Omicidio Pompili, la cugina di Gloria accusa il compagno ed il fratello per maltrattamenti
Eloide Del Prete, in carcere perchè accusata dell'omicidio della povera Gloria,ha denunciato i due egiziani per maltrattamenti in quanto avrebbe sostenuto di essere stata vittima di percosse insulti e minacce. Nei giorni scorsi è stata notificata la conclusione delle indagini
Loide del Prete la 43enne cugina di Gloria Pompili, detenuta presso i carcere di Rebibbia perchè accusata di aver provocato la morte della giovane mamma, ha presentato denuncia per il reato di maltrattamenti nei confronti del compagno Saad Mohamed Mohamed Elesh Salem di 24 anni e del marito di Gloria Hady Saad Mohamed Mohamed Mohamed di 30 anni, entrambi egiziani
I bimbi di Gloria malmenati
Nei giorni scorsi c'è stata la conclusione delle indagini preliminari. Adesso i legali difensori avranno venti giorni di tempo per presentare le memorie difensive, Secondo quanto raccontato dalla vittima al magistrato inquirente la donna sarebbe stata vittima di percosse e di vessazioni da parte del compagno e del fratello di questi.Una volta addirittura l'uomo le aveva strappato due ciocche di capelli. Identico trattamento per i due bimbi della povera Gloria che venivano spesso malmenati dai due fratelli.
Dietro la denuncia l'ombra della macchinazione
L’avvocato Antonio Ceccani, difensore del marito di Gloria punterà a sostenere che si è trattata di una macchinazione ai danni del suo assistito per poter scaricare le colpe di Eloide del Prete su di lui. Di certo c'è Certo è che i fatti contestati vanno dal settembre del 2015 al 23 agosto del 2017. Fino dunque al giorno prima che Gloria Pompili venisse ritrovata cadavere sul ciglio della strada sulla Monti Lepini, in territorio di Prossedi. Già nel corso dell’interrogatorio di garanzia la cugina di Gloria aveva addossato ogni responsabilità a compagno addossare soltanto al suo compagno aggressivo e violento anche con lei. Inutile dire che la conclusione di queste indagini potrebbe aprire nuovi scenari circa le responsabilità da addossare a chi avrebbe alzato le mani per colpire la ragazza frusinate decretandone la morte.