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Cronaca Piedimonte San Germano

Piedimonte, in carcere per anni da innocente ottiene il risarcimento dei danni

Franco Di Nardi, accusato di aver pestato a sangue un giovane con problemi psichici, si è visto riconoscere l'ingiusta detenzione.

Chiuso in una cella con la consapevolezza di essere innocente. Un incubo quello vissuto per oltre tre anni da Franco Di Nardi, 51enne di Piedimonte che dopo essere stato assolto in tutti i gradi di giudizio, si è visto riconoscere dallo Stato, un risarcimento danni per ingiusta detenzione. La IV sezione della Corte d'Appello di Roma ha accolto la richiesta avanzata dall'avvocato Francesco Malafronte, legale dell'operaio, ed ha condannato il Ministero dell'Economia e delle Finanze al risarcimento dei danni.

I fatti

L'uomo era accusato, e per questo era stato arrestato unitamente ad altre persone, di aver massacrato di botte e senza motivo un giovane con problemi psichici. Un episodio che scosse l'opinione pubblica anche per i successivi risvolti: la vittima, qualche mese dopo l'aggressione, si lanciò dal quinto piano dell'ospedale di Cassino dov'era ancora ricoverato proprio a causa delle botte prese. In primo grado Di Nardi viene condannato a tre anni e sei mesi di reclusione per lesioni gravi. A ribaltare completamente la decisione dei giudici del tribunale di Cassino, nel 2015 e nel 2016 sono i magistrati della Corte d'Appello e della Cassazione. Il cinquantenne è stato assolto per non aver commesso il fatto. A confessare il pestaggio fu un altro giovane residente in paese. Tra un processo e l'altro, però Franco Di Nardi ha continuato ad essere ristretto dapprima in una cella e poi agli arresti domiciliari.

Franco Di Nardi

La battaglia legale

Il suo avvocato ha portato avanti una battaglia giudiziaria sostenuta da documenti e prove che hanno portato il presidente Flavio Monteleone ed i consiglieri Maria Luisa Paolicelli ed Angela Tursi componenti della IV sezione della Corte d'Appello, a stabilire il risarcimento del danno. "La notte del mio arresto non potrò mai dimenticarla - ci dice l'uomo non senza commozione -. Non riuscivo a capire per quale motivo ero stato accusato di una cosa tanto brutta. Picchiare una persona, soprattutto indifesa, non è nella mia indole. Eppure per quell'aggressione sono stato in carcere per mesi. A gridare la mia innocenza. Creduto solo dai miei familiari e dal mio avvocato. Perché se vieni arrestato sugli occhi del prossimo cade comunque il velo del sospetto. E ancora oggi mi resta difficile far finta di non vedere certi sguardi accusatori".

La gioia 

"Una soddisfazione per il mio assistito che certo non lenisce una ferita inguaribile. E' emersa una verità, che poi è sempre la verità processuale e che vorremmo tutti coincidesse con quella sostanziale. Posso dire con amarezza che c'è una persona che non ha commesso il grave reato per il quale era stato condannato. Trascorrere un lungo periodo da innocente in carcere non è umano. Un fatto che ha profondamente segnato la vita del signor Di Nardi che ora potrà finalmente ricominciare un percorso fatto di dignità e coraggio".
 

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