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Venerdì, 19 Aprile 2024

VIDEO | Operazione Drug Houses, a capo della banda di spacciatori un 20 enne. Incassi da oltre 100 mila euro al mese

Il maggiore Petrarca spiega i dettagli dell’indagine e dell’operazione che ha portato agli arresti di questa mattina e che ha visto coinvolte anche alcune città dell'Umbria e della Campania

Con il passare delle ore emergono nuovi particolari dell’operazione denominata “Drug Houses” che ha visto la città di Frosinone al centro di una vasta rete di spacciatori che dall’Umbria (Spoleto) arrivava fino alla Campania (Santa Maria Capua Vetere) passando per Roma

I militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Frosinone con il supporto di un elicottero del Nucleo Carabinieri di Pratica di Mare che sin dalle prime ore della mattina ha svegliato gli abitanti del Capoluogo, nonché delle Compagnie Carabinieri di Frascati, Roma Cassia e Spoleto, con ausilio di unità cinofile del Nucleo CC di Ponte Galeria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Frosinone, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 11 persone con a capo un ventenne (due in carcere ed le altre agli arresti domiciliari), per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.

Per quanto concerne i ruoli degli indagati, C.I. classe ‘00 emergeva dalle indagini come il vero e proprio “coordinatore” dell’attività di spaccio, mentre C.G. classe ‘94, C.E. classe ’92, P.P. classe ‘93, M.L. classe ‘84, A.D. classe ’75 e S.E. classe ’91, B.J. classe ‘84 e C.S. classe ‘90 risultavano impegnati stabilmente nell’attività di spaccio al dettaglio. Per quanto concerne i fornitori dello stupefacente, veniva individuato un canale “romano” gestito da B.G. classe ’86 e P.G. classe ’84.

Le indagini hanno consentito di ricostruire uno spaccato eloquente dell’attività di “sportello dello spaccio” svolta all’interno dell’immobile di viale Grecia, consentendo altresì di evidenziare il ruolo preminente, di vera e propria gestione ed indirizzo, rivestito dal pur giovanissimo C.I., il quale manteneva costanti contatti con i fornitori dello stupefacente, curava l’approvvigionamento delle sostanze e coordinava l’attività dei complici che stazionavano giorno e notte nell’appartamento per vendere cocaina ai “clienti” assuntori, riuscendo addirittura ad addebitare al correo A.D., a conto dai guadagni a lui spettanti, il controvalore dei 32 grammi di cocaina allo stesso sequestrata dai militari operanti l’11 aprile 2019 nel corso di un controllo presso l’appartamento in questione, ritenendolo in sostanza responsabile della perdita.

L’indagine

L’indagine, condotta con l’ausilio di attività tecniche, trae spunto da una mirata attività info – investigativa che permetteva di raccogliere concordanti notizie secondo le quali un gruppo criminale locale, occupando un alloggio di edilizia popolare, stava gestendo una piazza di spaccio situata in questo capoluogo, al Viale Grecia. Le preliminari attività di osservazione consentivano di ottenere immediate conferme su quanto ipotizzato, poiché si aveva modo di notare un viavai continuo di persone fino a tarda sera, nell’intero arco delle 24 ore giornaliere, soggetti del posto o provenienti da comuni limitrofi che peraltro nulla avevano a che fare in quello stabile. Era talmente evidente e costante l’andirivieni di persone che non poteva passare inosservato agli altri inquilini, che probabilmente per timore di ritorsioni evitavano di segnalare la situazione venutasi a creare.

Le indagini poste in essere dagli inquirenti consentivano di delineare sin da subito le dinamiche criminali attive presso il citato indirizzo, dove risultavano coinvolte persone di nazionalità italiana e straniera e dove l’appartamento sito al 5° piano era una vera e propria “centrale dello spaccio”, la cui illecita funzionalità era garantita 24 ore su 24 ore per sette giorni alla settimana, grazie alla  presenza costante, al suo interno, di almeno una persona, ed al cui interno gli indagati, oltre a spacciare al dettaglio, procedevano a “lavorare” la sostanza stupefacente del tipo cocaina affinché si presentasse “cruda” o “cotta, nonché al suo confezionamento. L’immobile in questione era stato altresì dotato di un impianto di videosorveglianza che inquadrava i posti di obbligato passaggio al fine di avere il tempo per vanificare eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine, mentre il portone d’ingresso blindato dell’appartamento era stato ulteriormente protetto mediante l’installazione di un’inferriata in ferro dalla parte interna, che consentiva solo una minima apertura dello stesso, quanto bastava al passaggio di una mano per l’acquisto dello stupefacente.

L’appartamento di Viale Grecia visto dall’esterno sembrava uno dei tanti edifici popolari di Frosinone, invece era un autentico supermercato della droga, una centrale dello spaccio dove si “servivano” decine di clienti ogni giorno, provenienti da Frosinone e dai comuni limitrofi. Sebbene sul conto degli indagati non sia stata ravvisata una forma organizzativa, gli stessi si sono resi responsabili, a vario titolo, di concorso formale in reato continuato per l’acquisto, la detenzione, il confezionamento, la cessione, il trasporto e lo spaccio continuato al dettaglio di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Le indagini poste in essere nei confronti degli indagati “operativi” intorno ed all’interno della base di spaccio di Viale Grecia consentivano anche di accertare che i rifornimenti di stupefacente e le condotte di cessione “al minuto” di cocaina agli assuntori o ad altri soggetti a loro volta dediti allo spaccio “di strada”, riguardavano anche un altro appartamento ubicato nella parte bassa del capoluogo, ovvero in Via Marittima, delle cui forniture si occupava anche in questo caso C.I., mentre i soggetti impegnati in quotidiane attività di cessione venivano identificati negli indagati B.J. e C.S..

Per avere un’idea di quello che era il guadagno della “piazza di spaccio” si procedeva ad analizzare una giornata “tipo”, scegliendo peraltro un giorno infrasettimanale, in cui l’afflusso di persone risultava molto minore rispetto al fine settimana, e calcolando l’afflusso giornaliero dei “clienti”, circa 120, che quotidianamente si presentavano alla porta dell’appartamento e le relative richieste di acquisto dello stupefacente, riuscendo a calcolare un incasso giornaliero di circa 3.300 euro ed un incasso mensile di circa 100.000 euro.

Le investigazioni consentivano di documentare, grazie a riscontri oggettivi e indagini tecniche effettuati in un lasso di tempo di nove mesi (ottobre 2018 – luglio 2019), un “giro di affari” di circa 900.000,00 euro.

Nel corso delle indagini 11 persone venivano tratte in arresto in flagranza di reato, 5 venivano denunciate in stato di libertà e 50 venivano segnalate alla Prefettura di Frosinone per uso personale di sostanze stupefacenti, procedendo altresì al sequestro di 13 chilogrammi di droga del tipo cocaina e hashish.

Con la citata ordinanza, il G.I.P. del Tribunale di Frosinone ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di C.I. e B.J., mentre nei confronti dei restanti nove indagati è stato disposto il regime degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico.

Nel medesimo contesto operativo, venivano altresì notificati 8 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati per i medesimi reati concernenti gli stupefacenti. La misura cautelare non veniva eseguita nei confronti di due indagati resisi al momento irreperibili e attivamente ricercati ambito territorio nazionale.

Le perquisizioni domiciliari effettuate nel corso dell’esecuzione della misura cautelare consentivano di rinvenire e sequestrare presso l’abitazione di un’indagata 100 grammi di sostanza stupefacente tipo marijuana, trovata nella disponibilità del compagno convivente, P.L. classe ‘82, il quale veniva tratto in arresto in flagranza di reato e sottoposto al regime degli arresti domiciliari in attesa del processo con rito direttissimo.

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