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Moda, il ritorno al Vintage che affascina il mondo

C’era una volta la regina del cool Sara Jessica Parker che si trovava a Roma per girare una commedia romantica. Succede che, approfittando di una meravigliosa giornata ottobrina che solo Roma regala, decida di impiegare il suo tempo libero per...

C’era una volta la regina del cool Sara Jessica Parker che si trovava a Roma per girare una commedia romantica. Succede che, approfittando di una meravigliosa giornata ottobrina che solo Roma regala, decida di impiegare il suo tempo libero per fare shopping; tutti si

aspetterebbero di vederla in giro per le boutique blasonate della Roma bene, seguita dal bodyguard carico di buste firmate e invece…eccola tra le bancarelle del mercatino vintage di Via Sannio! Il luogo ove tutte noi, bambine, adolescenti, donne mature della capitale e dintorni, sensibili o meno al fashion, abbiamo trascorso i momenti più cool della nostra vita! E non è un caso.

Viviamo tempi di vintage e il vintage respira di mercati e gente comune.

Ma che cosa intendiamo quando parliamo di vintage? L’accezione è contemporanea. Almeno io non avevo mai usato tale termine in passato. Etimologicamente deriva da vendemmia, “vino millesimato” riporta il garzanti, un qualcosa di annate passate che per il vino indica pregio; da qui “stile di abbigliamento e di arredamento, che recupera o imita modelli e tessuti di moda di epoche passate”. Siamo innamorati persi del passato. Ciò che è stato, oggi ci riveste con un surplus in termini di stile.

Effettivamente per me che compro Levis usati in via Sannio da quando avevo 14 anni, tutta questa novità non c’è. Ma vedere la Parker nel “nostro” tempio del vintage dimostra che è in atto una rivoluzione. Pensiamo solo che accanto alle fashion week ci sono le fiere del vintage dove amanti e stilisti di genere espongono tesori d’epoca e stili dal sapore retrò (la fiera di Madrid quest’anno ha celebrato la sesta edizione!); anche qui nel basso Lazio è usuale trovare nei fine settimana graziosi mercatini dell’usato con abiti, accessori o complementi di arredo e in cui spesso si trovano delle vere chicche per gli appassionati.

Un po’ mi spaventa l’evoluzione di questo tornare indietro. Non riusciamo più a rinnovarci? Beh, vintage è innovazione. Per costruire un mondo migliore bisogna guardare alla nostra storia e la moda in quanto arte si adegua. Gli stilisti lo fanno da sempre. Senza andare troppo in là con elucubrazioni storico sociali, sfogliando gli Allure di mia mamma degli anni ’80, nell’introduzione alle sfilate di Saint Laurent, & co. si legge “…vi è la tendenza a rinnovarsi nella tradizione…”; infatti apro Vogue di quest’anno e fin dalle primissime pagine ritrovo Charlotte Gainsbourg vestita da Louis Vuitton come la madre, Jane Birkin, negli anni ’60, Valentino Garavani con la collezione di geometrie e colori ’70/’80, Givenchy con stampe e farfalle del mondo hippie e la modella Elisa Sednaoui immortalata con abiti e situazioni che richiamano la gloria dello Studio 54! Più chiaro di così!

E noi comune mortali? Che vintage vestiamo? Quello autentico.

Facendo una lettura più realistica e attuale, peschiamo nella storia dei nostri armadi e di quelli dei nostri avi per motivi meramente economici, un vintage per certi versi obbligato. Sarà per questo che viviamo un ritorno a 360°. Prendiamo in esame un capo, le gonne: vanno con frange e anche piume richiamando i ‘20/’30, a ruota sul ginocchio e abitini bon ton tipici anni ’50, minigonne inguinali e abitini stile impero dei ‘60, gonne e abiti gitani oltre alle esasperate geometrie dei ’70, gonne a pantalone, a pieghe in tweed o simili dei famigerati ’80, calcolando poi che nel ’90 abbiamo vissuto grande confusione stilistica ma il grunge e il denim ancora non ci lasciano, le annualità per laurearci campioni vintage le abbiamo tutte! Io, per esempio, sono una maniaca del vintage. Ho sempre cercato tra le cose di mia mamma e lo faccio ancora oggi avidamente; riuscendo a sorprendermi nel guardaroba di una persona comune, immagino quanta ispirazione riceva lo stilista dagli armadi di casa sua.

Prendiamo la Benetton. Non si può dire che si sia mai discostata dal suo stile classico e quest’anno lo esaspera con una riedizione speciale di maglioncini dal design originale degli anni ’70 e ‘80. Deliziosi e retrò, un originale vintage garantito! Mi viene da sorridere perché mi sembra di rivedere “Il diavolo veste Prada” quando Miranda Presley, (sua maestà Meryl Streep), istruisce la stagista poverella e inconsapevole Anne Hathaway, su come il suo maglioncino ceruleo fosse partito dai palazzi dell’alta moda, passando per le boutique borghesi prima e sugli stand dei grandi magazzini poi, per finire nel suo “triste” armadio!

La moda gira, ovvietà. Attraversa epoche e classi sociali per ritornare, altra ovvietà. Sta nel genio degli stilisti riscrivere storie di design che gli restituiscano una veste attuale: e questo è tutt’altro che ovvio. Non è semplice innovare le meraviglie prodotte fino ad oggi perché tutti abbiamo la possibilità di riconoscere e apprezzarne le differenze stilistiche. Ed è per questo che aspetto che ritorni il vintage come illuminazione stilistica, quello vero, il vintage nella manifattura, quello che ha reso grande il made in Italy nel mondo, quello che troppe indegne bastonate sta ricevendo dai suoi stessi padri.

Barbara C.

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