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Martedì, 23 Aprile 2024
Roma

Ambiente, dal rifiuto si può produrre la coca cola. Il futuro della differenziata secondo l’Ing. Passetti

Il tema dello smaltimento dei rifiuti negli ultimi tempi è sempre più sentito tra la popolazione italiana non solo perché a fine anno si avvicina il momento di pagare la TARI ma anche soprattutto, e fortunatamente, perché anche nella

Il tema dello smaltimento dei rifiuti negli ultimi tempi è sempre più sentito tra la popolazione italiana non solo perché a fine anno si avvicina il momento di pagare la TARI ma anche soprattutto, e fortunatamente, perché anche nella

nostra penisola si sta formando una coscienza ambientalista che inizia a vedere il rifiuto, prevalentemente, quello domestico non solo come un problema ma anche come una risorsa. Oramai, la chiusura delle grandi discariche di indifferenziato hanno segnato un passaggio cruciale ed il fatto che finalmente, dopo molti, troppi anni anche in una metropoli come Roma la raccolta differenziata sta prendendo piede e si stanno iniziando a raggiungere importanti risultati. E’ ora di capire se anche in Italia siamo pronti per la creazione di un sistema virtuoso dei rifiuti che porti alla quasi completa eliminazione del rifiuto stesso ed alla creazione di nuove forme di ricchezza. Per fare chiarezza su questo argomento e per capire quali sono i sistemi di raccolta del futuro abbiamo incontrato Roberto Passetti, noto Ingegnere, residente a Paliano (Fr), che negli anni si è fatto apprezzare per le sue battaglie ambientaliste sulla Selva di Paliano, sul SIN e sul contratto di Fiume del sacco per il recupero di questo importante bacino idrografico.

Ing. Passetti oggi è possibile arrivare ad un ciclo virtuoso dei rifiuti anche in Italia?

“Si, certamente anche perché il ciclo virtuoso non lo inventiamo noi ma scaturisce da una direttiva europea di qualche anno fa, la numero 2008/98/CE, che stabilisce la gerarchia corretta per le gestione dei rifiuti e ne traccia le linee guida, in particolare: 1° Ridurre il rifiuto alla fonte; 2° Riutilizzare i prodotti una volta esaurita la loro funzione principale; 3° Riciclo dei materiali che compongono i beni trasformati in rifiuto grazie all’organizzazione di una filiera del riciclo e di fasi di separazione e di raccolta differenziata; 4° Recupero energetico dallo smaltimento dei rifiuti non riutilizzabili attraverso nuovi processi pirolitici; 5° Smaltimento in discarica. In un ciclo virtuoso dei rifiuti queste ultime due indicazioni delle UE, a mio avviso, non sono compatibili con il nostro territorio”.

Certo dal 1998 ad oggi la tecnologia si è ulteriormente aggiornata ed anche in questo settore ha fatto passi da giganti e quindi possiamo affermare con certezza che i termovalorizzatori sono oramai superati?

“I termovalorizzatori, anche di ultima generazione, non eliminano totalmente le emissioni di diossine nei fumi di scarico dispersi nell’aria -– e questo è un fatto su cui concordano ormai tutti, costruttori, medici e tecnici. Basti pensare che non esiste una soglia minima di sicurezza per le diossine e possono essere nocive per l’uomo a qualsiasi livello di assimilazione” come affermato dall’agenzia americana di protezione ambientale già nel 1994 (US Environment Protection Agency).

Quindi la soluzione è quella di prendere spunto da città virtuose per portare anche in Italia un nuovo sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti?

“Il tutto deve partire dalla raccolta differenziata che deve prevedere alla sua base la semplificazione; bastano due contenitori nella abitazioni e non 5/6 come è attualmente nelle nostre città, uno per i rifiuti biodegradabili e l’altro per quelli non biodegradabili (è sufficiente andare a San Francisco e vedere lì il ciclo dei rifiuti, per rendersene conto nella città più virtuosa al mondo, dove oggi l’80% dei rifiuti prodotti viene riciclato/riutilizzato). Una volta raccolti, in attuazione alla direttiva europea, il rifiuto biodegradabile va inviato ad un impianto di compostaggio virtuoso per la produzione del compost, l'altro non biodegradabile va inviato ad un impianto di preselezione, quelli di ultima generazione addirittura separano ben otto tipi diversi di plastica”.

Cosa intende per impianto di compostaggio virtuoso ?

“Intendo un impianto di compostaggio a zero emissioni alimentato quindi completamente da energie rinnovabili (pannelli fotovoltaici, ecc…) e non dal biogas che produce come avviene per quelli attuali. Partendo ad esempio dall’impianto di compostaggio esistente a Faedo (Trento) un impianto di base di buon livello ho immaginato di separare dal biogas prodotto il metano e l’anidrite carbonica e successivamente raffinarli in sistemi a ciclo chiuso. Il metano così prodotto può essere immesso in rete mentre l’anidrite carbonica può essere venduta all’industria farmaceutica, alimentare, ecc… Tale tipo di impianto pertanto è del tipo “carbon negative” quindi perfettamente aderente al protocollo di Kyoto nonché a quello di Parigi di questi giorni, in termini di emissioni dei gas serra. Il prodotto principale dell’impianto, cioè il compost, sarà del tipo “compost di qualità” da utilizzare sia per agricoltura che per l’agricoltura biologica”.

Quindi addirittura con il rifiuto oltre che del buonissimo fertilizzante agricolo si potrebbe produrre la coca cola, cosi come le altre bibite gassate.

“Si certamente – spiega ancora l’ing. Passetti – e di questo ne sono certo e sono pronto a confrontarmi con chiunque voglia avere maggiori informazioni. Il futuro deve vederci impegnati nella corretta gestione dei rifiuti. Un modo intelligente per non inquinare e per fare profitto. In Italia non si perseguono queste strade perché le lobby dell'impiantistica sono troppo forti e non ti permettono di farlo”.

Ma quindi queste strutture d’avanguardia per lo smaltimento dei rifiuti si possono costruire ovunque, anche in zone già con tante problematiche ambientali?

“La nostra zona, come è noto a tutti, è stata martoriata per decenni ed oggi per quella scellerata gestione ambientale siamo diventati un Sito di Interesse Nazionale (SIN). Pertanto il primo passo sarà necessariamente quello di procedere seriamente con la tutela e bonifica delle matrici ambientali suolo, acqua e aria e contestualmente immaginare un rilancio delle nostre aree; al riguardo il Contratto di Fiume Sacco è certamente un veicolo importante per tale rilancio. Poi per il tema dei rifiuti - al nostro territorio certamente non spetta il compito di smaltire i rifiuti prodotti dalla Capitale - se del caso spetta il compito di provvedere ai nostri. In questa ottica è evidente che il confronto con nuove e virtuose tecnologie anche innovative è del tutto auspicabile ed a mio parere è proprio in questa direzione che la politica si deve incamminare individuando, con scelte mirate, tutte quelle soluzioni innovative.

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