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Carenza acqua, Ottaviani continua a 'bacchettare' Acea

Il primo cittadino ritiene che il gestore avrebbe mirato più a conseguire utili da record anziché reinvestire nell’ammodernamento delle reti

“La crisi idrica che sta riguardando l’intero Paese e che sta colpendo anche la Capitale, negli ultimi giorni – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – dimostra, in modo inequivocabile, come l’assenza di investimenti infrastrutturali sulle reti locali stia determinando la differenza nell’organizzazione e nella gestione dei diversi operatori, nelle 20 regioni italiane. Se è vero, infatti, da un lato, che l’abbassamento dei livelli di precipitazione atmosferica oscilla, in questo momento in Italia, dal 20 all’80%, è pur vero che quello che sta avvenendo a Roma, nelle ultime settimane, attesta inequivocabilmente come il gestore Acea abbia mirato più a conseguire utili da record, da redistribuire ai propri soci pubblici e, soprattutto, privati, anziché reinvestire la marginalità degli utili nell’ammodernamento delle reti, dei serbatoi e delle centrali di accumulo, quasi inesistenti.

La battaglia di alcuni sindaci

La battaglia di alcuni sindaci della provincia di Frosinone, che ha determinato la risoluzione del contratto con Acea, non può essere abbandonata neppure di un centimetro, in ogni sede percorribile, sia amministrativa che di giurisdizione. Immaginiamo, solo per un momento, se qualche milione di cittadini della Capitale - che, in questi giorni, sembrano in ansia per un abbassamento nelle sole ore notturne dell’erogazione idrica – avessero avuto le stesse disavventure degli abitanti della provincia di Frosinone che, da anni, subiscono una dispersione della rete idrica vicina al 70%, pregando ogni giorno di vedere attivi i propri rubinetti. Al netto delle migliaia di cittadini che, anche nel capoluogo, nel terzo millennio, ancora non hanno la ‘fortuna’ di poter allacciare le proprie abitazioni al sistema fognante pubblico, perché il depuratore della zona di Pratillo continua ad essere una piccola cattedrale nel deserto. Ecco perché i sindaci (almeno quelli liberi dai condizionamenti di qualche segreteria di partito o di qualche imprenditore multimedia, oltre che multiutility), anche per il futuro, saranno costretti a continuare a puntare i piedi per esercitare i diritti della collettività, rispetto al corretto utilizzo delle risorse idriche che non provengono, certamente, dalla produzione di alcun laboratorio industriale. Il servizio, soprattutto a fronte di investimenti effettivi ed adeguati, non può essere gratuito, ma neppure di qualità e quantità anacronistiche e, in alcuni casi, anche preistoriche”.

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