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Elezioni Ceccano

Elezioni Ceccano 2020: Roberto Caligiore è davvero il favorito?

La coalizione dell’ex Sindaco, non più civica ma dichiaratamente di centrodestra, sarà a trazione Lega ma farà i conti col fisiologico allontanamento di parte dei suoi elettori sinistrorsi del 2015. A sfidarlo per ora, tra varie incognite, Corsi e Piroli

Il riunificato centrodestra di Ceccano sosterrà la ricandidatura a sindaco di Roberto Caligiore, caduto lo scorso 14 ottobre sotto i colpi di nove consiglieri dimissionari, alle elezioni amministrative che si terranno in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2020. Probabilmente in una domenica di maggio.

Vittoria al primo turno?

Stando ai risultati registrati in città alle Politiche 2018 e alle Europee 2019 nonché al trend nazionale, c’è chi pensa che la coalizione formata principalmente da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia possa traghettarlo addirittura verso la vittoria al primo turno. Se così non fosse, il ballottaggio non sarebbe poi altro che un “Caligiore contro tutti”, ossia contro l’antagonista principale e gli altri “anti-caligioriani”.  

Al centro, tra i vertici territoriali del centrodestra, il ricandidato ex Sindaco di Ceccano Roberto Caligiore-2

C'è chi dice di sì

A confidare nella maggioranza assoluta, tra gli altri, il Senatore Massimo Ruspandini, già vicesindaco di Ceccano, ma notoriamente molto più di un “braccio destro” di Caligiore in città, oltre che tra i “rottamatori” del centrodestra provinciale. C’è da dire che vincere senza ballottaggio significherebbe prendere più di 7.500 voti. Impresa non impossibile, ma davvero ardua.    

La politicizzazione

“I cittadini ci chiedono più ‘politica’ - ha dichiarato lo stesso Caligiore nel presentare la nuova “squadra” - Ci chiedono di alzare l’asticella e noi, insieme alle nostre liste civiche, testate già nella scorsa consiliatura, rispondiamo!”. Il colore politico, però, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Il fattore Lega è sicuramente trainante, ma le incognite non mancano.

Un pronostico...

Facendo più di qualche conto, si può azzardare per ora un pronostico rispetto ai tre candidati sicuri: al primo turno Caligiore, tra “nuove fiamme” e addii, potrebbe avere dalla sua tra i 5.000 (come nel 2015) e i 6.500 voti; Marco Corsi (civiche, PD e PSI) tra i 3.500 e i 5.000 ed Emanuela Piroli (sinistra) tra i 2.000 e i 3.500. A ruota, su una base ipotetica di 15.000 votanti, le relative “forchette”: Caligiore 33-43%, Corsi 23-33% e Piroli 13-23% (con lo 0.3 periodico). Ovviamente non si può escludere la vittoria al primo turno dello stesso Caligiore. 

...salvo varie ed eventuali

Il tutto, ovviamente, salvo altre significative discese in campo e un’ulteriore dose di astensionismo a fronte dell’ennesimo, controverso “rimescolamento di carte” dopo due commissariamenti prefettizi in cinque anni. Su quasi 20.000 elettori, i votanti al Primo Turno nel 2012 furono 15.863 (80,14 %) e poi scesero difatti a 15.139 (76.54 %) nel 2015, includendo anche quelli con scheda bianca e non valida (nel primo caso 461 e nel secondo 602).

Da civico…

Nelle scorse amministrative Caligiore, sostenuto da sette liste civiche e all’insegna dello slogan “Né destra né sinistra né affari”, vinse al ballottaggio prendendo il doppio dei voti del candidato di centrosinistra Luigi Compagnoni. Per l’esattezza finì 7.079 a 3.582, dopo che al Primo Turno l’uno ne prese 4.901 e l’altro 2.613. 

Un risultato che andò oltre le più rosee aspettative, perché tanti elettori delusi dalle precedenti amministrazioni “rosse” votarono il candidato “civico”. Affatto scontato, quindi, che l’elettorato sinistrorso sia disposto a farlo ora che sventola la bandiera di FdI alla luce del sole, con lo slogan "Indietro non si torna", già associato da molti a un famoso motto di Mussolini.  

Indietro non si torna-2

… a politico

La graduale politicizzazione dei “Caligioriani”, pur non essendo mai stato un mistero che fossero esponenti di Fratelli d’Italia, ebbe già una conseguenza ad appena un anno e otto mesi dall’insediamento della nuova giunta comunale.

La conseguenza

Si tratta del passaggio all’opposizione dei consiglieri di maggioranza Angelo Aversa (lista “Caligiore Sindaco”), Mauro Roma (“L’Altra Ceccano”) e Pino Malizia (“Nuova Vita”) e, di conseguenza, il ritiro delle loro deleghe nonché di quelle dell’assessora al commercio, in quota “Nuova Vita”, Federica Casalese.

Da qui il primo rimpasto della Giunta Caligiore: fuori Casalese e dentro Arianna Moro, fedelissima del consigliere Tonino Aversa, resosi indipendente subito dopo l’elezione nella lista “Movimento Popolare”, a sostegno del candidato sindaco Gianni Querqui, e approdato con “dote” tra le file della maggioranza dopo l’addio del trio dissidente.   

I “fuoriusciti”

In occasione delle Elezioni Provinciali 2017, Angelo Aversa, Roma e Malizia si rifiutarono di votare la consigliera ceccanese Ginevra Bianchini (“Caligiore Sindaco”), candidata nella Lista di centro-destra “Insieme si vince”. Questo, unitamente alla mancata elezione per un soffio dell’esponente FdI, portò a un’insanabile rottura.

Alle Comunali 2015 Angelo Aversa ottenne 288 preferenze all’interno della lista “caligioriana” e Roma 311 in quella collegata al “manovratore” Ruspandini. Malizia (238), invece, fu il più votato tra le file di “Nuova Vita” (676).

Contando anche i 131 voti di Valentino Trotta, schieratosi originariamente nella lista “Insieme per Ceccano” e poi diventato portavoce del gruppo consiliare formato da Angelo Aversa e Roma (“Ceccano in movimento”), e sommandoli a quelli di questi ultimi e di “Nuova Vita”, sono oltre 1.400 preferenze in meno per il candidato sindaco Caligiore.

Gli altri candidati a sindaco

Per ora sono usciti allo scoperto l’ex Presidente del Consiglio Marco Corsi, che con l’altro collega di maggioranza Tonino Aversa ha partecipato alle dimissioni di massa anti-Caligiore, e altri due aspiranti Primi Cittadini: Emanuela Piroli e Giulio Conti, per molto tempo avversari interni al Partito Democratico, tanto che il secondo è stato poi tra i fautori della sfiducia verso la segreteria retta dalla prima.

Sul nome dell’ex capogruppo consiliare dem Conti, in ogni caso, va ancora posto un asterisco per rinviare a una nota a margine. Dopo che la sua auto-candidatura è stata bocciata da PD e PSI, sembra di assistere a uno “One Man Show”, senza copresentatori e, quindi, probabilmente alla ricerca di attenzioni, non avute dal “suo” Partito.

Fuochi di paglia, invece, sembrano esser state ormai le vociferate candidature di Roma, con “Nuova Vita” al seguito, e di Sandro Battista, annunciato mesi fa da una corrente dem cittadina intenzionata a rompere l’immobilismo del PD.  

Marco Corsi

“Mr. 328 preferenze”, oltre a essere sostenuto dai circoli cittadini di PD e PSI, ha dalla sua quattro liste civiche: la propria, “Noi per Ceccano” (903), ma senza il neo-leghista Angelo Macciomei (196) e gli uscenti Fabio e Irene Giovannone (187 e 140), tutti e tre nella nuova coalizione di Caligiore; quella che formeranno altri due ex “caligioriani”, ovvero la già assessora e più votata Fiorella Tiberia (411) e l’allora primo dei non eletti Roberto Savy (126); “Per la Gente” (500) di Angelino Stella e, infine, “Città Nuova” (344) di Pietro D’Annibale, che in precedenza erano, rispettivamente, dalla parte di Querqui e Compagnoni. Della squadra, salvo ripensamenti, anche Tonino Aversa (263).

Marco Corsi-2

In tutto, quindi, intorno ai sicuri 2.000 voti “civici” per Corsi, oltre a quelli che gli saranno garantiti dal Partito Socialista Italiano (824) del Sindaco 2002-2012 Antonio Ciotoli e dal Partito Democratico, che ha un segretario (Davide Di Stefano), ma soprattutto il Sindaco 1994-2002 Maurizio Cerroni a muovere i fili. Allo scorso risultato del PD (938), però, vanno di sicuro sottratti quantomeno i “mattoncini” di Conti (233) e Piroli (153), scendendo così a quota 552. Di voti “politici”, quindi, Corsi se ne dovrebbe accaparrare più o meno 1.400. Assieme ai “civici”, dunque, almeno 3.400 consensi. Nel frattempo, il distinguo di Ciotoli rispetto a una potenziale lista unitaria col PD.

Perché Corsi, per i suoi attuali detrattori alla stregua di un “traditore”, ha contribuito alla caduta di Caligiore? Semplicemente perché, a differenza dei dissidenti, ha portato acqua al mulino di Fratelli d’Italia in ogni tornata elettorale sovracomunale, ma quando si è candidato alle Elezioni 2019 per il rinnovo del Consiglio Provinciale i “caligioriani” hanno votato in blocco il “ruspandiniano” Daniele Maura, consigliere di Giuliano di Roma poi eletto in quota FdI.

Stessa storia per l’ex assessora ai servizi sociali Tiberia, candidatasi anche in prima persona con FdI alle Regionali 2018 pur non essendo tesserata. Ha preteso poi a più riprese quanto le sarebbe stato promesso, ovvero la carica di vicesindaco lasciata da Ruspandini dopo l’approdo di quest’ultimo a Palazzo Madama.

Da lì in poi, nel giro di un anno, è successo di tutto.  Innanzitutto, la presa di distanza dalla maggioranza, con contestuale creazione del gruppo “Rispetto del Voto” (coordinato da Savy), da parte della Tiberia e del consigliere “caligioriano” Colombo Liburdi (ora salito sul Carroccio leghista come Macciomei e l’ex assessore a cultura e bilancio Stefano Gizzi).

Poi la cacciata della stessa Tiberia dalla Giunta ma, con la maggioranza ormai ridotta a un “Sindaco+7” contro 8 di minoranza e un “nì” (Liburdi), il suo reintegro con tanto di vicariato, a discapito del vicesindaco-per-un-mese: l’assessore, tra le altre materie, alla pubblica istruzione Mario Sodani, capo del malpancista “Patto Civico” (462 voti), rappresentato in Consiglio da Marco Mizzoni.  

A seguire la nuova defenestrazione della vicesindaco delegata ai servizi sociali, le vane consultazioni avviate dal Sindaco con quasi tutte le forze di minoranza e, dopo il patto di riappacificazione tra Fratelli d’Italia e l’oppositrice extra-consiliare Forza Italia, la sostituzione in toto della Tiberia con Clara Di Mario, indicata dai forzisti Riccardo Del Brocco, Giancarlo Santucci e Rino Liburdi.

Scelta che ha portato immediatamente allo strappo di Tonino Aversa e alle conseguenti dimissioni dell’assessore Moro, lasciando così Caligiore a contare le ore che lo avrebbero separato dalla sua caduta.   

Emanuela Piroli

L’ex segretaria del PD di Ceccano era stata defenestrata nel novembre 2018, a poco più di un anno dalla nomina, per aver intrecciato rapporti con la Sindaca 2012-2014 e allora consigliera Manuela Maliziola (1.475 voti di coalizione) e “Nuova Vita” in vista delle future elezioni. A risentirne era l’asse tra PD e PSI, quest’ultimo in pessimi rapporti proprio con gli alleati della Piroli.

Emanuela Piroli-3

Maliziola, la prima donna a salire sullo scranno più alto di Palazzo Antonelli, fu difatti dimissionata da undici consiglieri di maggioranza e minoranza per aver azzerato la “sua” Giunta prettamente socialista. Ecco perché, per non fare ad altri quello che “fu fatto - ha detto e ribadito - ingiustamente” a lei, è stata l’unica oppositrice a non firmare le dimissioni per far cadere il suo successore.

A “Nuova Vita”, invece, il PSI non perdonava affatto il “tradimento” con Caligiore, visto che il gruppo originario della contrada “Passo del Cardinale”, tra Cantinella e Cese, aveva spostato quasi settecento voti abitualmente socialisti verso la compagine civica di centro-destra. Va detto, ovviamente, che il tutto rientra nel già menzionato “esodo” dei sinistrorsi delusi dalle passate amministrazioni comunali.      

Detto questo, la corrente democrat di Piroli si è tramutata nella lista “Cives” e, da una parte, avrà l’apporto della sinistra (Verdi Europei, Rifondazione Comunista, Possibile e Comunisti Italiani). Da qui l’allontanamento della Maliziola, per un po’ orientata verso un legame con l’evanescente Sandro Battista, visto che anche qualche pezzo della suddetta sinistra era tra chi la fece capitombolare.  

Dall’altra parte, Piroli avrà l’appoggio esterno di Gianni Querqui. Saranno il figlio (Andrea) e il nipote (Fabio) dell’ex candidato sindaco e consigliere, due fedelissimi della stessa Piroli, a occuparsi del passaggio di consegne. Ai voti di Querqui (2.091), ovviamente, vanno sottratte di sicuro le cinquecento croci sul simbolo di “Per la Gente”, vista l’alleanza tra Stella e Corsi.

Si contano così 1.591 preferenze, più quelle personali della Piroli (153) e delle “sinistre”, che la scorsa volta erano confluite in gran parte ne “L’Altro Lazio” (222) del candidato sindaco Domenico Aversa. Sulla carta, dunque, almeno 1.960 voti totali, senza contare i 1.475 della Maliziola che potrebbero inevitabilmente direzionarsi verso la candidata di sinistra.  

Tornando a Caligiore

Gli “ex”, pertanto, porterebbero via con loro quasi 2.300 dei 4.900 voti presi da Caligiore al Primo Turno 2015. Ai residui 2.600, però, vanno aggiunti sicuramente quelli delle vecchie liste ora confluite nella “Grande Ceccano”: “Cittadini di Ceccano” (824), guidata da Riccardo Del Brocco, e “Ceccano Futura”, rappresentata dall’allora candidato sindaco Rino Liburdi (poi “caligioriano” in fase di ballottaggio), giunta a quota 361, ma comprendendo le preferenze del neo-corsiano Pietro Bovieri (86).

Va ricordato che i primi dei non eletti 2015 Giancarlo Santucci (“Caligiore Sindaco”) e Fabio Giovannone (“Noi per Ceccano” di Corsi), dopo il primo e mal digerito rimpasto della Giunta Caligiore, aderirono a Forza Italia assieme a Rino Liburdi. Dopo una strenua opposizione extra-consiliare all’Amministrazione in carica, come detto, la “reunion” dietro ingresso, prima della sua fine, nell’esecutivo di Palazzo Antonelli.  

Da 2600, con le dovute somme e detrazioni, si arriverebbe a 3.700 proprio grazie al contributo del duo Del Brocco-Liburdi. Non va dimenticato altresì che alle scorse elezioni Del Brocco appoggiò il candidato sindaco Filippo Misserville, la cui coalizione ottenne 1.833 voti.

Tolti quelli di Del Brocco, quindi, se ne contano 1.000 “congelati” visto che lo stesso Misserville non pare per ora essere della partita. Un’altra incognita è quella relativa agli 872 voti che ottenne la lista del “Movimento 5 Stelle”, ormai sparito dai radar cittadini.  

Dai suddetti 3.700, però, bisognerebbe togliere quelli dei “sinistrorsi”, non disposti a dire “sì” al centrodestra, ma d’altro canto c’è la Lega, che oltre al suo e sulla scia nazionale potrebbe attrarre parecchi adepti tra gli “orfani” di Misserville e dei Cinque Stelle. Va da sé, in conclusione, che potrebbe verificarsi una compensazione che garantirebbe a Caligiore i quasi 5.000 voti centrati a suo tempo.      

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