosinone si è intensificato notevolmente svolgendo un servizio fondamentale nel raggiungere la popolazione con patologie di qualsiasi genere. "Stiamo parlando - spiegano dall'Associazione Giovani Medici di Frosinone - di una media di circa 200 telefonate ricevute per turno dai medici presenti in postazione, che con professionalità e gentilezza cercano di smaltire il più possibile il carico soprattutto sul Pronto Soccorso.

Allertate le forze dell'ordine

Dopo numerose segnalazioni, i colleghi in servizio ci informano che hanno deciso di allertare le forze dell’ordine in quanto la ASL di Frosinone non si è minimamente preoccupata di adoperarsi a fornire gli spazi necessari per lavorare in sicurezza. Attualmente in ambienti ridotti lavorano dalle 4 alle 7 persone, che si trovano impossibilitate a rispettare le distanze minime di sicurezza definite dal Ministero della Salute, ISS e WHO nelle diverse linee guida.

Medici abbandonati a se stessi

Ad aggravare la situazione è stata la notifica, ad un medico presente in postazione, della quarantena in quanto lo stesso si è trovato a visitare un paziente risultato COVID-19; ci segnalano che nessuna sanificazione è stata fatta sui locali e sugli spazi condivisi da tutto il personale. L’ASL di Frosinone conferma ancora una volta di lasciare i medici del territorio abbandonati a sé stessi, senza DPI, senza spazi adeguati, senza tutele".

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