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"Refice", Beethoven ed Eberl… in trio

Prosegue con grande successo il cartellone dei concerti d’autunno del Conservatorio "Refice" di Frosinone

Prosegue, con grande apprezzamento da parte del pubblico, il cartellone dei concerti d’autunno del Conservatorio "Refice" di Frosinone, nell’auditorium intitolato a Daniele Paris. Giovedì 25 ottobre, alle 18, sarà la volta del trio composto da Dario Bellardini al clarinetto, Maurizio Simonelli al violoncello e Pietro Liberati al pianoforte, che eseguirà pagine di Eberl e Beethoven. L’ingresso nell’auditorium è gratuito e aperto a tutti, fino a esaurimento posti.

Le note del prof. Mura

Il programma prevede composizioni di due autori che, sia pure in modo diverso, hanno segnato un passaggio storico importante fra il Settecento classico e l'Ottocento romantico. “Eberl – si legge nelle note, a cura del prof. Maurizio Mura - fu ottimo pianista e prolifico compositore di musica teatrale, sinfonica e cameristica, apprezzato da Gluck, amico di Mozart e rivale di Beethoven nella corsa al successo presso il pubblico viennese. Proprio fra Mozart e Beethoven possiamo collocare la cifra stilistica di questo musicista. Il suo Gran Trio op 36 in Mi bemolle maggiore, per pianoforte, violoncello e clarinetto, del 1806, si divide nei tipici 4 movimenti del classicismo maturo, sul modello Allegro-Adagio-Minuetto-Allegro, con il Minuetto sostituito (come già aveva fatto Beethoven) dallo Scherzo”. A seguire, l’esecuzione tratta dal Settimino per archi e fiati op. 20 di Beethoven (Trio op. 38 in Mi bemolle maggiore per pianoforte, clarinetto e violoncello). “Se Eberl evitava, per lo più, spunti troppo sperimentali e proponeva lavori di 'facile ascolto' più 'digeribili' per la nobiltà viennese, Beethoven fu invece, come è noto, un grande innovatore – scrive ancora Mura - Tuttavia anche il genio di Bonn, come è sempre accaduto a tutti i musicisti, si è dedicato, anche per ragioni pratiche ed economiche, a composizioni di maggiore impatto sul grande pubblico, senza che, per questo, si debba pensare ad un ridimensionamento assoluto del relativo valore artistico. È il caso del Settimino per fiati ed archi op. 20. Se è vero, quindi, che questo lavoro si più inserire nell'ambito del primo e settecentesco stile beethoveniano, bisogna pur considerare il fatto che comunque non mancano momenti nei quali si intravedono in parte, sia pure in modo meno appariscente che altrove, l'energia e l'anima del genio di Bonn”. 

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