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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Regione, mafie Unindustria: istituzioni siano al nostro fianco imprenditori Lazio non hanno ancora sviluppato anticorpi

Dove c'e' un corrotto c'e' anche un corruttore che spesso appartiene ai sistemi d'impresa. Ma Unindustria e' qui per fare la sua parte. Tuttavia, per noi non e' facile, perche' non siamo abituati: accettare l'idea che cisia la mafia a Roma e nel...

Dove c'e' un corrotto c'e' anche un corruttore che spesso appartiene ai sistemi d'impresa. Ma Unindustria e' qui per fare la sua parte. Tuttavia, per noi non e' facile, perche' non siamo abituati: accettare l'idea che cisia la mafia a Roma e nel Lazio e' per gli imprenditori molto difficile, ancora non abbiamo sviluppato gli anticorpi. Per questo abbiamo bisogno di una mano dalle istituzioni, abbiamo bisogno che ci siate vicini".

Lo ha detto Attilio Tranquilli,vicepresidente Unindustria, intervenuto alla presentazione del Rapporto 'Mafie nel Lazio' in corso al Capranichetta alla presenza, tra gli altri, del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Il rapporto e' stato stilato dall'osservatorio per la sicurezza e la legalita' della Regione Lazio in collaborazione con la Fondazione Libera informazione. "Per noi- ha aggiunto Tranquilli- essere imprenditori vuol dire anche essere attori del sociale. Con Confindustria abbiamo firmato un protocollo per la legalita' e per un territorio senza mafie. Noi ci siamo, pero'- ha ribadito- abbiamo bisogno di avere le istituzioni al nostro fianco".

Confindustria- ha ricordato Tranquilli- si e' costituita parte civile nel processo su Mafia Capitale. Siamo qui perche' le mafie sono un cappio al collo dell'economia e rappresentano un ostacolo a condizioni di lavoro giuste per tutti, al rispetto dell'ambiente, al bene comune e alla dignita' degli individui, che siano consumatori, dipendenti o imprenditori".

Tranquilli ha tenuto a dire che le mafie "sono contro tutti i principi ispiratori e gli obiettivi che Confindustria persegue da oltre cento anni. Siamo qui- ha detto infine- perche' dopo la repressione c'e' sempre bisogno della ricostruzione e insieme a tutti gli altri corpi intermedi vogliamo progettare insieme il futuro della nostra regione senza mafia".

MAFIE: PER SCONFIGGERLE NECESSARIO CHE TUTTI FACCIANO LA LORO PARTE FENOMENO ESISTE, MA ABBIAMO GLI STRUMENTI PER SCONFIGGERLO E SOSTENERE L'ECONOMIA SANA

La mafia fa male all’economia, impedisce ai territori di crescere e danneggia le imprese sane, favorendo la concorrenza sleale. Non possiamo permetterle di distruggere quanto di buon striamo costruendo e non sono più ammissibili posizioni ambigue, che tendono a negare il problema e a non fare nulla per fermarlo. Tutti sono coinvolti, e ognuno è chiamato a fare la propria parte. A partire dai Comuni, ad esempio, che dovrebbero sottoscrivere un protocollo di legalità e rendere trasparenti e aperti tutti i loro dati.-

Così Daniela Bianchi, consigliera regionale del gruppo "PD" in occasione della presentazione del rapporto "Le Mafie nel Lazio" a cura dell'Osservatorio sulla legalità della Regione Lazio.

-Con un'economia in crescita dopo anni di stagnazione e con tante imprese che tornano ad investire, il Lazio è un territorio molto appetibile per le organizzazioni mafiose che ormai non agiscono quasi mai con la violenza ma attraverso i colletti bianchi.

Dalle vicende della città di Roma con l’inchiesta “Mafia Capitale", all’appalto sui rifiuti della città di Frosinone, alle infiltrazioni camorristiche nel pontino, per arrivare alle dimissioni del presidente del X Municipio di Ostia per la presenza della mafia sul litorale, il fenomeno è reale. A livello regionale sono 88 i clan mafiosi presenti, 35 appartenenti alla 'ndrangheta, 29 alla Camorra, 16 a Cosa Nostra, 6 locali e due alla sacra corona unita.

Come emerge dal rapporto "Le mafie nel Lazio" a cura dell’Osservatorio sulla Legalità della Regione, per la provincia di Frosinone il pericolo maggiore arriva dal riciclaggio di denaro sporco (attraverso nuove attività economiche apparentemente legali) e dal narcotraffico. Tra le aree a maggior rischio troviamo quella di Coreno Ausonio, con il distretto del marmo, Cassino con l’indotto Fiat e l’area di Frosinone colpita dal traffico di stupefacenti. E non possiamo certo escludere che con l'avvio delle politiche di reindustrializzazione non si correranno gli stessi pericoli di infiltrazione anche nelle aree produttive del nord della provincia.

Un quadro che non deve però scoraggiare, ma al contrario spingerci ad essere più vigili e decisi nelle nostre azioni. La Regione su questo è in prima linea: solo pochi mesi fa ha sottoscritto un protocollo con Cantone, direttore Anac, per il controllo preventivo su tutti gli appalti regionali. E’ stata inoltre introdotta per la prima volta la fatturazione elettronica, la centrale unica degli acquisti e un albo elettronico dei fornitori sicuri, la così detta “white list”.

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