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Rifiuti, il Tar blocca l'attività della Mad dopo il ricorso presentato dal sindaco Sacco

L'ampliamento del sito di Roccasecca diventa oggetto di discussione. L'udienza fissata per il prossimo 16 aprile, vietato lo scarico. Il sindaco Sacco: la vittoria di Davide su Golia

Il Tar del Lazio ha detto no. L'ampliamento della discarica di rifiuti di Roccasecca, almeno per il momento, è bloccato. La collinetta di materiale solido-organico proveniente anche dalla provincia di Roma e sovrastante il fiume Melfa potrebbe restare solo un progetto sulla carta. Una decisione inaspettata quella presa dai giudici del tribunale amministrativo e che potrebbe segnare il passo in una provincia divenuta la pattumeria d'Italia. Un lembo di terra, quello della Ciociaria, che ospita un inceneritore, una maxi discarica ancora in funzione, un termovalorizzatore e quattro siti (quello di via Le Lame a Frosinone, di Facciano a Pignataro, di Panaccioni a Cassino e quello di Castelliri) oramai in disuso, che attendono la messa in sicurezza e la bonifica come più volte chiesto dall'Unione Europea. Una decisione che potrebbe avere conseguenze anche sull'altra discarica importante in funzione al momento nel Lazio ovvero quella di Colle Fagiolara nel nord dell Provincia ciociara ma in territorio di Colleferro (Rm).

Il sindaco esulta

La tegola sulla Mad di Valter Lozza è arrivata nel tardo pomeriggio di giovedì 28 marzo quando è stata resa nota la decisione del tribunale ed il sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco, che da tempo sta portando avanti una battiglia personale contro l'inquinamento e la presenza della discarica nel suo territorio, ha esulato con un post sulla sua pagina Facebook. Il piccolo Comune, presentando ricorso al Tar, è riuscito a bloccare la decisione del Governo. I giudici che lo hanno esaminato ritengono che le motivazioni avanzate dal ricorrente attraverso l'avvocato Massimo Di Sotto potrebbero essere fondate e per hanno fissato l’udienza al 16 aprile prossimo. Nel frattempo l’ampliamento della discarica privata Mad sarà bloccato.

Il veto su Roma

I rifiuti provenienti da Roma dovranno essere smaltiti in altro luogo. La spazzatura della Raggi non deve più essere un problema ciociaro ne tanto meno un business sulla pelle dei cittadini. Perchè il punto del braccio di ferro tra il sindaco Sacco e la Mad ha inizio nel 2018 quando l'azienda avverte la Provincia di Frosinone e la Regione Lazio che i volumi si stanno esaurendo. Per poter continuare a garantire il servizio è necessario un ampliamento: o un nuovo invaso che poi sarebbe il quinto o una soprelevazione. Il progetto prevede la realizzazione di una collina da 750mila tonnellate sui bacini Numero 3 e Numero 4. Un progetto che in parte viene approvato ma in forma ridotta dalla Regione Lazio che sul Bacino 3 pone un veto: c’e il vincolo ambientale. Il Bacino 4 invece potrebbe ospitare solo 190mila tonnellate. In questo caso, però, a porre un ulteriore sbarramento è stato il Ministero dei Beni Culturali.

Il vincolo ambientale

Su quella collinetta c’e un altro vincolo ambientale e le strutture di servizio al sono troppo vicine al fiume Melfa sforando così all’interno della fascia di rispetto. Il Ministero dell'Ambiente il 7 marzo scorso ha autorizzato una sopraelevazione di soli 10 metri rispetto a 20 iniziali e fissato un termine di 14 mesi per l’utilizzo della discarica. Alla luce di questa autorevole decisione la Regione Lazio ha preso la palla al balzo ed ha dato il via libera allo scarico immediato dei rifiuti provenienti anche da Roma all'interno della Mad. Un fatto questo che costretto il sindaco Sacco a ricorrere al Tar con un ricorso blindato e pieno di dettagli anche tecnici: Totalmente assente un progetto specifico per una soprelevazione di 10 metri, al posto di quello iniziale da 20 metri.

La richiesta di blocco

Il legale Massimo Di Sotto nel ricorso inoltre sostiene che: "Le discariche sono un’attività umana che deve essere pianificata e programmata in tempo nel totale rispetto del bene paesaggio che è primario e infungibile. Cioè è un bene dotato di una sua specifica individualità economico-sociale che non consente la sua sostituzione con un altro". Per questo ha chiesto anche il blocco dell'attività di scarico che sarebbe "la violazione del bene paesaggio, costante e immediata e irreversibile". Detto e fatto. Il giudice del Tar ha accolto ogni richiesta, fissato l'udienza e disposto il blocco dell'attività.

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