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Arpino, De Santi replica ad Abbate sulla Fondazione Mastroianni: “anch'io ho depositato presso la Procura un esposto denuncia”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FLORIANO DE SANTI : Non c'è bisogno di far suonare la fanfara per annunciare (a chi poi? Ai "padroni del vapore" della politica o agli ignari elettori futuri in terra frusinate?) che il Presidente della Fondazione...

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FLORIANO DE SANTI : Non c'è bisogno di far suonare la fanfara per annunciare (a chi poi? Ai "padroni del vapore" della politica o agli ignari elettori futuri in terra frusinate?) che il Presidente della Fondazione Mastroianni di Arpino Antonio Abbate ha querelato il

sottoscritto, perché anch'io da tempo, e ancora prima, ho depositato presso la Procura della Repubblica competente un esposto denuncia per la nomina a Direttore Artistico di Lisa Della Volpe, una sconosciuta insegnante "specializzata nel sostegno" e nella "promozione turistica", in tutta evidenza priva di competenze di sorta sul lavoro creativo del grande Maestro ciociaro e pertanto inidonea ad espletare i compiti propri di un Direttore per come indicati nella Convenzione ad evidenza pubblica stipulata il 24 luglio 2000. È talmente fondata questa nostra decisiva considerazione che incredibilmente viene confermata dalla stessa Della Volpe: "È vero che non sono specializzata su Mastroianni, ma ritengo di avere capacità e competenza, entusiasmo e coraggio da vendere".

Ma di quale empeiria, esperienza critica parla se non ha mai scritto una sola riga sul lavoro di Mastroianni? Nonostante l'entusiasmo e il coraggio da vendere, è sufficiente e giusto ‒ lo dico con la massima serenità ‒ nominare un tale Direttore, che ha tra i suoi compiti principali quello di autenticare le opere dell'artista che deve difendere dall'insidia del mercato e dai tanti falsi che sono in circolazione? Se non ha mai fatto studi profondi, non dico su Mastroianni ma su un qualunque altro protagonista dell'arte contemporanea, come ha fatto il Consiglio di Amministrazione della Fondazione a giudicarla adatta a svolgere un simile gravoso compito? Due componenti illustri del Comitato Scientifico del Centro Internazionale Umberto Mastroianni già dal 1993, Gérard Xuriguera e Román de la Calle, giudicano scandalosa la nomina a Direttore di Della Volpe, ricordando, soprattutto al Presidente Abbate, che il problema della storia dell'arte, in quanto disciplina rigorosa, è anche il problema di una nuova etica professionale accertata e riconosciuta.

Quale consapevolezza conoscitiva e filologica ha intravisto Abbate nella Della Volpe? Non riusciamo proprio a comprenderlo. Ma per citarne la pochezza, la clamorosa impreparazione su Mastroianni, che mette davvero a repentaglio la credibilità faticosamente acquisita dalla Direzione in tante mostre e pubblicazioni realizzate nei primi quindici anni, si guardi il nuovo sito della Fondazione Mastroianni di Arpino, e in particolare alla voce "Monografie essenziali". Tra le tante ne elenca 15, e certamente non le più importanti ed indispensabili, colpevolmente tralasciando ‒ per non dire di peggio ‒ le tredici da me pubblicate per la Fondazione.

Senonché, la Della Volpe (perché questo è un compito suo, sebbene sia stata eletta Direttore dal 3 giugno 2013) confonde uno studio monografico con articoli pubblicati su quotidiani e riviste (è il caso di Filippo De Pisis, di James Fitzsimmons, di Stuart Preston); scambia per monografia una cartella litografica di ritratti figurativi (Salvatore Quasimodo); ritiene saggi monografici succinte presentazioni di mostre (Ida Isoardi, Jacques Lassaigne, Giovanni Sarpellon, Angelo Mistrangelo); attribuisce degli scritti autobiografici e poetici di Mastroianni a Leo Strozzieri e a Floriano De Santi; assegna uno studio monografico sui cartoni graffiati e bucati mastroiannei redatto da Floriano De Santi a Giulio Carlo Argan e a Cesare Brandi, la cui paternità è stata accertata persino dal C.T.U. Alessandra Lucia Coruzzi presso il Tribunale di Ascoli Piceno e confermata da una testimonianza nella stessa misura netta di Carmine Benincasa: "Nel 1980, per i tipi Dedalo libri di Bari, è stato pubblicato l'interessante volume di Floriano De Santi Umberto Mastroianni, la simbologia delle forme. Il volume, oltre a un pertinente saggio di De Santi è impreziosito da due interventi di Giulio Carlo Argan e di Cesare Brandi. Quella collana della Dedalo era allora diretta dal sottoscritto"; sostiene che l'ordinamento dell'antologica di Mastroianni al The Hakone Open Air Museum sia di Floriano De Santi, di Maurizio Calvesi, di Masaaki Iseki, di Nobutaka Shikanai, quando invece è solo fatica, al pari della cura del catalogo, di De Santi. Come si può definire un simile disastro? Perché il Direttore non ha ancora corretto questo cimitero di errori? La Fondazione è il Vangelo dell'artista, ma in questo modo per Mastroianni diviene il suo Calvario!

L'elezione di Della Volpe, dunque, è illegittima sotto diversi profili. Intanto, perché il Consiglio di Amministrazione ha disatteso le condizioni alle quali la Donazione Mastroianni è stata sottoposta. Difatti, tanto l'Atto di Donazione del 23 gennaio 1992 (Repertorio n. 5891 dell'Amministrazione Provinciale di Frosinone, l'Ente proprietario dell'intera collezione mastroiannea) quanto l'Atto Costitutivo della Fondazione Umberto Mastroianni del 15 gennaio 1999 (Repertorio n. 38110 del Rogito Notarile n. 6122 del Notaio Marina Stirpe), recitano con chiarezza, rispettivamente all'art. 5 e all'art. E, le seguenti imprescindibili condizioni: "che le opere siano esposte al pubblico attraverso mostre ed iniziative culturali curate dal prof. Floriano De Santi, Direttore del Centro Umberto Mastroianni che, annualmente, organizzerà iniziative culturali adeguate al livello internazionale del Centro stesso". In altre parole Mastroianni impone al donatario, pena la decadenza della Donazione, che il Direttore del suo Museo sia Floriano De Santi.

La decisione presa, invece, non solo mortifica la volontà del donante che, trovando codificazione all'interno dei citati formali atti pubblici, di fatto acquista impositiva efficacia legale, ma risulta addirittura contraria ai principi stabiliti dallo Statuto del 2000 istitutivo della pubblica Fondazione che, attesa l'importanza del Direttore Artistico nella tutela e nella cura della produzione mastroiannea, all'articolo 14 patentemente esclude la possibilità di una nomina inaudita altera parte, espressamente imponendo al Consiglio di Amministrazione la previa audizione del Comitato Scientifico (invero, illegittimamente neppure costituito), composto dalle più rappresentative personalità del mondo dell'arte e della cultura, di fama nazionale ed internazionale, aventi a cura l'opera di Mastroianni. È uno scempio quello che ha provocato, con la nomina di Della Volpe, la Fondazione Mastroianni!

È questo il "virtuoso cammino" di cui scrive con inaudita faccia tosta il Presidente Abbate? O quando afferma ‒ dimenticando o ignorando che la Fondazione arpinate, con la mia Direzione, ha ordinato mostre di maestri del calibro di Carlo Carrà, di Marc Chagall, di Giorgio de Chirico, di Gaetano Carboni, di Vincenzo Balsamo, di Antoni Miró, di Eugenio Carmi, di Alberto Sughi, di Gino Marotta, di Venanzo Crocetti, di Francesco Messina, di Salvador Dalí, di Giacomo Manzù, di Pablo Picasso e di tanti altri ‒ che Maurizio Toffoletti, bontà sua, è "un nome di assoluto rilievo nel panorama internazionale dell'arte contemporanea". Anche questa asserzione è uno scempio culturale, perché scambia la Koinè artistica parigina o newyorkese con il dialetto leccese.

Ma ancor più grave, per la Fondazione, è di esporre 13 opere monumentali di Mastroianni, per di più acciai, ad ogni genere di intemperie e al conseguente degrado, poiché appunto stando fuori, à la belle étoile, finiranno ovviamente con l'arrugginirsi e bucarsi, come è accaduto, purtroppo, al Monumento ai Caduti di tutte le guerre di Frosinone. E in tal senso come si può descrivere l'orrendo spettacolo, nei locali della Cappella dell'ex Ospedale Santa Croce di Arpino, di vedere, tra polvere ed escrementi di topi, due grossi frammenti lignei di sculture di Mastroianni chiamate Cavallo Tang del 1986-87 e Macchina sacrale del 1988? Senza poi dimenticare che è altrettanto grave l'inserimento, nel Castello Ladislao di Arpino, sede inadeguata del Museo, del gesso Uomo non autografo del Maestro di Fontana Liri. Costretti a denunciare il pressapochismo e l'inciviltà di una simile gestione, ci auguriamo che l'Autorità Tutoria intervenga velocemente e con la massima severità.

Floriano De Santi

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