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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cultura

Roma, Successo per la presentazione del nuovo libro di Naomi Klein all'auditorium di Santa Croce

Nuove idee vanno diffondendosi in questo XXI sec., e a giudicare da quanto andato in scena ieri a Roma, presso l’auditorium di Santa Croce, gli italiani sembrano desiderosi di non farsele scappare. Idee nuove ma con una matrice antica e un volto...

Nuove idee vanno diffondendosi in questo XXI sec., e a giudicare da quanto andato in scena ieri a Roma, presso l’auditorium di Santa Croce, gli italiani sembrano desiderosi di non farsele scappare. Idee nuove ma con una matrice antica e un volto umano, come quello della scrittrice canadese Naomi Klein, nata a Montreal e diventata un’icona del movimento antiglobalista. Sembrava un concerto rock, tanto che la gente si è raccolta dentro due sale, gremite, una con la presentazione vera e propria, l’altra in streaming.

“Una rivoluzione ci salverà – perché il capitalismo non è sostenibile” (ed. Rizzoli), è questo il titolo dell’ultimo libro della scrittrice conosciuta già al grande pubblico per via dei best-seller anti globalisti (No-Logo su tutti) in cui la Klien ha prospettato idee di sviluppo alternative a quelle che sono andate per la maggiore dopo la caduta del Muro di Berlino.

La presentazione si è svolta attraverso un dibattito tra la Klein e Marica di Pierri, giornalista e attivista dell’associazione A sud che si interessa di tematiche sociali, ambientali e del dialogo tra diverse culture. La proposta che Naomi Klein teorizza verso le sfide molto spesso difficili del nostro tempo, in cui le vecchie ideologie sono ormai tramontate e in cui la vita si è fatta veloce come nei libri di Bauman, è una via che deve partire necessariamente dal basso, dalla gente comune. La risposta ai problemi deve avere una natura democratica – un’idea per molti versi simile a quella proposta dal filosofo transalpino Alain De Benoist.

Ma quello che sta particolarmente a cuore alla Klein, e a cui la scrittrice ha dedicato una parte significativa del suo ultimo libro, è il futuro del nostro pianeta, il cui inquinamento ha raggiunto una dimensione globale ormai insostenibile. Secondo la Klein – e come sostenuto da illustri sociologi ed economisti, la crescita ad ogni costo sta uccidendo il pianeta ed è arrivato il momento di avviare un serio dibattito sui modelli di sviluppo affinché essi tengano conto anche della componente ambientale – proposta formulata anche da Serge Latouche e dal fronte della decrescita.

Non a caso, “Una rivoluzione ci salverà” è uscito lo scorso settembre, durante un vertice delle Nazioni Unite a New York per la lotta ai cambiamenti climatici e in cui hanno partecipato diversi leader internazionali tra cui Barack Obama e il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un vertice, come ricorda la Klien, che è stato accompagnato da una delle manifestazioni popolari più imponenti degli ultimi anni, la People’s Climate March, una marcia per difendere l’ambiente e per proporre la limitazione delle emissioni di carbonio. Un tema, quello dell’ambiente, diventato ancora più sentito e problematico in seguito alle politiche di austerity messe in atto, specialmente in Europa, per contrastare la crisi ma che, in alcune nazioni hanno, ridotto significativamente il bilancio dei sistemi di protezione civile contro danni ambientali – la Klein ha citato il caso del forte maltempo che ha colpito il Regno Unito lo scorso febbraio in cui gli aiuti alle popolazioni arrivarono in forte ritardo.

È dunque una nuova proposta, una visione del mondo che concili ecologia ed economia quella che la scrittrice canadese ha proposto. E qui si arriva al cuore del dibattitto, al punto che interessa più anche ai cittadini italiani, con la critica del mercato e della crescita a tutti i costi che a volte produce, paradossalmente, fenomeni di contrazione economica e di de-industrializzazione forzata – si legga a riguardo i libri del sociologo torinese Luciano Gallino che già nei primi anni 2000 aveva parlato della scomparsa dell’Italia industriale.

Eppure la crisi, osserva la Klien, custodisce in sé, nella sua stessa natura (crisi, dal greco krisis, vuol dire letteralmente separare le crine di un cavallo, e allude metaforicamente a un processo di cambiamento) la possibilità di trasformare le cose per realizzare nuovi tipi di sistemi economico e sociali, più attenti alle esigenze delle persone e che diano maggiori risposte al processo di realizzazione di ognuno. Sarà questo libro uno dei simboli del cambiamento? Difficile dirlo, però ieri è stato lanciato un sasso.

Mario Sammarone

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