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Cronaca Cassino

Cassino, finte buste paga per truffare la BPC, indagati 14 insospettabili

I carabinieri e la Procura di Cassino hanno smantellato una presunta associazione a delinquere. Nei guai anche il direttore di una filiale

Una truffa da oltre 350 mila euro ideata da quattro insospettabili personaggi, compresi un imprenditore ed un direttore di banca e con la complicità di altre 10 persone. A finire nell'ingeniosa trappola messa in atto, per oltre un anno, da un nutrito gruppo di persone residenti tra Cassino e qualche paese dell'hinterland, è stata la Banca Popolare del cassinate, istituto di credito presente in città e nel resto della provincia di Frosinone.

Il metodo

Un metodo ingenioso quello scoperto dai Carabinieri del capitano Ivan Mastromanno e dalla Procura di Cassino. Un'associazione a delinquere composta da quattro elementi chiave: il funzionario interno all'Istituto, il titolare di un'avviata attività e due procacciatori. Un sodalizio che si è avvalso della compiacenza e della disponibilità di altre 10 persone, nullatenenti che improvvisamente hanno trovato lavoro con regolare contratto di assunzione e consenguente busta paga mensile.

I prestiti spariti nel nulla

Tutto finto, tutto studiato a tavolino per poter accendere prestiti che oscillavano tra i cinquemila ed i quindicimila euro per poi sparire nel nulla. A presentare denuncia sono stati gli stessi vertici dell'istituto di credito insospettiti dall'anomalo numero di prestiti insoluti e trattati solo ed esclusivamente da un unico funzionario. 

Per i quattro organizzatori il magistrato scrive: "perché si associavano tra di loro al fine di porre in essere una serie interderminata di truffe ai danni della Banca Popolare del Cassinate per ottenere concessioni di prestiti personali in favore di soggetti privi di occupazione lavorativa attraverso la predisposizione e successiva presentazione all'Istituto bancario di documentazione falsa (buste paga, modelli Cud) attestante l'apparente possesso dei requisiti necessari ad ottenere i prestiti personali".

Gli accertamenti

In pochi giorni i carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Roberto Bulgarini Nomi hanno avviato gli accertamenti del caso e scoperto che dietro quelle sofferenze c'era una vera e propria organizzazione truffaldina composta anche da soggetti noti in città per la loro appartenenza politica e per le loro continue esposizioni mediatiche anche a Piedimonte San Germano.

La chiusura delle indagini

Nella chiusura indagine il magistrato ha separato i ruoli dei presunti truffatori: la regia del sistema delinquenziale sarebbe stata curata dal funzionario infedele, dall'imprenditore e dai procacciatori. Uno dei due nel frattempo è deceduto. Tutti gli altri con ruoli più o meno uguali hanno incassato danaro per poi sparire nel nulla tranne che poi indossare i panni del 'baciato dalla fortuna' e girare per le vie della città con 'la sigaretta in mocca, la mano d'int a sacc', come cantava l'indimenticabile Renato Carosone. Peccato che tra il testo di una canzone e la realtà ci sia ora un'aula di tribunale. Il collegio difensivo degli indagati è composto dagli Francesco Malafronte, Antonio Fraioli, Diego Troiano, Mariangela Di Passio, Veronica Avella, Michelangelo Montesano Cancellara, Angelo Natale e Federico Di Mambro.

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