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Cultura

La dea Opi reclusa nel limbo della mediocrità

Era il 10 di novembre del 2009, quando la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, dopo attento esame eseguito in sito dalla ispettrice di zona, informava lo scrivente e il Comune di Montelanico dell’importanza del ritrovamento.

Era il 10 di novembre del 2009, quando la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, dopo attento esame eseguito in sito dalla ispettrice di zona, informava lo scrivente e il Comune di Montelanico dell’importanza del ritrovamento.

Un basso rilievo a grandezza naturale, scolpito all’interno di un pozzo granaio, cosa rappresenta? La Soprintendenza non avendo potuto portare a termine un mirato progetto di studio, non ha dato ufficialità a ciò che la logica lasciava supporre mostrando una misurata cautela istituzionale. Il pozzo di forma campaniforme è affiancato da altri pozzi, ora interrati, in un’area sottostante la piazza principale del paese medievale. In considerazione di un mio personale studio sulle origini, fondazione e modello di vita dell’insediamento medievale, il sottoscritto ha dato la sua personale interpretazione: Il basso rilievo è una divinità agreste preposta alla conservazione del grano. La storia di queste divinità agresti, dal periodo più arcaico fino al periodo repubblicano, per la città di Roma, oltre per le altre realtà, è legata soprattutto alla scarsità di cibo, causa che poteva compromettere la sopravvivenza di un’intera comunità.

Nell’Italia centromeridionale venivano venerate, in modo particolare due dee, Opi e Cerere; non escludendo il ricorso a più arcaici riti: la “primavera sacra” e la “prostituzione sacra”. La scelta tra Opi e Cerere era di simpatia o di una pratica circostanza? Personalmente ritengo che la scelta della dea dell’abbondanza, Cerere, fosse più indicata laddove il territorio offriva una scarsa produttività, mentre una dea protettrice dell’integrità del raccolto, Opi, fosse più consona per chi poteva contare su una soddisfacente produzione.

Ora tutti i luoghi che possono vantare la testimonianza di un tempio dedicato ad Opi o a Cerere, non hanno il simulacro della Dea, mentre il “tempio ipogeo” di Montelanico ha questa singolare e unica testimonianza archeologica.

Pertanto ritengo che questa eccezionalità deve essere confermata o smentita dalla preposta Soprintendenza.

Sono trascorsi circa sei anni, è giunta l’ora di rispettare il costume degli antenati, informare i cittadini, dare fruibilità al sito. Anche se si trattasse solo di un semplice pozzo granaio, il patrimonio culturale va divulgato in conformità con le normative vigenti, e non occultato.

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