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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cassino

Regione Lazio, case della salute Frosinone e Latina. Abbruzzese e Simeone (F.I.): troppi buchi. Zingaretti costretto a prevedere anche la figura dello psicologo

Parte male il tanto sbandierato progetto salvifico delle case della salute. Infatti,  con il decreto nr. U00023 del Commissario ad acta per l’emergenza sanitaria, il Presidente Zingaretti,

Parte male il tanto sbandierato progetto salvifico delle case della salute. Infatti, con il decreto nr. U00023 del Commissario ad acta per l’emergenza sanitaria, il Presidente Zingaretti, è stato costretto ad integrare i suoi precedenti decreti di pari oggetto, con la previsione, nelle strutture sanitarie che si andranno a realizzare sul territorio, anche della importante figura dello psicologo. Lo dichiara il Vice Presidente della VIII Commissione Lavoro, PMI, Mario Abbruzzese.

Questa integrazione è stata sollecitata a Zingaretti dal Consiglio dell’ordine degli Psicologi del Lazio, che ha ufficialmente diffidato la Regione a rivedere il precedente decreto nr 428, perché l’atto non teneva in alcuna considerazione il ruolo e la professionalità dello psicologo, che non veniva affatto menzionato tra i profili professionali degli specialisti e degli operatori, che nell’ambito delle Case della Salute, dovranno lavorare in equipe.

Oltre alla citata diffida, l’Ordine degli psicologi ha anche rivolto istanza di sospensione del provvedimento originario presso il TAR del Lazio.

Per evitare ulteriori problemi, Zingaretti ha opportunamente pensato di rivedere il modello organizzativo delle Case della salute, prevedendo perciò anche lo Psicologo.

Se è vero che nelle intenzioni della Regione, c’è quello di attivare presso ciascun Distretto, le Case della Salute, nelle quali garantire le funzioni dell’assistenza primaria avanzata, medica ed infermieristica, specialistica, area di sorveglianza temporanea, diagnostica di primo livello, nonché punto di primo intervento, è opportuno prevedere, ai fini di prestazioni efficienti ed efficaci, tutte le professionalità del ruolo sanitario.

Questa circostanza sta ulteriormente a dimostrare, che quando si investe molto, anche a livello comunicativo, su un progetto strategico, come quello delle case della Salute, è necessario avere il contributo e la condivisione di tutti gli attori del processo e non solo di alcuni. Ha concluso l’On. Abbruzzese.

SIMEONE: “CASE DELLA SALUTE, DA ZINGARETTI TROPPI BUCHI NERI IN PROVINCIA DI LATINA”

“La riforma del servizio sanitario nella Regione Lazio, nonostante i tanti annunci da parte del presidente Zingaretti, continua a muoversi sul filo della incertezza e delle contraddizioni. Bene l’introduzione delle cosiddette Case della salute su cui siamo concordi e sono assolutamente necessarie.

Perché si tratta di strutture che assorbiranno le emergenze meno gravi, i cosiddetti codici bianchi, consentendo di alleggerire il flusso di utenti che oggi si riversa al pronto soccorso creando uno stato di costante emergenza. Si tratta di strutture sanitarie che hanno il compito di colmare il vuoto che si è creato nei singoli territori a seguito dell’applicazione indiscriminata di tagli ai posti letto e ai presidi ospedalieri. Strutture che garantiranno le funzioni dell’assistenza primaria avanzata, medica ed infermieristica, specialistica, area di sorveglianza temporanea, diagnostica di primo livello, e punto di primo intervento. Per la provincia di Latina sono previste tre case della salute. Una a Sezze, una a Gaeta e una a Minturno. Tuttavia la delibera della giunta regionale del 25 gennaio 2014, contraddicendo quanto contenuto nei decreti del commissario ad acta e le indicazioni del gruppo “Case della salute”, ha stanziato i fondi solo per tre strutture in tutto il Lazio e per la provincia di Latina, solo per l’ospedale San Carlo di Sezze. Non solo, perché la delibera del 31 gennaio 2014, con cui si assegnano ai nuovi direttori generali delle Asl gli obiettivi da perseguire nel corso del mandato, riduce a due le case della salute previste per la provincia di Latina. Per fare chiarezza, per superare le contraddizioni contenute nelle delibere che portano la firma dello stesso Zingaretti, ho presentato una interrogazione nella quale chiedo al presidente della Regione Lazio, in qualità di commissario ad acta per la sanità, un atto di programmazione certo e chiaro che contenga le tempistiche di attuazione di tutte le case della salute individuate con il decreto di ottobre 2013 e dal decreto 480 contenente i programmi operativi per la sanità 2013 – 2015. Ho chiesto quindi chiarimenti sui tempi previsti per l’attivazione, considerando che la struttura di Sezze a quanto apprendiamo dovrebbe essere la prima, delle case della salute che dovrebbero essere realizzate all’ospedale “Luigi Di Liegro” di Gaeta e all’ex ospedale di Minturno e soprattutto per conoscere il destino degli attuali presidi territoriali di prossimità come quello di Priverno. Purtroppo anche per questo provvedimento, che potrebbe rivelarsi determinante per agevolare il lavoro che oggi ricade completamente sulle spalle degli ospedali sopravvissuti all’ondata di cancellazione messa in atto sull’altare del risparmio economico, Zingaretti e la sua giunta dimostrano di non avere un quadro preciso sul piano di una programmazione che deve rispondere nel concreto alle effettive esigenze dei singoli territori. Si continua, e in un settore determinante per la vita dei cittadini come quello della salute, ad agire con eccessiva approssimazione. Noi vogliamo governare il cambiamento che la situazione economica del Lazio anche nella sanità ci impone, e non immolare i cittadini e i servizi di cui hanno diritto sull’altare del risparmio. Un primo passo è stato compiuto ma Zingaretti deve dimostrare il coraggio delle scelte che può risiedere solo in atti che abbiano tempistiche certe. Il nostro compito è riequilibrare il rapporto tra assistenza distrettuale, servizi sul territorio, cure primarie, assistenza domiciliare ed assistenza ospedaliera. I cittadini ci chiedono di conoscere quale sarà il destino del presidio territoriale di prossimità Regina Elena di Priverno, se sarà assorbito, se scomparirà, e quali sono le prospettive per gli operatori oggi impiegati in questa struttura della quale non si fa cenno in nessun atto del commissario Zingaretti. Noi abbiamo il dovere di rispondere. Lo possiamo fare solo con atti lineari, consequenziali, immediati in termini di attuazione. Gli stessi che Zingaretti non riesce, evidentemente, a mettere in campo contraddicendo se stesso e sottraendo servizi ai territori e ai cittadini che li rappresentano”.

SIMEONE: “SANITA’, ZINGARETTI NON PUO’ CANCELLARE IL CENTRO TRASFUSIONALE DI FORMIA”

Il centro trasfusionale di Formia deve essere salvato. L’assemblea pubblica che si è svolta a Formia, a cui oltre me hanno partecipato tantissimi cittadini, il sindaco, operatori, consiglieri comunali ha messo in evidenza , ancora una volta, il ruolo strategico che il centro rappresenta per la sanità non solo nel comprensorio centro ma in tutta la provincia di Latina contribuendo a garantire servizi efficienti in tutto il Lazio. Il Centro trasfusionale dell’ospedale Dono Svizzero di Formia è un’eccellenza che offre servizi qualificati ad oltre 120 persone affette da patologie molto gravi che richiedono, anche ogni due giorni, una trasfusione. E’ il punto di riferimento per un bacino di migliaia di utenti tra cui tanti malati oncoematologici o che necessitano di terapie specifiche come la salassoterapia. E’ il punto nevralgico per servizi di emergenza come per esempio Medicina, Rianimazione, Ostetricia, Ginecologia, Dialisi, Cardiologia e Chirurgia del Dea di I livello di Formia, dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, del presidio di Gaeta e della Clinica Casa Del Sole di Formia. La chiusura del centro, come chiaramente indicato nella delibera che assegna gli obiettivi da raggiungere ai direttori generali delle Asl del 31 gennaio 2014, dovrebbe avvenire entro tre mesi creando disagi evidenti a tutti i pazienti che dovrebbero affrontare un viaggio quasi quotidiano di circa 100 km per raggiungere, con tutte le incognite della viabilità, il centro dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina con aggravi sia per le famiglie che sul piano economico a carico di chi sta già affrontando una situazione difficilissima. L’assemblea a chiusura dei lavori ha dato mandato al sindaco di chiedere, anche a seguito del consiglio comunale di Formia che in questi giorni si è riunito per discutere dell’offerta sanitaria sul territorio pontino affrontando anche il nodo del centro trasfusionale, al presidente Zingaretti un incontro urgente a cui siano presenti anche il direttore generale della Asl di Latina, Michele Caporossi, e i quattro consiglieri regionali della provincia di Latina per definire tutte le azioni necessarie per valorizzare e mantenere operativa la struttura. Il nostro obiettivo deve essere, in quella sede, far comprendere al presidente Zingaretti i disagi ed i disservizi che la chiusura del centro trasfusionale di Formia comporta per i pazienti affetti da patologie estremamente gravi e per le loro famiglie e, insieme, procedere alla modifica di quanto previsto dal decreto 480 e dai successivi atti che impongono la chiusura di una struttura fondamentale per la salute dei nostri cittadini. Riformare il sistema sanitario nel Lazio è un imperativo su cui però non possiamo sacrificare i diritti e la vita dei nostri cittadini”.

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