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Martedì, 30 Aprile 2024
Cultura

Monterotondo, Festival delle Cerase, intervista all'attore eretino Alessandro Sperduti

Lunedì 16 marzo, al Festival delle Cerase a Monterotondo, presso il Teatro Comunale Ramarini, è stato proiettato il film di Ermanno Olmi “torneranno i prati”.

Lunedì 16 marzo, al Festival delle Cerase a Monterotondo, presso il Teatro Comunale Ramarini, è stato proiettato il film di Ermanno Olmi “torneranno i prati”.

Ospite della serata l’attore eretino Alessandro Sperduti, che nel film interpreta un giovane tenente che si trova a dover gestire un gruppo di militari nelle condizioni estreme di un avamposto d’alta quota, verso la fine della prima guerra mondiale, a pochi metri di distanza dalla trincea austriaca. “Un film basato tutto sulle emozioni e sul dolore della guerra” ha spiegato l’attore che, prima della proiezione, ha parlato anche un po’ di sé in una lunga intervista. I tuoi coetanei di 100 anni fa hanno vissuto realmente il dramma della prima guerra mondiale, che Olmi ha raccontato nel film, quali sono state le tue riflessioni in proposito?

Per me è stato un arricchimento, è difficile avvicinarsi alle emozioni che hanno provato quei soldati, in quelle condizioni estreme. È stata una fortuna, perché abbiamo girato in quei luoghi dove la guerra è accaduta davvero, con la neve e le condizioni estreme, è stato molto intenso.

Come hai fatto a entrare nel personaggio, essendo così lontano nel tempo? Come ti sei preparato?

Prima di iniziare ho letto dei libri ma Ermanno non voleva che ci preparassimo realmente o che ci facessimo un’idea specifica del personaggio. C’era una guida scritta, ma ci dava le scene giorno per giorno, quindi scoprivamo man mano quello che avremmo girato e molto spesso le battute cambiavano in corsa, per ottenere un effetto di verità, per far emergere al meglio la spontaneità. Che cosa hai provato a essere diretto da un maestro cinematografico come Olmi?

È stata un’esperienza incredibile, un momento molto importante della mia vita, perché mi ha insegnato tanto, sia dal punto di vista professionale che personale. Professionalmente, già il fatto di poterlo osservare lavorare: lui era lì dalla mattina alla sera, ad Asiago, dove abbiamo girato in condizioni estreme, non si alzava neanche per la pausa, con lo stesso livello di energia dal primo all’ultimo momento, ci ha trasmesso così la sua grande passione per il cinema. Personalmente mi ha aiutato a non aver paura delle mie emozioni e anche a non aver paura di non trovarle al momento giusto.

Sei stato uno dei protagonisti di “Un matrimonio”, la serie televisiva di Pupi Avati. Com’è stato lavorare con lui?

È stata anche questa un’esperienza importante, Pupi è una persona meravigliosa, mi ha guidato sia in modo dolce sia deciso, quando necessario. È stato un grande onore interpretare un personaggio che faceva parte della sua vita, perché “Un matrimonio” è basato sulle vicende personali della vita di Avati, quindi è un’esperienza di cui vado molto fiero. Abbiamo parlato di alcuni dei tuoi ruoli cinematografici e televisivi, qual è il tuo rapporto con il teatro?

Ho avuto delle esperienze teatrali, sia a livello amatoriale, quando ero più piccolo, sia con degli amici, da più grande, con una compagnia a Monterotondo. Più recentemente ho avuto un’esperienza a teatro con Cristina Comencini e Rossella Falk. È molto diverso dal cinema ma non saprei scegliere. A teatro c’è il contatto diretto con il pubblico. Sentire l’energia e il dialogo silenzioso che si vengono a creare con gli spettatori, è un’emozione indescrivibile.

Hai interpretato spesso ruoli di ragazzi problematici, ti rappresentano nella vita privata?

Sono un tipo pensieroso e riflessivo, problematico speriamo di no (sorride). È stata una fortuna poter lavorare in quei ruoli perché a livello emotivo ho avuto la possibilità di ragionare e far uscire delle caratteristiche importanti su cui poi costruire il personaggio. Quali sono i progetti futuri?

In questo periodo sta andando in onda una serie tv, la “Narcotici”, con la regia di Michele Soavi. Interpreto un personaggio diverso da tutti quelli interpretati sinora, molto distante dal mio modo di essere, che mi ha permesso di indagare e tirare fuori delle caratteristiche che pensavo di non avere, è stato molto divertente affrontare questa sfida.

C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare?

Mi piacerebbe interpretare un ruolo che abbia qualcosa a che fare con la musica, che è un’altra mia grande passione. Non so bene quale, forse un compositore, un direttore d’orchestra, qualsiasi personaggio si avvicini al mondo della musica. Qual è il tuo sogno per il futuro?

Il mio grande sogno è sempre stato quello di poter lavorare in un film di Tim Burton. Poter continuare a fare il mestiere dell’attore, è ciò che sogno sin da bambino.

Uno stralcio dell'intervista, realizzata prima della proiezione del film al Festival delle Cerase, ideato da Silvio Luttazzi,in un video realizzato da Franco Maggio: https://www.youtube.com/watch?v=mQRJNbKOXes

di Marta Rossi

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