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Segni, i gemellini di Maria Manciocco in commissariato per avere la conferma dell'arresto del loro padre

“Il mostro” così chiamano loro padre i gemellini. I figli di Maria Manciocco la donna segnina uccisa con quattro martellate sulla testa dal marito Eraldo Marchetti domenica 16 marzo scorso.

“Il mostro” così chiamano loro padre i gemellini. I figli di Maria Manciocco la donna segnina uccisa con quattro martellate sulla testa dal marito Eraldo Marchetti domenica 16 marzo scorso.

I due bambini, ovviamente, sono ancora molto scossi dall'accaduto e siccome nella loro mente erano abituati a vedere il loro padre in divisa (era maresciallo dell'aeronautica militare ed era in servizio presso l'aeroporto di Frosinone), a distanza di giorni, ancora hanno difficoltà a credere che il loro padre che chiamano "il mostro" possa essere stato arrestato veramente. Per questo motivo sono andati con la cugina della mamma, che è stata nominata tutore dal magistrato Strangio, presso il commissariato di Polizia.

Qui i due bambini hanno trovato l’ispettore Capo M. Bruni e gli altri colleghi e la femminuccia si è sciolta ed ha raccontato con fredda lucidità quanto accaduto in casa in quel triste 16 marzo scorso mimando con le mani il folle gesto del padre che ha causato la morte dell'amata donna, insegnante presso la scuola di segni. Subito dopo la bimba salì al piano di sopra per chiamare il fratello gemello e lo zio al telefono che avvisò le forze dell'ordine ed il 118 mentre il Marchetti raggiunse il commissariato di Colleferro per costituirsi.

Il paese sui monti lepini è ancora scosso da questa bruttissima vicenda ed i vicini di casa della Manciocco hanno messo in vendita la loro casa nel vicoletto all'inizio di corso Vittorio Emanuele per dimenticare una volta per tutte questo episodio.

Le indagini ancora non sono state chiuse e gli uomini del Commissariato di Colleferro stanno scavando a fondo per poter arrivare ad una formulazione certa di imputazione. Stando così le cose Eraldo Marchetti sarà accusato di omicidio volontario e quindi rischia fino a 30 anni di galera.

Giancarlo Flavi

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