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Roma, Federlazio é ancora crisi  rallenta anche l’export esce dall’indagine congiunturale PMI

La Federlazio ha realizzato la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, effettuata su un campione di 350 imprese associate. Lo studio ha riguardato il semestre luglio-dicembre 2014. L'indagine...

La Federlazio ha realizzato la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, effettuata su un campione di 350 imprese associate. Lo studio ha riguardato il semestre luglio-dicembre 2014. L'indagine è stata presentata oggi presso la sede dell'Associazione dal Presidente della Federlazio Silvio Rossignoli. All'incontro sono intervenuti, tra gli altri, l’Assessore allo Sviluppo Economico e Attività produttive della Regione Lazio Guido Fabiani.

Se nell’indagine congiunturale relativa alla prima parte del 2014, presentata lo scorso settembre, i cambiamenti di segno allora rilevati si mostravano ancora troppo precari per poter immaginare una iniziale fuoriuscita dalla crisi, ora si può comprendere meglio che c’erano buoni motivi per affermarlo. Quanto emerge dalla nostra rilevazione attuale, relativa alla seconda parte del 2014, sembra infatti lasciare nuovamente lo spazio ad uno stato d’animo attraversato da non poche venature di sconforto. Quello stato d’animo che l’indagine dello scorso semestre aveva dato solo l’illusione di aver intaccato.

Nel corso del secondo semestre 2014 il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi ricevuti dal mercato nazionale è un po’ più negativo rispetto al precedente semestre (da -24 a -27). Peggiorano anche gli ordinativi dall’estero: il saldo di opinioni dal mercato Extra UE passa da +17 a +4, mentre quello dall’UE peggiora addirittura di 20 punti (da +27 a +7).

Per quanto riguarda il fatturato, nel II semestre 2014 il saldo di opinioni registrato sul mercato domestico, sempre negativo, peggiora di 10 punti passando da -24 a -34. Stesso andamento per l’estero: il saldo di opinioni dal mercato UE passa da +24 a +1, mentre quello dal mercato Extra UE passa da positivo a negativo (da +23 a -1). In calo anche la produzione: da -19 a -22.

Alla richiesta di indicare la presenza o meno di investimenti, il 27,3% delle imprese ha dichiarato di averne effettuati nel II semestre 2014, percentuale in diminuzione rispetto al semestre precedente (29,8%). Sul fronte dell’occupazione, nel II semestre la percentuale di imprese che l’hanno aumentata si contrae passando dal 12,4% al 10,4%. Si riduce anche la percentuale delle imprese che ha dichiarato di aver ridotto gli organici (dal 18,2% al 17,4%). Ne consegue che il saldo di opinioni sull’occupazione, negativo, peggiora lievemente (di un punto) passando da -6 a -7.

L’indagine Federlazio ha rilevato anche le previsioni a breve sui prossimi sei mesi dalle quali emerge che, per quanto concerne gli ordinativi, il saldo peggiora di 5 punti (da -2 a -7). Situazione analoga per le previsioni sugli ordinativi sia dal mercato UE (da +21 a +8), sia da quello Extra UE (da +12 a +4).

Riguardo le previsioni sull’occupazione per il I semestre 2015, il saldo atteso migliora di 9 punti passando da -17 a -8. Aumenta anche la percentuale di imprese che ha manifestato l’intenzione di fare investimenti nella prima parte del 2015, ora pari al 29,9% rispetto al precedente 24,2%.

Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori al primo posto abbiamo la “insufficienza della domanda” con il 32,3% dei casi (era il 27,89%). Passa invece in secondo piano il “ritardo dei pagamenti da parte dei privati” (dal 28,7% al 24,4%). Segue il “ritardo dei pagamenti della PA” con percentuale inalterata rispetto allo scorso semestre (15,2%), mentre è in lieve attenuazione “l’impossibilità a partecipare agli appalti” (da 7,6% a 7,4%). La “mancata concessione del credito bancario” è indicata ora dal 5,1% degli intervistati (era il 7,6%).

Riguardo invece un giudizio su come stia evolvendo la crisi, dalle risposte continua a prevalere un complessivo pessimismo delle imprese, nonostante si registri una lievissima attenuazione. In particolare, se la percentuale delle imprese che hanno dichiarato che “al momento non si intravede alcuna via di uscita” è in crescita (dal 55,6% al 58,2%), la percentuale di coloro che hanno affermato che “il peggio deve ancora venire” scende dal 9,7% di sei mesi fa al 6,8% di oggi. In timido aumento la percentuale di imprese tendenzialmente più ottimiste per le quali “si incomincia ad intravedere una luce in fondo al tunnel” (dal 34,6% al 35,0%).

Le imprese che ritengono di correre seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi diminuiscono rispetto al semestre scorso (14,7% contro 16,3%), parimenti quelle che hanno risposto negativamente sono passate dall’83,7% alll’85,3%. Riguardo quali azioni le imprese intendano porre in essere al proprio interno per contrastare la crisi, al primo posto le imprese anche questo semestre hanno indicato il “taglio dei costi di gestione”, percentuale in aumento dal 23,8% al 25,6%, mentre si attenua quella relativa alla “creazione di nuovi prodotti e servizi” (dal 20,8 al 19,8%). In crescita il “miglioramento della qualità del prodotto/servizio” (da 14,6 a 16,9%), mentre si attenua l’importanza attribuita alle attività “rivolte sui mercati oltre confine” (da 13,5% a 11,2%). La percentuale di imprese che ha indicato “riduzione del personale” scende dall’8,8% al 7,9%.

Alla domanda su cosa renda la loro attività meno competitiva qui in Italia rispetto a quella dei propri concorrenti, le imprese anche questo semestre hanno indicato al primo posto la “pressione fiscale” (da 27,6 a 31,6%), seguita dal “costo del lavoro” (da 23,8 a 23,7%) e dalla “complessità normativa e burocratica” (dal 19,3 a 18,2%).

Infine, alle imprese del campione è stato chiesto di indicare quale azione il Governo regionale dovrebbe mettere al primo posto per uscire dalla crisi. Anche per questo semestre al primo posto viene indicata nettamente la “riduzione delle tasse su impresa e lavoro” con il 72% e in aumento rispetto al precedente 64,0%. Di conseguenza le altre azioni hanno percentuali quasi irrilevanti e peraltro in diminuzione (eliminare sprechi PA: 5,1%; agevolare credito: 5,1%; semplificare burocrazia PA: 5,1%; combattere evasione fiscale: 4,2%; ecc.)

DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA FEDERLAZIO SILVIO ROSSIGNOLI

I dati della nostra indagine congiunturale mostrano un evidente rallentamento dell’attività delle imprese sul fronte estero. Questo significa che se non ricomincia a crescere in modo sistematico la domanda interna, sarà ben difficile sopperirvi puntando sulla domanda estera. In altre parole, senza un programma di investimenti che rianimino una domanda interna ormai asfittica, non vi saranno serie possibilità di rilanciare strutturalmente la nostra economia e di far svolgere al soggetto pubblico il suo ruolo strategico di volano dell’economia. Su questo aspetto, ci sembra confortante la strategia di rilancio dell’industria manifatturiera che la Regione Lazio ha pubblicamente presentato poche settimane fa. Ciò dimostra che vi è la consapevolezza che è giunto il momento di avviare su questo territorio un percorso di reindustrializzazione e di recupero di competitività se vogliamo veramente girare pagina rispetto al passato.

La Federlazio crede fermamente nell’aggregazione tra imprese e per questo motivo si impegnerà nel diffondere ancora di più la cultura della rete, della collaborazione, della sinergia, dei progetti condivisi, sia tra le singole imprese che tra le stesse Associazioni di rappresentanza. A queste ultime, in particolare, è richiesto di modificare abitudini consolidate, alla luce delle trasformazioni del contesto generale nel quale oggi esse si trovano ad operare. In termini più concreti, si richiede loro di adoperarsi nella promozione di iniziative e progetti interassociativi su temi strategici quali ad esempio il credito e la ricerca di nuovi mercati. Tutto questo dovrà essere fatto però con lo spirito giusto, uno spirito che ricerchi costantemente tra i soggetti della rappresentanza le ragioni che uniscono anziché quelle che dividono, i motivi della collaborazione e non quelli del conflitto. E da questo punto di vista l’imminente rinnovo degli organi dirigenti della CCIAA di Roma potrebbe costituire già un primo banco di prova per testare questo nuovo orientamento.

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