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I dati sullo stato di salute

Valle del Sacco, Petricca: "Basta con le indagini epidemiologiche al telefono"

La Commissione sanità, presieduta dalla consigliera della Lista Ottaviani, ha puntualizzato alla Asl di Frosinone le criticità del programma Indaco: la sorveglianza epidemiologica, tramite interviste telefoniche, del Sin Bacino del fiume Sacco

È attendibile un’indagine epidemiologica fatta tramite intervista telefonica? Secondo la Commissione sanità di Frosinone, presieduta dalla consigliera comunale Teresa Petricca, assolutamente no. Per questo sono state puntualizzate alla Asl le ravvisate criticità del programma Indaco: Indagini epidemiologiche nel Sin della Valle del Sacco.  

La Regione Lazio, nel quadro della bonifica del Sito di interesse nazionale, sta investendo quasi un milione di euro in un più largo programma di valutazione epidemiologica. Cinquecentomila euro, inoltre, sono destinati all’arruolamento e al follow up di una Coorte dei nati: il monitoraggio dello stato di salute di donne incinte e venturi nascituri.

Da ormai sei mesi, grazie a un accordo tra le Aziende sanitarie di Frosinone e Roma 5, vengono questionari a un campione di 1.200 residenti all’interno del sito da bonificare. A far discutere è la modalità di raccolta dei dati sullo stato di salute: al telefono.

Per questo, una volta avuto un riscontro dal manager della Asl ciociara Angelo Aliquò, la Commissione sanità si è riunita con due dirigenti del Dipartimento epidemiologico della Regione Lazio, le dottoresse Marina Davoli e Paola Michelozzi. A loro sono state rappresentate le contrarietà al programma.

Petricca: “L’indagine ha scarsa attendibilità”

La presidente Petricca, consigliera della Lista Ottaviani e responsabile scientifica dei Medici di famiglia per l’ambiente, ne è sicura: “Così come è stata concepita, l’indagine ha scarsa attendibilità. Le domande rivolte al campione comprendono quesiti sulle condizioni sociali e sulle abitudini di vita e sulle patologie fino a quel giorno diagnosticate al soggetto intervistato”.

“La modalità telefonica solleva più di un dubbio sulla congruità dei dati raccolti, sia rispetto al singolo soggetto intervistato, sia alla molteplicità delle persone inserite nell’indagine. Il cittadino chiamato a fornire i propri dati telefonicamente, infatti, può dare risposte inesatte o incomplete per una serie di motivi”.

“Può, ad esempio, non conoscere le malattie da cui è affetto, oppure scegliere di non parlarne per motivi culturali, o anche non comprendere la classificazione letta al telefono, oppure non riconoscersi in una o più determinate patologie”.

Questionario senza attenzione alle malattie rare

La dottoressa Petricca ricorda che “l’epidemiologia è la scienza che deve guidare le scelte da compiere in materia amministrativa, politica e sanitaria”. Poi si chiede e domanda: “Come può una comunità scientifica accettare dei risultati che, ottenuti partendo da queste condizioni, possono risultare inadeguati e non corrispondenti alla realtà della Valle del Sacco rispetto alla salute collettiva?”.

Si lamenta altresì che il questionario risulta incompleto per via delle carenze sulle patologie “interstiziopatiche polmonari, considerate rare, purtroppo non tali nel nostro territorio”. Le conclusioni, dunque, vengono da sé: “Il questionario non risponde compiutamente alla necessità di ottenere un dato epidemiologico valido e adeguato per la Valle del Sacco, tale da poter essere utilizzato per l’attualizzazione di programmi di bonifica e ripresa”.

Non solo: “Nel mentre presenta la prospettiva, al contrario – continua la presidente della Commissione sanità - di ricadute devastanti nelle future scelte gestionali, con il pericolo di creare scenari applicativi impropri rispetto alla ultradecennale e ormai purtroppo riconosciuta criticità territoriale”.

Dati sulle malattie: "Servono altre fonti"

La Commissione sanità, nell’occasione, ha riconosciuto però il ruolo educazionale dell’intervista telefonica alla volta di una partecipazione diretta dei cittadini alla vita pubblica e alla percezione del rischio sanitario. Afferma, però, di voler al contempo “garantire la protezione degli stessi cittadini da risultanze non corrispondenti alla realtà del territorio di appartenenza”.

Vogliono che i dati sulle malattie provengano da altre fonti, non da un’intervista telefonica. La definiscono “priva di rassicurazioni circa la veridicità del dato sanitario epidemiologico derivante riporta la dottoressa Petricca - Nell’indagine, poi, non vengono presi in considerazione i medici di famiglia quali ausili nella raccolta dei dati, figure che invece sono in grado di garantire l’idoneità delle risposte date dai pazienti intervistati”. 

“Le puntualizzazioni inoltrate alla locale Asl - precisa, infine, la consigliera-medico di famiglia per l’ambiente – costituiscono un chiarimento necessario ed indispensabile da parte della commissione consiliare, deputata ad occuparsi con estrema attenzione della materia sanitaria, in un territorio come il nostro, già vittima, per decenni, di una vera e propria aggressione ambientale”.

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