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Nino Manfredi, oggi avrebbe compiuto 103 anni il 'ciociaro' del cinema italiano

Da Castro dei Volsci al successo. Un uomo poliedrico che ha scritto pagine indimenticabili della cinematografia e della TV nazionale

Il grande ed indimenticato attore Saturnino, alias Nino, Manfredi avrebbe compiuto oggi 103 anni. Classe 1921, nativo di Castro dei Volsci, morì il 4 giugno 2004 a 83 anni. Il 'Ciociaro d’Italia' vanta nella sua carriera più di cento film per il cinema, una quarantina di partecipazioni televisive, tre regie, dodici sceneggiature e tanto teatro. Accanto ad altri grandi del cinema come Vittorio De Sica, Alberto Sordi e Ugo Tognazzi ha scritto un’importantissima pagina del cinema italiano.

La sua vita

La sua vita è stata quasi un film. Forte e vivido restò in lui il ricordo di quando, poco più che adolescente, si ammalò di tubercolosi e fu ricoverato al Forlanini e, fortunatamente, vinse la battaglia contro la malattia con la sua forza d’animo, la sua ironia e la sua leggerezza. Si laureò in giurisprudenza anche se molto presto accantonò la voglia di fare l’avvocato, nonostante la volontà del padre, per dare sfogo alla sua passione per la recitazione. Frequentò così l’accademia Silvio D’Amico a Roma dove conobbe il suo maestro Orazio Costa.

Gli esordi a teatro

A 25 anni esordisce al Piccolo Teatro di Roma nella compagnia di Vittorio Gassman ed Evi Maltagliati. Recitò i classici, da Shakespeare a Pirandello, e maturò esperienza sul palcoscenico presso il Piccolo di Milano con Giorgio Strehler e all’Eliseo di Roma con Eduardo de Filippo.

Il successo

Il vero successo arrivò a cavallo tra gli anni 50 e gli anni ’60 momento in cui Nino Manfredì interpretò “L'impiegato”,  il “Barista di Ceccano”, il meccanico Piedeamaro in “Audace colpo dei soliti ignoti” (1960) di Nanni Loy, fino al 1963 con “Rugantino” al fianco di Aldo Fabrizi e Bice Valori. Continuò interpretando il barbiere d’Alatri nella storia d’amore “Straziami ma di baci saziami” di Dino Risi, Geppetto nel Pinocchio di Luigi Comencini, ma l’ascesa inarrestabile al successo ormai era già all’apice. Nel 1972 non ci fu solo Pinocchio ma Manfredi fece coppia con Mariangela Melato nel film “Lo chiameremo Andrea” di Vittorio De Sica. Si calò poi nei panni dell'emigrante italiano in Svizzera costretto a tingersi i capelli di biondo in “Pane e cioccolata” (1973) di Franco Brusati; in quelli del portantino d'ospedale Antonio in “C'eravamo tanto amati” (1974) di Ettore Scola, per poi diventare Michele Abbagnano il venditore abusivo di caffè sui treni in “Cafè Express” (1980) di Nanni Loy. Nel 1976 Ettore Scola lo dirige nuovamente in “Brutti, sporchi e cattivi”: Nino Manfredi è Giacinto Mazzarella, il dispotico capo di una famiglia della periferia di Roma. Si susseguono innumerevoli successi ed arriva anche, a fine anni ’90, quello in TV con la serie “Linda e il brigadiere”.

Il barista di Ceccano

Bastiano resta nella memoria di tutti, non solo dei ciociari, fin da quando nel 1958 nel programma Canzonissima Nino Manfredi presentò appunto il suo Bastiano, barista di Ceccano, che fece ridere tutta l’Italia con la battuta "Bongiorno signò, fusse che fusse la vorta bbona" e che divenne subito un moderno tormentone.  E da lì, proprio da Bastiano iniziò il successo.

Il matrimonio e i premi

Nino sposò nella chiesetta di San Giovanni a Porta Latina nel 1955 Erminia Ferrari che gli restò accanto fino alla fine e che si è sempre definita fortunata ad averlo incontrato. Come attore Nino Manfredi ha conquistato cinque Nastri d'Argento e cinque David di Donatello.

I suoi personaggi

I personaggi che ha interpretato sono sempre uomini fondamentalmente ottimisti, positivi con una loro dignità e moralità, destinati inevitabilmente alla sconfitta ma mai umiliati e sviliti. Grazie alle loro qualità ed alla loro ironia, a tratti amara, sono spesso in grado di vincere sul  prepotente e sul dispotico.  Nino era uno del popolo che ha saputo fin dall’inizio cogliere le sfumature dell’animo umano toccando corde nascoste nel suo pubblico. Lo stesso che al passaggio del suo feretro ha intonato, in modo naturale, come simbolo di saluto ad un grande della cinematografia italiana una strofa della sua celebre canzona “Tanto pè cantà”.

“In arte Nino”

Qualche anno fa la sua figura di artista è stata celebrata in un film sulla sua vita “in arte Nino”, diretto dal figlio Luca Manfredi, interpretato dal bravissimo Elio Germano e da Miriam Leone nel ruolo di Erminia. Un successo di pubblico e di ascolti che è prova del fatto che nessuno ha dimenticato il grande Saturnino

Il ricordo della figlia

"Caro papà Nino, quanto mi mancano le nostre liti.

A casa era severo, ma simpatico. Sul cibo non transigeva. Era figlio di contadini, non si buttava niente. Mio fratello Luca rimase davanti a un piatto di bollito da pranzo a cena. Lo contestavo, sono pure andata via di casa.
Lui diceva sempre: 'Io e mia figlia siamo uguali'. È vero, siamo simili. Anch’io sono curiosa del prossimo, mi piace ascoltare; Lui amava la gente semplice e aveva la dote dell’empatia: credo sia stato l’attore più invitato a matrimoni e battesimi.

Era simile a Mastroianni, recitava con naturalezza, senza vanità"

Questo è il meraviglioso ricordo della figlia, Roberta.

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