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Cronaca

Roma, Gianni Testa incanta il pubblico con la sua antologica al Vittoriano

Si è chiusa con un grande successo di critica e di pubblico al Vittoriano la mostra di Gianni Testa. La maestosa antologica del maestro Testa ha entusiasmato i visitatori, perché ha saputo dare forti emozioni con tutte le tele esposte, in quanto “...

Si è chiusa con un grande successo di critica e di pubblico al Vittoriano la mostra di Gianni Testa. La maestosa antologica del maestro Testa ha entusiasmato i visitatori, perché ha saputo dare forti emozioni con tutte le tele esposte, in quanto “ educato All’antico- ha scritto Claudio

Strinati nella presentazione del catalogo- e su un culto quasi sacrale dell’Arte, ha basato tutto il suo lavoro sull’insegnamento fondamentale che si può ricevere dalla conoscenza del passato artistico del nostro paese. Tale insegnamento risiede proprio nel fatto che l’artista che più e meglio di ogni altro sa vivere il suo tempo e sovente quello che non ne parla quasi mai direttamente ma trae dal proprio tempo l’aumento autentico del suo favore della sua voglia di fare indirizzandola a rispondere alle esiogenze che l’artista avverte fiorire intorno a seé e che la maggioranza delle persone sue contemporanee per lo più oscuramente senza riuscire ad individuarne il senso profondo”.

Una magistrale mostra di espressionismo onirico- come scrive ancora Giosué Allegrini- una ricerca pittorica che traguarda al di là della difettosità congenita che ha perverso il mondo dell’arte posto moderna e contemporanea sempre in bilico fra Razionalismo Antirazionalismo, fra Modello e Unicità che produce effettui di conoscenza che spesso ribaltano la realtà in finzione e la finzione in realtà.

Le campiture di colore sono solo tagli di luce pura, dove emerge solo la superficie esposta. Il Colore “forte” evoca le tinte mediterranee, così come anche le sue figure possiedono una loro peculiare “origine”: l'artista, sogna luoghi, i suoi luoghi in una dimensione che è insieme sogno e incubo, veglia e immaginazione, luoghi popolati di meravigliose apparizioni, proiezioni di bellezza ideale, trasfigurata.

Lo SPAZIO si forma nelle accumulazioni e sovrapposizioni di prospetti, dove tutto si fonde, la prospettiva si restringe e si moltiplica implodendo come caos primordiale, solo la lontananza sullo sfondo suggerisce e definisce l'orizzonte, lo spazio “Oltre”....ma è uno spazio ignoto, oscurato, inquietante e inesorabile....questo è “Tragico” perché è consapevolezza dell’enigma,è pura Metafisica.

Il suo amore per i cavalli, per ritrarre non solo i corpi, pur cosi rapinosi , dei cavalli in galoppo sfrenato ma anche e più ancora quel tanto di spirituale, di religioso, e di altro che il cavallo ha in sé: e che sono pochi eletti, Come Gianni, avvertono e san no regalare al mondo. Una mostra, quindi, piena di significato astratto, ma consapevole.

Cosi per un mese al Vittoriano si è potuta ammirare una mostra dove si è potuto vedere i quattro canti della Divida commedia. Il Sacro. L’originalità dei suoi Cavalli . I sogni nei paesaggi alcuni zone di Roma rivisitate dall’artista . Le nature morte. Ritratti e figure e le danzatrici. Presentate peraltro con un catalogo prestigioso dalla Cangemi Editore. Mostra organizzata da Comunicare Organizzando

Gianni Testa è nato a Roma nel 1936, città dove vive ed opera, in una casa adiacente alla celebre e celebrata Fontana di Trevi. Conclusi gli studi superiori si iscrive ai corsi di Architettura all’Università La Sapienza di Roma, che nonostante superi a pieni voti il primo biennio decise però di lasciare per dedicarsi alla fiamma passionale della pittura. Frequenti i corsi della scuola di restaura, sotto la guida della Prof.ssa Della Pergola. Ormai maturo lascia questa tecnica per dedicarsi agli studi di scultura sotto l’egida del maestro Bartolini in quel perido conosce e frequenta gli artisti Quaglia, Mazzacurati, Levi, Guttuso, Calabria e più tardi Pericle Fazzini con i quali diventa amico. E proprio Levo vedendo nelle sue tele un’autentico talento , per il quale si distingue l’artista dal pittore, nel 1962 lo sollecita a partecipare ed esporre in collettiva insieme con Quaglia, Guttuso, Mazzacurati e Domenico Purificato. L’interesse con la quale la critica nazionale accoglie i suoi dipinti, oltre che alle sue sculture, lo stimola a proseguire con caparbia tenacia la strada intrapresa che si rileverà nel corso degli anni , piena di sacrifici e rinunce, ma anche colma di successi all’unisono riconosciutogli e di traguardi brillantemente superati. Molti sono stati i premi fin qui conseguiti , nelle collettive d’arte a cui ha partecipato dalla Biennale Romana ( sin dal 1968) alla Triennale di Milano o alla quadriennale di Roma 1975. e altrettanti concorsi nazionali e internazionali vinti a cominciare dal Premio al Concorso “ Brandy Italiano” nel lontano 1970, fino a ricevere il Premio Internazionale Professionalità “Rocca D’oro” e il Premio alla Carriera consegnatogli dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. la mostra si è svolta con il patrocinio della Regione Lazio, Roma Capitale e del Comune di Francavilla Fontana.

Giancarlo Flavi

Le foto ci sono state fornite da Riccardi junior

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