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Cronaca

Carpineto Romano- Monti Lepini Festival della Complessità

Nei mesi di Luglio e Agosto 2015 si svolgerà, in 15 comuni dei Monti Lepini, il Festival della Complessità organizzato dalla Compagnia dei Lepini.

Nei mesi di Luglio e Agosto 2015 si svolgerà, in 15 comuni dei Monti Lepini, il Festival della Complessità organizzato dalla Compagnia dei Lepini.

Il Festival della complessità è un’iniziativa culturale, voluta dalla Compagnia dei Lepini e sostenuta dai Sindaci di 15 Comuni dei Monti Lepini, che vuole attirare l’attenzione e promuovere una riflessione su alcune tematiche della nostra contemporaneità che hanno come denominatore comune la complessità. Il Festival è la conclusione di una attività culturale che si svolge in Italia, ormai da 6 anni, e che coinvolge circa 45 comuni. “Quest’anno – spiega il Presidente della Compagnia dei Lepini Quirino Briganti – il circuito si conclude nei nostri comuni e la Compagnia dei Lepini è impegnata, anche per i prossimi anni a sviluppare i contenuti e l’organizzazione del Festival in modo da collegare il valore dei nostri luoghi all’approfondimento culturale su tematiche di valore della nostra contemporaneità.

Alla conferenza stampa, tenuta martedì 7 luglio presso la sede della libreria Feltrinelli di Latina, sono stati presentati dal direttore della Compagnia dei Lepini dott.Fabrizio Di Sauro, il programma degli appuntamenti in cui si prevedono una serie di manifestazioni locali di qualità tra cui, ad esempio, la lettura dei racconti “Le città Invisibili” di Italo Calvino da parte di Davide Riondino, il processo a Cristo con il noto criminologo Francesco Bruno, una discussione sulla complessità politica e i misteri italiani con il giornalista di Canale 5 Sandro Provvisionato, una discussione sulla complessità della figura di San Tommaso e la tomistica, un confronto sulla complessità dei territori (biourbanistica), dell’universo (astrofisica) e del cervello umano (psicologia), fino alla complessità della condizione umana nella sua salute, nella sua percezione culturale (letteraria e poetica), nella sua situazione di vita quotidiana (morale, etica, politica e urbanistica) e in quella artistica e comunicativa (arte grafica in web).

Abbiamo voluto – spiega ancora il presidente Quirino Briganti – provare a connettere la storia e la identità culturale dei nostri Comuni con le connotazioni più caratteristiche sviluppate nei cittadini con il più ampio concetto di complessità.”

Sempre durante l’incontro di martedì 7 luglio, il direttore scientifico del Festival, prof. Alessandro Ceci, ha descritto gli obiettivi dell’attività: “Quest’anno – ha affermato – ci siamo impegnati ad apportare un contributo autonomo, direi proprio nostro, indubbiamente integrativo della elaborazione scientifica generale sul concetto di complessità. In questo senso abbiamo predisposto un opuscolo esplicativo estremamente sintetico ma che indichi la caratteristica dell’approccio dei Monti Lepini. Nei prossimi anni, non soltanto con le manifestazioni, ma anche con una attività di elaborazione che si svolgerà nei nostri comuni in collegamento con varie università italiane e internazionali e con diversi laboratori di ricerca, cercheremo di dare un contributo contenutistico e scientificamente qualificato sul tema della complessità, che merita oggi un approfondimento decisivo”.

“Proprio per questo motivo – conclude il Presidente Briganti – il nostro Festival è dedicato a 3 parole tra loro profondamente interconnesse: complessità, identità e territorio”. Alla conferenza di presentazione del Festival sono intervenuti i rappresentanti degli Enti Locali della Provincia di Latina e alcuni sindaci dei comuni dei Monti Lepini. Sono stati presenti inoltre gli organizzatori della rassegna nazionale del Festival della Complessità nella persona del dott. Fulvio Forino, Presidente dell’Associazione Dedalo 97 promotrice del Festival nazionale. Il Festival inizia Venerdì 10 luglio 2015 al comune di Norma con un seminario sulla Bio-urbanisitica e l’archeologia, cui partecipano il dott. Stefano Serafini, direttore dell’International Biourbanistic Society, e l’archeologa Federica Colaiacomo direttore del Museo Archeologico di Segni.

IL FESTIVAL DELLA COMPLESSITÀ è un’iniziativa culturale, voluta dalla Compagnia dei Lepini e sostenuta dai Sindaci di 15 Comuni dei Monti Lepini, che vuole attirare l’attenzione e promuovere una riflessione su alcune tematiche della nostra contemporaneità che hanno come denominatore comune la complessità.

Che cosa significa concretamente che nel nostro Pianeta ogni cosa ha una funzione e che tutte le funzioni sono collegate e necessarie, tra loro? Una città ed un ecosistema sono organismi viventi? La proposta è di confrontarci in modo nuovo e fecondo con situazioni e problemi complessi, reticolari, sistemici che riguardano la nostra vita e che vanno dalla biologia alla politica, dalla medicina all’economia, dalla fisica alla scuola, dai rapporti umani al management. Vogliamo capire se l’approccio sistemico è una nuova scienza o un modo nuovo di guardare alla scienza e alla realtà.

Se pensiamo alle difficoltà che trovò Galilei per convincere i suoi contemporanei a guardare il mondo con nuovi occhi comprendiamo meglio quanto sia difficile per noi occidentali del XXI secolo capire il significato profondo della complessità del mondo, della società, delle organizzazioni in cui lavoriamo, della famiglia in cui viviamo. Così, per avventurarci ad esplorare la complessità, ci poniamo una domanda fondamentale: con quali occhi guardiamo il mondo, la realtà che ci circonda?

Nel linguaggio comune l’idea di “sistema” rimanda a un’entità costituita da più elementi diversi edistinti, tra loro complementari e integrati, che danno luogo a un tutto organico. Non tutti i sistemi, però, sono complessi. Una bicicletta, un orologio, una radio, un computer, un aeroplano, una navicella spaziale sono sistemi complicati, anche molto complicati, ma non complessi. I sistemi complicati funzionano come un sistema meccanico tutto si ripete nello stesso ordine fino a che non interviene il logoramento. Non è così nei sistemi complessi: la differenza tra un sistema complicato e un sistema complesso è assimilabile a quella che intercorre tra una macchina e un organismo.

L’idea fondamentale della visione complessa è quella della rete. La rete è la configurazione di base comune a tutti i sistemi viventi, siano essi organismi viventi, ecosistemi o sistemi sociali. Mentre in una macchina i componenti sono in rapporto tra loro sulla base di un solo tipo di relazioni, fisse e definite una volta per sempre, i componenti di un sistema complesso sono collegati da una rete dinamica di molteplici ragnatele di relazioni di molti tipi che si trasformano continuamente. Una famiglia è un sistema in apparenza semplice, ma è esperienza comune che essa prende vita da molti tipi di relazioni: affettive, gerarchiche, normative, di sostegno reciproco, formali, culturali. Esse sono il collante che collega, e lega, i suoi componenti. Sappiamo quanto sia impegnativo mantenere vive le relazioni all’interno di un nucleo familiare, gestire il loro mutare continuo. Sappiamo che la famiglia perde di senso, viene meno, quando le relazioni tra i suoi componenti non si rinnovano e perdono di intensità, di continuità, di varietà, di frequenza, di significatività. La vitalità di un sistema dipende non solo dai componenti ma dalla sua “configurazione”, ovvero dalle relazioni che tra essi intercorrono, dal loro trasformarsi e dalla loro varietà, qualità, intensità, stabilità, continuità nel tempo.

Gli esseri viventi sono organismi complessi, altamente integrati, composti da elementi a loro volta complessi. La cellula è l’unità elementare della vita e la vita di una cellula è generata da circa 7.000 diverse sostanze chimiche che, aggregandosi in molecole e composti stabili e via via sempre più articolati e integrati tra loro, danno luogo ai suoi componenti. Un trilione è pari a un miliardo di miliardi e l’organismo umano è formato, approssimativamente, da 10.000 trilioni di cellule differenziate in circa 200 tipi diversi. Esse costituiscono i tessuti di organi che, integrati tra loro, generano sistemi e apparati specializzati e complementari che interagiscono nel funzionamento del nostro organismo. Se cercate la vita di una cellula o di un qualsiasi vivente, non la trovate. La vita di un sistema biologico, ecologico o sociale è una proprietà che emerge dall‘integrazione di più componenti, che non appartiene a nessuno di essi, che nessuno di essi possiede.

È così per la cellula, per la famiglia, per le organizzazioni, per la società all’interno delle quali più soggetti, migliaia o milioni di soggetti, vivono integrati in sistemi composti da una molteplicità di sistemi generati da dinamiche di relazioni e di trasmissione e condivisione sociale di modelli culturali e di comportamento che vengono continuamente aggiornati.

La vita è dinamica e integrazione tra più componenti diversi e differenziati.

All’interno di un sistema senza diversità non c’è complementarietà, cooperazione e integrazione. Differenziazione e varietà degli individui e delle specie, delle società e delle culture sono i motori della vita e dell’evoluzione, sono un elemento di crisi permanente dei sistemi complessi, di una crisi intesa come sollecitazione al cambiamento, come pericolo, ma anche come occasione.

Una famiglia si trasforma continuamente, evolve man mano che mutano l’età, i rapporti e i comportamenti dei suoi componenti. Il comportamento e le azioni di uno, o di alcuni di essi, influenzano il comportamento e le azioni degli altri. In una famiglia l’umore, le decisioni, i comportamenti anche solo di un suo componente influenzano “l’atmosfera familiare”, ovvero il contesto, e di conseguenza l’umore, le decisioni, il comportamento di uno o più componenti e della famiglia stessa. Come in una famiglia anche tra i componenti di un qualsiasi sistema vi è complementarietà e interdipendenza così che si influenzano uno con l’altro. Così come nella famiglia ed in un qualsiasi altro sistema è sempre attivo il processo di evoluzione. Ogni sistema complesso è generato dalla sua evoluzione storica, dalla sua interazione attuale con l’ambiente e dai suoi mutamenti interni. È immerso in una dinamica di “fusione” e di reciproco influenzamento con il suo contesto, dal quale è inseparabile e nel quale vive - però - come entità individuale ben definita.

Siamo poco abituati a considerare gli opposti come complementari. Il giorno è opposto, e contrapposto, alla notte, il bene al male, la ragione alle emozioni, l’inferno al paradiso, l’uomo alla natura, la semplicità alla complessità, egoismo all’altruismo. Non è intuitivo pensare che possiamo comprendere ciascuno di essi solo in funzione del suo opposto, che gli è complementare. Abbiamo pochissime parole che esprimono una visione dialogica della realtà. La parola “metabolismo” è una parola dialogica. Il metabolismo, infatti, esprime un’unica attività composta dal catabolismo, che porta alla distruzione di componenti cellulari e dall’anabolismo, suo opposto, deputato alla loro formazione. È evidente che è inutile chiedersi quale di queste due attività sia più importante. Sono due attività tra loro opposte e complementari, inscindibili e incomprensibili una senza l’altra e sempre in equilibrio tra loro. L’approccio sistemico ci suggerisce che la libertà consiste nella capacità di muoversi tra vincoli e occasioni, che una crisi è un pericolo e una possibilità, che una decisione è frutto della collaborazione tra mente affettiva e mente raziocinante, che un rapporto si fonda sulla capacità di fondersi con l’altro e di rimanere se stessi. Anche se appare difficile, nelle situazioni pratiche e concrete che affrontiamo tutti i giorni avere un atteggiamento dialogico porta a considerare il contesto, la situazione, il momento in cui ci troviamo e a trovare volta per volta, situazione per situazione, l’equilibrio tra l’approccio complesso o semplificatorio e tra i comportamenti da adottare.

Albert Einstein pensava che ”abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare per risolvere i problemi causati dal vecchio modo di pensare”. Oggi il nostro futuro è affidato a una rivoluzione cognitiva, pubblica e dei singoli, che emerge dalla consapevolezza di quanto siano collegati i comportamenti e i destini di stati, comunità e individui lontani nello spazio; di quanto ci riguardi direttamente la concentrazione e l’iniqua distribuzione della ricchezza, l’accaparramento violento delle risorse energetiche, l’emissione di gas serra, l’inquinamento, il riscaldamento globale, la deforestazione, lo sfruttamento insensato delle risorse del mare. Viviamo in un mondo che è sempre più un unico contesto condiviso dall’intera umanità. È difficile comprendere che le nostre vicende dipendono sempre meno solo da noi.

Così, come suggerisce l’approccio sistemico, per comprendere ciò che ci accade, per dargli un senso, è bene guardare non solo e non tanto a quanto accade intorno a noi, nel nostro paese, ma soprattutto a quanto avviene altrove, in altri continenti e in altri paesi, alla configurazione che sta assumendo il nostro pianeta, alle reti di relazioni che si vanno stabilendo tra continenti, regioni, stati con i quali condividiamo un destino di co-evoluzione e la responsabilità di uno sviluppo sostenibile.

Non è semplice crescere dei figli, guidare un’azienda, insegnare in una scuola, dirigere una squadra di calcio, prendersi cura di un paziente, prevedere lo sviluppo di una città. Siamo di fronte all’imprevedibile, le variabili in gioco sono troppe. Eppure molti pensano che i pazienti siano delle macchine biologiche, che gli alunni debbano soprattutto apprendere delle nozioni, che una squadra di calcio funzioni se applica degli schemi, che un’azienda debba funzionare come un orologio, che una città si sviluppi secondo una programmazione dettagliata, che i figli crescano bene se hanno un programma predeterminato per il loro futuro.

Di questo approccio discuteremo in questo Festival. Più che di una nuova disciplina di un modo nuovo di guardare alla scienza, di comprendere la realtà e di agire. Possiamo cogliere la sua ricchezza soprattutto indagandone la fecondità.

Partendo da queste considerazioni le iniziative organizzate per il Territorio dei Monti Lepini rappresentano un paradigma che combina i luoghi, sempre dei Centri storici tranne che per l’Osservatorio astronomico di Gorga, con i temi che rispondono ad elementi delle tradizioni locali nell’argomento più universale della complessità. Così si parte da una riflessione a Norma su Biourbanistica ed archeologia, per proseguire ad Artena con il tema del cambiamento di nome in rapporto all’identità econtinuando con Priverno e la complessità nel mistero del caso Moro. A Maenza un illustre teologo ed un eccellente studioso di storia locale rifletteranno sulla complessità in rapporto all’opera di San Tommaso, mentre a Gorga il tema sarà svolto nel rapporto tra le osservazioni astrali e le osservazioni della mente. A Roccasecca dei Volsci la riflessione coinvolgerà la relazione complessa delle forme urbanein rapporto all’organizzazione sociale del luogo, mentre a Roccagorga sarà trattato il tema della complessità in alcune delle innumerevoli prospettive della sanità pubblica. A Segni, celebre anche per la canonizzazione di Thomas Beckett, la discussione tra un docente di teologia ed un docente laico tratterà del rapporto complesso tra etica e morale. A Roccamassima la complessità sarà trattata come relazione tra volo, vuoto e politica, mentre a Sezze il tema riguarderà la Passione e le sue infinite implicazioni complesse. A Bassiano, in occasione della ricorrenza celebrativa di Aldo Manuzio, saranno realizzate proiezioni di arte grafica contemporanea, mentre a Montelanico il tema della complessità sarà indagato in rapporto al momento storico del Risorgimento. A Cori la proposta riguarderà una riflessione tra letterati sulle implicazioni complesse tra poesia, musica e vino, mentre a Prossedi il tema sarà ancora la poesia indagata sulle complesse interazioni territoriali. Si concluderà il 26 agosto a Carpineto Romano con una riflessione sul rapporto complesso tra la democrazia e la cultura dei luoghi.

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