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Roma, quello che banche e governanti non dicono ed i clienti non sanno

Il Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco, nelle recenti Considerazioni finali svoltesi il 26 maggio u.s. a Roma, presso l’Assemblea Ordinaria dei Partecipanti per l’anno 2014, ha usato il vocabolo inglese “Bail-in” che, anche per chi...

Il Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco, nelle recenti Considerazioni finali svoltesi il 26 maggio u.s. a Roma, presso l’Assemblea Ordinaria dei Partecipanti per l’anno 2014, ha usato il vocabolo inglese “Bail-in” che, anche per chi scrive, è risultato di significato di alquanto oscuro, alla stregua della famosa parola “Carneade”, pronunciata da Don Abbondio, di Manzoniana memoria !

Il cosiddetto “Bail-in”, ha spiegato il Governatore, per effetto della Direttiva Europea del 16 aprile 2014 n.49, introduce un iter del tutto nuovo per la risoluzione delle crisi bancarie: infatti «Le banche dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d’ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori». Ha proseguito affermando che “Dall’anno prossimo entrerà in funzione il meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie definito a livello europeo. Esso introdurrà importanti innovazioni, incidendo su legislazioni e prassi per la gestione delle crisi, in passato assai differenziate tra paesi. Sulla base del predetto “Bail-in” le risorse per far fronte alle crisi vanno trovate in primo luogo fra gli azionisti e i creditori dell’intermediario, al fine di contenere i costi per i contribuenti.”

In altri termini, a partire dal 1° gennaio 2016 (ossia tra una manciata di mesi), per salvare anche in Italia un Istituto bancario dal fallimento e consentire che la Banca possa continuare ad operare, saranno chiamati al risanamento non solo i soci e gli azionisti, ma anche i clienti che malauguratamente detengono depositi bancari superiori a 100.000 euro. Cifra di per sé rilevante, ma che spesso rappresenta il frutto di un’intera vita lavorativa o che, in molti casi, è il controvalore di una vendita di terreni o immobili da destinare a rendere meno incerto il futuro dei propri figli. Non dovranno invece partecipare al “bail-in” i possessori di obbligazioni garantite, le pensioni, i salari dei dipendenti ed i depositi inferiori a tale soglia. Quindi, nel caso in cui una banca rischi il fallimento, lo Stato interverrà per salvarla solo dopo che azionisti e creditori depositanti avranno ricostituito la cosiddetta soglia minima di patrimonio e pagato l’8% delle passività totali dell’Istituto.

Lo scopo della normativa europea è dunque quello di evitare che a pagare siano tutti i contribuenti. In realtà, però, a rimetterci sarà proprio chi deposita i propri soldi. E considerato che il fardello delle sofferenze in Italia supera i 300 miliardi di euro, il rischio per l’ignaro correntista di incappare in Istituti che concedano crediti ed affidamenti con estrema disinvoltura appare ora alquanto elevato.

Per il Governatore di Bankitalia Visco “È urgente provvedere: non solo per evitare di essere messi in mora dalle istituzioni europee, ma anche perché il recepimento è necessario per garantire la certezza del diritto e consentire alle autorità di esercitare i nuovi compiti con gli strumenti che il legislatore europeo ha loro attribuito. In questa fase di transizione, in cui i nuovi strumenti non sono ancora utilizzabili e i meccanismi di intervento tradizionali sono frenati o resi indisponibili dalle norme europee, la risoluzione di crisi bancarie dovute alla recessione o a mala gestione è più difficile. Auspichiamo una rapida approvazione della delega all’esame delle Camere in modo da consentire al Governo l’emanazione dei decreti delegati necessari per adeguare il quadro normativo italiano a questo ulteriore passaggio dell’Unione bancaria.”

Ad oltre un anno dall’emanazione della predetta Direttiva comunitaria n. 49/2014 che, all’Art 1, ha fissato norme e procedure relative all’istituzione ed al funzionamento dei “Sistemi di Garanzia dei Depositi” (SGD), l’Italia, il 14 maggio u.s., ha approvato, con Atto Senato n. 1758, la “Legge di delegazione europea 2014” attraverso la “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione Europea”. Il provvedimento, il 16 giugno u.s., è passato alla Camera dei Deputati (A.C. n.3123) ed è in corso di esame in Commissione per la definitiva approvazione e divenire quindi Legge dello Stato.

La normativa europea che gli Stati dell’Unione si apprestano a recepire, nel più assordante silenzio della nostra classe politica, potrebbe probabilmente avere pesanti ricadute anche nelle tasche degli italiani ! Infatti, fino ad oggi, le Banche che presentavano sofferenze finanziarie ed economiche dovevano ricorrere a fonti esterne per recuperare le perdite, costringendo il più delle volte gli Stati ad intervenire direttamente sul “fronte” per evitare il fallimento.

A partire dal prossimo anno gli Stati, in caso di “default bancari”, saranno nelle “retrovie” intervenendo solo dopo che i loro clienti avranno direttamente provveduto a ripianare parte delle perdite.

Giorgio De Rossi

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