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VIDEO | Coronavirus in Ciociaria, riapertura bar e ristoranti nella Fase 2. Intervista ad Antonio Pecoraro titolare di 'Bartuga Cafe'

Dal 4 maggio potranno ripartire con il servizio d'asporto oltre che con le consegne a domicilio, ma in molti hanno deciso di restare chiusi

Sta per partire la Fase 2 dell'emergenza Coronavirus, quella che consentirà ad un maggior numero di attività commerciali di rialzare le saracinesce. Tra queste anche bar e ristoranti, ma solo per la vendita da asporto oltre che a domicilio. Il consumo non deve avvenire all'interno del locale, né al suo esterno devono formarsi assembramenti in cui non si rispetti la distanza fra le persone. Sul futuro è ancora tutto annebbiato. Dal 1° giugno si potrà riaprire al pubblico, o almeno così dovrebbe essere, ma le modalità non sono chiare e soprattutto appaiono offuscate le garanzie da parte del Governo per chi dovrà riaccendere il motore.

Pochi incassi e tante spese

Significativa la protesta 'simbolica' ad opera dei titolari di attività di ristorazione e ricettive, che nella giornata di ieri hanno riconsegnato le chiavi degli esercizi commerciali ai sindaci, con il motto 'Io non riapro'. "Che senso ha riaprire da lunedì 4 maggio se non si hanno direttive idonee e specifiche sull’emergenza in atto, che vanno al di là della semplice approssimazione e delle semplici mascherine e guanti?". Chiedono a gran voce i titolari sottolineando come "la riapertura con un numero di avventori di gran lunga ridotto, porterà al collasso e al fallimento le attività che si troveranno a fare i conti con incassi risicatissimi, incapaci di coprire i costi relativi al personale, ai canoni di locazione dei mesi di lockdown, alle utenze, all’iva, all’inps, nonché a tutti i nuovi costi per l'adeguamento alle disposizioni sanitarie."

Dal Governo e dallo Stato tante incertezze

Ne abbiamo parlato con Antonio Pecoraro, titolare del 'Bartuga cafè' di Sora, che in un'intervista rilasciata a FrosinoneToday riassume un po' quello che è il malcontento generale focalizzando l'attenzione su ciò che dovrebbe essere l'intervento da parte dello Stato per offrire un aiuto concreto ai commercianti: liquidità a fondo perduto nell'immediato. Occorre liquidità per pagare i fornitori, le utenze e avere un minimo di garanzia economica per affrontare un futuro che non si prospetta di certo roseo. Anche dopo il 1° giugno infatti l'affluenza negli esercizi commerciali sarà ridotta. "Abbiamo bisogno di liquidità, ne abbiamo bisogno ora. Fra un mese sarà troppo tardi" queste le parole del titolare di Bartuga Cafè che lancia un appello "a muoverci tutti insieme per ottenere queste garanzie".

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