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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Sesso in carcere per i detenuti, attesa per la sentenza della Corte Costituzionale

Nelle prossime ore arriverà la decisione su un caso portato all'attenzione dei giudici da una coppia di avvocati di Colleferro

Il diritto dei detenuti di intrattenere rapporti sessuali con il proprio partner è divenuto oggetto di discussione giuridica e la Corte Costituzionale è in procinto di emettere una sentenza dopo che, il 5 dicembre scorso, si è discusso nel corso di un'udienza, sulla questione del «diritto all'affettività dei detenuti in carcere».

Un verdetto che potrebbe fare Giurisprudenza e che scaturisce dalla caparbietà di  Daniela Palma e Alessio Mazzocchi,  una coppia di avvocati di Colleferro. La decisione degli Ermellini, attesa nelle prossime ore, sarebbe una sentenza storica e che andrebbe a incidere anche con il regime detentivo del 41 bis.

La Consulta torna ad affrontare il tema, attraverso il giudice relatore Stefano Petitti su impulso del Magistrato di sorveglianza di Spoleto Fabio Gianfilippi, dopo più di dieci anni dalla sentenza n. 301 del 19 dicembre 2012 nella quale i giudici costituzionali sollecitarono — inascoltati — il legislatore a intervenire sull'ordinamento penitenziario per permettere ai detenuti di relazionarsi con il proprio o la propria partner anche sessualmente.

Questione che attiene al diritto del detenuto di non essere sottoposto ad altra pena afflittiva se non quella della privazione della libertà personale, ma anche al processo di reinserimento del condannato. Il tal senso il Magistrato di Sorveglianza Gianfilippi ha richiesto il giudizio di legittimità sull'articolo 18 della legge 354/1975 «nella parte in cui non prevede che alla persona detenuta sia consentita, quando non ostino ragioni di sicurezza, svolgere colloqui intimi a tutela dell 'affettività, senza il controllo a vista del personale di custodia».

L'Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non garantire momenti di intimità all'interno degli spazi detentivi. Ben 31 dei 47 Stati del Consiglio d'Europa prevedono, in forme diverse e variabili, incontri affettivi nei penitenziari. Sono intervenuti in udienza gli avvocati colleferrini Daniela Palma e Alessio Mazzocchi , del Foro di Velletri, difensori del detenuto interessato dall'ordinanza di rimessione, sostenendo che il diritto all'affettività sia espressione della persona umana e rientri tra i principi di rilievo costituzionale: anche per l'avvocato di Stato Massimo Giannuzzi tali diritti «sono sacrosanti e incontestabili», malgrado abbia richiesto «l'inammissibilità della questione» per un problema legato alla «ineliminabile sfera della discrezionalità politico legislativa e della insostituibilità dell'intervento del legislatore.

Oggettivamente — ha ammesso Giannuzzi — c'è una inerzia. Rispondendo all'interrogazione della Consulta il Ministero ha comunicato che risulta programmata con i fondi del PNRR la realizzazione di 8 padiglioni con capienza ciascuno di 80 posti», all'interno dei quali «sono previsti numerosi spazi per attività trattamentali per i detenuti», ma «nessuno spazio destinato allo svolgimento e all'esercizio del diritto all'affettività». I difensori del detenuto hanno tenuto a tal proposito ricordato anche le varie iniziative culturali tra cui l'importante appello promosso dalla Società della Ragione, dal CRS e dalla Associazione Coscioni: "Il corpo recluso e il diritto all'intimità", redatto dal prof. Andrea Pugiotto è sottoscritto da più dì duecento tra giuristi, avvocati, esponenti dei movimenti per i diritti. 

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