rotate-mobile
Green Patrica

Colleferro, Coordinamento  associazioni ambientaliste della Valle del Sacco chiede la Riperimetrazione del SIN Bacino del fiume Sacco e il riavvio delle operazioni di bonifica

La decisione della Regione Lazio di promuovere un confronto con Enti Locali e mondo associativo per la riperimetrazione del SIN “Bacino del Fiume Sacco” costituisce una iniziativa lodevole.

La decisione della Regione Lazio di promuovere un confronto con Enti Locali e mondo associativo per la riperimetrazione del SIN “Bacino del Fiume Sacco” costituisce una iniziativa lodevole.

Rivedendo però l’andamento dei lavori pregressi sul tema e delle conferenze di servizi, tale decisione appare un po’ tardiva rispetto ad una gestione delle conferenze che non ha messo in grado i diversi partecipanti di intervenire con piena consapevolezza dei vincoli normativi e procedurali a cui essi dovevano attenersi. Alcuni contrattempi hanno dimostrato come fosse totalmente assente una metodologia che garantisse la piena condivisione della documentazione prodotta nella gestione degli interventi di bonifica e di governo del Sito di Interesse Nazionale.

Nelle diverse fasi del procedimento, nonostante i lavori preparatori, abbiamo osservato la non condivisione delle informazioni tra organi di governo, organi di controllo ed istituti di ricerca chiamati ad intervenire nel procedimento. Ci aspettiamo che a questo venga posto rapidamente rimedio nel senso di allineare le diverse istituzioni tra loro quanto al grado di conoscenza della materia, condividendo l’informazione prodotta con la cittadinanza, senza inutili ostacoli all’acquisizione delle informazioni, promuovendone la circolazione, costruendo percorsi di lettura e chiavi di lettura.

Il compito di indicare le aree soggette a contaminazione delle matrici ambientali da inserire nella perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale spetta agli Enti Locali di concerto con gli Enti di controllo. Tuttavia in questi anni le diverse associazioni hanno svolto una intensa attività di inchiesta, di acquisizione delle informazioni presso le diverse istituzioni, sollecitandone gli interventi, rendendo la cittadinanza consapevole di quanto di concreto veniva realizzato. Questa attività è stata svolta acquisendo i contributi di chi possedeva le competenze necessarie a chiarire e rendere comprensibili i diversi aspetti della realtà che si andava scoprendo.

In base al lavoro svolto riteniamo di poter definire un insieme imprescindibile di aree da inserire nella nuova perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale, quali:

- l'area industriale di Colleferro, fonte della contaminazione;

- le fasce perifluviali del Sacco per le quali è necessario ridefinire tutti i perimetri di esondazione;

- l'area industriale di Castellaccio;

- la Cemamit di Ferentino;

- le aree industriali di Patrica, Ceccano e Ceprano (premesse per queste aree la congruità con lanormativa sui SIN).

Per legare tutte queste aree e cercare di definire un perimetro più adeguato e corretto possibile, un riferimento di prima analisi, ma solo di prima analisi, è il PAI (piano per l’Assetto Idrogeologico) redatto dall’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno.

Nel frattempo, purtroppo, il vuoto di interventi durato due anni, causato dal declassamento del sito, aggravato da conflitti intervenuti tra istituzioni preposte, ha generato situazioni preoccupanti e poco Ci riferiamo, ai barrieramenti idraulici nell’area industriale di Colleferro su cui è intervenuto il TAR, per uno di essi, a dirimere un conflitto di competenze con la sentenza del 25 febbraio 2015.

Altro punto da sbloccare nell’immediato è il bando di gara per la MISE del sito di discarica denominato ARPA2, nell’area industriale di Colleferro e relativa chiusura delle operazioni di bonifica. Necessaria in parallelo la verifica sullo stato dell’arte con susseguente dettagliata relazione.

Altrettanto urgente da prendere in considerazione è la situazione del depuratore di Anagni, che non è mai stato realmente preso in carico da alcun ente ed è rimasto del tutto inattivo dopo un percorso che è costato somme ingenti alle casse pubbliche.

Infine, il dato che sta emergendo in base alle indicazioni fornite da associazioni ed enti locali è l’esistenza, peraltro nota nelle sue linee generali, su tutta l’area più urbanizzata ed industrializzatadella Valle del Sacco, di episodi anche gravi di inquinamento ambientale causati da attività industriali, comprese quelle del ciclo dei rifiuti, pregresse o in essere. Le stesse discariche di RSU (più o meno abusive) attraverso il percolato a dispersione sono certamente fonti di inquinamento chimico sia della matrice suolo che acqua.

Ciò rende ancora più urgente chiudere la pratica della perimetrazione del SIN e la definizione delle aree critiche da includervi. Fatto questo si deve procedere in modo coordinato alla mappatura della totalità dei gravi episodi di inquinamento ambientale che investono e hanno investito la valle del Sacco, usufruendo degli archivi di analisi ARPA, frequentemente chiamata in causa per procedere all’attivazione di questa seconda fase è ancor più necessario attivare quei dispositivi di condivisione delle conoscenze e delle informazioni, di messa a disposizione delle competenze, che valutiamo necessari per la definizione del SIN e la sua bonifica. Il territorio della Valle del Sacco costituisce un sistema integrato dal punto di vista ambientale, nel quale è sì necessario intervenire puntualmente ed in modo capillare arrivando però a risanare l’insieme delle relazioni che collegano le diverse matrici ambientali, le aree e gli ambienti che lo costituiscono.

A fronte di una situazione ambientale gravissima che perdura ormai da troppo tempo, che ha avuto e continua ad avere insopportabili ripercussioni sulla salute degli abitanti della Valle del Sacco, tanto da far emergere nel complesso del bacino idrografico del Fiume Sacco “un eccesso di mortalità per tutte le cause” (come può evincersi dal Rapporto Sentieri - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento - condotto e finanziato nell’Ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute dal Ministero della Salute, o dagli studi epidemiologici di sorveglianza sanitaria relativi alla contaminazione da Beta-HCH, o ancora dallo studio ERAS sull’impatto sanitario derivante dalla presenza di impianti di gestione rifiuti), le azioni di risanamento intraprese sin qui dagli Enti preposti si sono rivelate inefficaci e dispendiose oltre che isolate, condotte per rispondere ad una situazione emergenziale che dura ormai da ventidue anni se prendiamo come anno zero la sentenza della Pretura di Velletri del 1993.

È palese che in questa condizione risulta contraddittorio in termini e non è più tollerabile che si stanzino ancora fondi per fronteggiare quella che “emergenza” non può e non deve essere considerata, e che, al contrario, è una situazione ormai “strutturale” che può essere risolta esclusivamente attraverso una visione strategica condivisa.

E’ ormai chiaro a tutti che continuare in questa direzione, con azioni "a pioggia" che non siano inquadrate in una visione strategica di risanamento dell'intero comprensorio significa continuare a sperperare denaro pubblico, che non solo non porterà alcun beneficio ma protrarrà ulteriormente una condizione inaccettabile dal punto di vista ambientale e della salute degli abitanti. Una corretta azione di tutela e bonifica senza una definizione esaustiva delle variabili che intercorrono non sarà certamente utile al territorio pertanto sono indifferibili quelle azioni propedeutiche ad una definizione chiara, quali:

un piano per l’assetto idrogeologico specifico per la Valle del Sacco;

un piano di tutela delle acque specifico per la Valle del Sacco.

A tal fine, l’attuazione della L.R. n. 5/2014, in termini di individuazione di un Ambito di Bacino Idrografico (ABI) specifico per la Valle del Sacco, può contribuire a creare le condizioni per un nuovo modello di governo, realmente sostenibile, delle risorse idriche e dell’intero territorio.

Questo si potrebbe attuare più efficacemente e speditamente, qualora si promuovesse un progetto di Contratto di Fiume, cioè un accordo quadro per lo sviluppo territoriale (AQST), la cui sottoscrizione - da parte di Comuni, Province, Regione, Autorità di Bacino, Associazioni, ecc., conduca all'adozione di un sistema di regole caratterizzato da una serie di criteri prioritari: tutela, bonifica e sostenibilità ambientale, utilità pubblica, rendimento economico e valore sociale. La trasparenza delle azioni, grazie alla partecipazione di associazioni di cittadini, è la caratteristica della progettazione partecipata, che è il carattere distintivo del Contratto di Fiume.

Sulla scorta delle esperienze europee ed italiane dei contratti di fiume, che sono stati applicati a territori e comprensori fortemente inquinati, quali ad esempio il bacino del fiume Seveso e quello della Valle del Bormida, il Contratto di Fiume Sacco introdurrebbe quei criteri di governance che sono stati indicati dall’UE come gli unici in grado di garantire uno sviluppo sostenibile, durevole e

Riteniamo indifferibile procedere al più presto con l’adozione di misure territoriali, interprovinciali, per ridare slancio all’economia della Valle del Sacco, mettendo in agenda piani di riqualificazione legati alle caratteristiche endogene come i borghi storici, l’enogastronomia, i parchi naturali, i prodotti agricoli, le aree archeologiche, i beni culturali, l’architettura religiosa, ecc...

Riteniamo altrettanto imprescindibile una moratoria sull’installazione di impianti industriali non compatibili con lo sviluppo sostenibile del nostro territorio.

Un’attenzione particolare va rivolta alle aree ex-industriali, fonte in altre situazioni analoghe europee di notevoli opportunità di rilancio, vedi Ruhr capitale della Cultura nel 2010. Un quadro di insieme potrebbe vedere unite in un progetto comune le ex aree industriali della Valle del Sacco.

Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco:

Legambiente Lazio,

Retuvasa,

Centro Studi Tolerus,

Terra Dolce,

Unione Giovani Indipedenti Colleferro,

Laboratorio Alta Valle del Sacco,

Comitato acqua pubblica provincia di Frosinone,

Associazione Anagni Viva,

Comitato Residenti Colleferro,

Ass. Colle Antico – Ceccano,

Osservatorio Peppino Impastato,

AUT Frosinone,

Officina Progetti Europei,

Coordinamento Provinciale Sanità Frosinone,

DAS (Diritto alla Salute),

Ass. Pulliano,

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Colleferro, Coordinamento  associazioni ambientaliste della Valle del Sacco chiede la Riperimetrazione del SIN Bacino del fiume Sacco e il riavvio delle operazioni di bonifica

FrosinoneToday è in caricamento