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Cronaca

La sorella di Michele Zagaria agli arresti domiciliari in un paese del Frusinate (video)

La donna, ritenuta dagli inquirenti dell'antimafia la 'contabile' del clan dei Casalesi, deve scontare una condanna a sette anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Elvira Zagaria, sorella del super boss dei Casalesi, Michele Zagaria da qualche giorno è agli arresti domiciliari in un paesino del Frusinate. La donna che deve scontare una condanna a sette anni di reclusione, per gli inquirenti dell'antimafia, si sarebbe occupata della gestione economica del clan dopo l'arresto del fratello e di gran parte dei membri della famiglia. Lo scorso dodici marzo la Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, con un'operazione di grande spessore, ha sequestrato beni appartenenti al clan per oltre 3 milioni di euro. 

Il comunicato 

Nelle province di Caserta e Cremona, personale del Centro Operativo DIA di Napoli, coadiuvato da militari del Comando Provinciale Carabinieri di Caserta, ha dato esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo emesso dall’Ufficio GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di questo capoluogo. La misura cautelare reale in argomento ha per oggetto beni di ingente valore commerciale (circa 3.000.000 di euro), che le indagini hanno consentito di appurare essere nella piena disponibilità di alcuni componenti della famiglia Zagaria di Casapesenna, il cui capo indiscusso è Michele Zagaria, attualmente detenuto al regime ex art. 41 bis O.P. nella casa circondariale de L’Aquila. Della famiglia Zagaria risultano condannati (ed attualmente detenuti) per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., anche alcuni tra i fratelli e le sorelle del citato capo clan: Beatrice, Elvira, Pasquale ed Antonio, questi ultimi due destinatari dell’odierno provvedimento cautelare reale. Le attività investigative, che si sono avvalse di intercettazioni dei colloqui che i detenuti indagati svolgevano in carcere con i familiari, di intercettazioni telefoniche ed ambientali degli indagati liberi e di minuziosi e complessi riscontri di natura bancaria e documentale, hanno consentito di accertare la riconducibilità dei beni in sequestro, sotto il profilo della diretta pertinenzialità, alle fattispecie di reato contestate agli odierni indagati, i quali presentano, altresì, un quadro reddituale di assoluta sproporzione rispetto al valore dei beni dagli stessi acquistati.

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