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Giovedì, 28 Marzo 2024
Nord Ciociaria

Frosinone, il segno meno emerge dall’indagine congiunturale sulle piccole e medio industrire della provincia ciociara

Per il mancato arrivo di Amazon il presidente della Federlazio Alessandro Casinelli sferza tutti a destra e manca: "politici e certe istituzioni che hanno creato confusione e quindi mancanza di interlocutori seri e così la grande azienda americana...

Per il mancato arrivo di Amazon il presidente della Federlazio Alessandro Casinelli sferza tutti a destra e manca: "politici e certe istituzioni che hanno creato confusione e quindi mancanza di interlocutori seri e così la grande azienda americana è fuggita dal nostro territorio". “C’è troppo caos nella gestione, tutti si fanno paladini e la politica sta a guardare senza un piano di sviluppo reale, ecco perché tutti i segni dell’economia locale segnano il meno, anche se con l’export si intravede un segno di ripresa. Devono essere le piccole imprese - afferma il presidente Casineli- ha rilanciare l’economia della Ciociaria e ci vuole più ricerca”. Nell’analisi congiunturale sulle piccole e medie imprese della Provincia di Frosinone il direttore Roberto Battisti ha tenuto a sottolineare che è una “istantanea” con le previsioni dei sei mesi, è un’indagine qualitativa.

Nella sala della Federlazio di Frosinone, alla presenza dei membri del Consiglio di amministrazione e del presidente dell’Amministrazione Provinciale avv. Antonio Pompeo, è toccato dapprima al dott. Roberto Battisti dare lettura dei dati quasi catastrofici, perché c’è qualcosa che non ha funzionato e quindi si devono capire i motivi della controtendenza - ha affermato il presidente Casinelli - che sono due: 1° il rapporto tra economia e Politica. 2° manca il rapporto tra imprese.

"Il rapporto tra economia e politica - ha aggiunto il presidente - deve essere necessariamente virtuoso, perché dobbiamo ridisegnare il cambio della politica che deve scrivere le regole per l’economia e devono essere semplificate poi le imprese si devono ridefinire, perché è stata abbandonata la ricerca per abbracciare la finanza, ecco perché si deve tornare al manifatturiero insomma, si devono riportare al centro le Piccole e Medie Imprese e soprattutto meno burocrazia con l’Europa e le leggi Italiane, perché alle industrie servono cose semplici e non complicate, noi vogliamo la semplificazione e non la politica. Se vuole i posti siamo ben felici di darli, però facciano per l’industra”.

Poi il Presidente della Provincia Antonio Pompeo ha chiosato: “Sono stato invitato e ringrazio il Presidente Casinelli, alla presentazione dell’indagine congiunturale semestrale di Federlazio. L’indagine, purtroppo, non presenta degli spunti dai quali si possano trarre delle sensazioni positive. I commenti a margine del lavoro di Federlazio riportano ancora una volta al rapporto tra politica e impresa, laddove gli imprenditori chiedono alla rappresentanza politica del territorio di svolgere la propria parte in modo efficace e senza sconfinamenti.Mi sento di dire che siamo perfettamente sulla stessa linea. Il mio ruolo, quello di Presidente di un Ente di Area Vasta, qual è la Provincia, è proprio quello di fornire gli indirizzi, promuovere le strategie di crescita. Aggiungo che è anche quello di fornire gli strumenti affinché tali strategie possano essere mirate e sollecite. Il nostro Comitato per il Lavoro e lo Sviluppo Economico, del quale Federlazio fa parte, non è che il parlamentino degli stakeholders della nostra provincia, in gran parte formati dalle rappresentanze datoriali e del mondo del lavoro. Non sarà certamente sfuggito che già nella riunione inaugurale del Comitato, avvenuta non più tardi di qualche giorno fa, il primo indirizzo di massima che tutti insieme abbiamo individuato è proprio quello di guardare all’imprenditoria come l’unico elemento protagonista di qualsiasi obiettivo ci si ponga. Senza l’interesse dell’imprenditore nessuno strumento, sia esso di finanza pubblica, sia esso di carattere progettuale, potrà mai avere un buon esito. Aggiungo – conclude Pompeo- che la rappresentanza politica, per svolgere il suo compito, non solo deve essere responsabile e priva di barriere ideologiche; essa deve anche essere forte. E’ ormai di ampia condivisione, ritengo, che senza un gioco di squadra che ci veda tutti dalla medesima parte il nostro territorio continuerà a segnare il passo. Non posso esimermi dunque dall’affermare che se è vero che la politica deve essere in grado di svolgere il proprio ruolo senza sconfinamenti, è altrettanto necessario che gli apparati produttivi del nostro territorio siano in grado di superare le loro divisioni, i loro eccessivi personalismi e giocare tutti nella stessa squadra”.

Giancarlo Flavi

INDAGINE CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE DELLA PROVINCIA DI FROSINONE

1° SEMESTRE 2015 PREVISIONI 2° SEMESTRE 2015 UFFICIO STUDI

FEDERLAZIO FROSINONE 1° ottobre 2015 Tav.1.3- Lazio: demografia delle imprese nel II trimestre 2015

Tutti settori Registrate Attive Iscrizioni Cessazioni* Saldo Tax crescita

2015 Tax crescita

2014

Frosinone 37.573 33.250 636 410 226 0,60 0,67

Latina 14.815 12.914 242 167 75 0,50 0,45

Roma 476.004 345.195 8.441 4.600 3.841 0,81 0,98

Rieti 57.468 46.922 976 569 407 0,71 0,58

Viterbo 46.474 38.869 773 469 304 0,65 0,62

Lazio 632.334 477.150 11.068 6.215 4.853 0,77 0,89

Italia 6.045.771 5.144.572 97.811 59.831 37.980 0,63 0,59 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Federlazio su dati Movimprese. (*) cessazioni al netto delle cessate d’ufficio. Tav.1.4 - Lazio: imprese industriali nel II trimestre 2015 (*) (valori %)

Iscrizioni Cessazioni Tasso di sviluppo

2015 2014 2015 2014 2015 2014

Frosinone 113 91 99 84 -0,10 -0,71

Latina 101 116 170 157 -0,87 -1,29

Rieti 45 54 54 47 -1,89 -1,33

Roma 832 789 990 808 -0,25 -0,58

Viterbo 83 88 94 77 0,89 -0,86

LAZIO 1.174 1.138 1.407 1.173 -0,38 -0,70

ITALIA 14.437 14.205 15.928 16.923 -0,71 -0,98

(*) Manifatturiero e Costruzioni. Tutte le forme giuridiche. Tav.1.5 - Lazio: esportazioni e importazioni. I semestre 2015 (variazioni %tendenziali)

MONDO UE 28 EXTRA UE 28

Import Export Import Export Import Export

Viterbo 38,6 16,4 8,0 23,7 80,8 7,2

Rieti 1,7 13,2 8,4 18,3 -39,1 -8,4

Roma 14,4 9,3 3,5 2,3 29,7 17,5

Latina 24,5 23,7 32,3 30,4 -10,8 -11,8

Frosinone 39,8 11,9 32,9 8,7 52,4 24,0

LAZIO 20,6 14,4 15,1 14,8 30,2 13,6

ITALIA 4,7 5,0 7,3 3,7 1,3 6,5

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Federlazio su dati ISTAT. Dati cumulati.

Tav.1.6 - Lazio: esportazioni e importazioni. I semestre 2015 e I semestre 2014 (quote %)

QUOTE % SU ITALIA QUOTE % SU LAZIO

I sem 2014 I sem 2015 I sem 2014 I sem 2015

Import Export Import Export Import Export Import Export

Viterbo 0,1 0,1 0,1 0,1 0,8 2,0 1,0 2,0

Rieti 0,1 0,1 0,1 0,1 0,7 1,3 0,6 1,2

Roma 4,6 1,9 5,0 2,0 64,0 42,9 60,8 41,0

Latina 1,3 1,3 1,5 1,6 17,6 29,7 18,1 32,1

Frosinone 1,2 1,1 1,6 1,2 16,8 24,2 19,5 23,7

LAZIO 7,2 4,5 8,3 4,9 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Federlazio su dati ISTAT. Dati cumulati.

LE CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE

L’analisi ha coinvolto un campione di 79 aziende rappresentative del tessuto economico e produttivo della nostra provincia, distribuite come riportato nella tavola seguente:

Dimensione media delle imprese

Classe di addetti Percentuale

1 – 9 31%

10 – 49 49%

Oltre 50 20% La maggioranza delle imprese impiega dai 10 ai 49 dipendenti, con una percentuale pari al 49%, mentre il 31% ne impiega fino a 9 unità.

Il peso percentuale delle imprese con oltre 50 addetti, invece, è pari al 20%.

Dalle interviste somministrate al campione di aziende emerge quanto segue:

1. ORDINATIVI

Iniziamo dagli ordinativi ricevuti dalle imprese nel primosemestre 2015.

In questo lasso temporale il saldo di opinionirelativo agli ordini Italia, presentaun peggioramentorispetto a tutto il 2014, evidenziando un saldo con una media di -15 punti rispetto ai due semestri precedenti. Il saldo del primo semestre 2015, relativo agli ordinativi dell’UE,è in perfetta linea con quello riferito al secondo semestre 2014, annullando il saldo positivo registrato nel 1° semestre 2014. Gli ordinativi extra UE nel primo semestre 2015presentano invece un saldo negativo identico al semestre precedente.

Questo sottolinea che non c’è stata crescita, ma la situazione è rimasta stazionaria.

2. FATTURATO

Il primo semestre 2015 denota un lievissimo peggioramento del fatturato realizzato in Italia. Siamo ancora in una situazione negativa con unsaldo di -17 punti con una flessione di 1 punto rispetto al precedente semestre e una di 17 rispetto all’inizio del 2014. Notevole calo si è registrato anche per il fatturato UE: un dato negativo di -50 punti rispetto al secondo semestre 2014. Contrariamente al fatturato UE, registriamo un miglioramento dei dati relativi al fatturato extra UE che, pur presentando un saldo pari a zero, annulla la negatività del precedente semestre.

3. PRODUZIONE

Peggiorata anche la situazione per quanto riguarda la produzione, che presenta un saldo decisamente negativo rispetto ai semestri precedenti, che già mostravano un quadro in continua diminuzione.

I primi sei mesi del 2015 fanno registrare una diminuzione di 16 punti rispetto alla fine del 2014 e di 43 punti rispetto all’inizio del 2014.

4. INVESTIMENTI

Abbiamo chiesto poi agli imprenditori se avessero fatto investimenti nel corso del primo semestre 2015.

L’indice degli investimentivede un aumento di quasi 14 punti rispettoal secondo semestre 2014, anche se inferiore all’inizio dello stesso.

5. OCCUPAZIONE

Riguardo l’occupazione, nel primosemestre 2015 i dati mostrano un netto miglioramento rispetto al secondo del 2014; ben 19 punti in più riportando il dato in area positiva, forse anche in conseguenza del “JOBS ACT” che, a detta degli esperti, ha avuto un peso sulla ripresa dell’occupazione.

6. PREVISIONI

La nostra indagine ha anche rilevato le previsioni degli imprenditori per il secondo semestre 2015, limitate agli ordinativi, all’occupazione ed agli investimenti.

È utile ricordare che con l’analisi previsionale ci stiamo spostando da un quadro ricavato da indici certi e suffragati da elementi quantitativi, ad un altro un po’ più soggettivo, basato sulle aspettative degli intervistati.

Riscontriamo un leggero ottimismo da parte degli imprenditori per ciò che attiene agli ordinativi.

Rispetto ai dati negativi dei semestri precedenti, per la secondametà del 2015 gli imprenditori hanno mostrato maggior grado di ottimismo, portando a zero i saldi negativi precedenti. Anche relativamente alle previsioni sul piano occupazionale gli imprenditori manifestano un certo ottimismo.

Infatti il saldo di opinioni sulle previsioni delsecondo semestre 2015 evidenzia ancora un aumento di 6 punti rispetto al valore del precedente, con un saldo pari a 11.

Stessa cosa si può dire sul piano degli investimenti, dove si prevede un aumento notevole rispetto ai semestriprecedenti.

L’auspicio è che nel 2015, tali previsioni possano trasformarsi in realtà. 7. LE PROBLEMATICHE DELLE AZIENDE

Come in ogni altra rilevazione, abbiamo invitato gli imprenditori del campione a segnalare le principali problematiche che, a loro avviso, hanno influenzato più negativamente l’attività della propria azienda nel primo semestre 2015.

I principali problemi, in ordine di importanza, sono stati:

1. Insufficienza di domanda

2. Ritardi pagamenti da parte di privati

3. Ritardi dei pagamenti da parte della P.A.

Anche per il secondo semestre, a sorpresa, non c’è tra le voci prioritarie la mancanza di credito, che pure è un fattore importante per le aziende.

Ciò non significa che questo non sia più un problema, quanto piuttosto che le aziende spesso rinunciano a monte a chiedere nuovi accessi, stante una certa rigidità degli istituti a concedere credito. È, per fare un esempio, lo stesso approccio disincantato dei molti che rinunciano ad iscriversi alle liste di collocamento o che smettono completamente di cercare lavoro, ritenendolo un esercizio inutile e dispendioso. 8. LA PERCEZIONE DELLA CRISI Abbiamo poi voluto cogliere la percezione soggettiva della crisi da parte degli imprenditori, chiedendo loro di concordare su una della quattro affermazioni che abbiamo proposto, ciascuna indicante un diverso atteggiamento verso il momento che stiamo attraversando.

Il grafico evidenzia che ancora la maggioranza relativa degli imprenditori ha una percezione negativa, sostenendo che “non si intravede alcuna via di uscita” (47,4%), anche se in lieve diminuzione rispetto al semestre precedente.

Il 36,8% delle imprese sostiene che “si intravede uno spiraglio di ripresa”.

Vi è poi il 10,5% che considera ormai “il peggio alle spalle” e infine una piccola percentuale pari al 5,3% che si dice convinta che invece “il peggio deve ancora venire”.

Se dunque andiamo a sommare tra di loro le due affermazioni più pessimistiche, da un lato, e quelle più ottimistiche, dall’altro, noteremo che nel primo caso il dato scende dal 64,3% del 2° semestre 2014 al 52,7% del 1° semestre, mentre nel primo caso la quota sale dal 35,7% al 47,3%.

Il che denota indubbiamente il restringersi dell’area tendente al pessimismo a favore del suo contrario. In che peraltro concorda con le previsioni già espresse dagli intervistati sui principali indicatori, come abbiamo appena visto.

CONFRONTO FROSINONE / MEDIA REGIONALE

“PROSPETTO SALDI E PREVISIONI”

SALDI 1° SEMESTRE 2015

LAZIO FROSINONE

ORDINATIVI ITALIA -13 -38

ORDINATIVI U.E. -10 0

ORDINATIVI EXTRA U.E. 15 -25

FATTURATO ITALIA -6 -17

FATTURATO U.E. -16 -50

FATTURATO EXTRA U.E. 17 0

PRODUZIONE -13 -43

INVESTIMENTI 28 39

OCCUPAZIONE 0 6 PREVISIONI 2° SEMESTRE 2015 LAZIO FROSINONE

ORDINI ITALIA 13 0

ORDINI U.E. 26 33

ORDINI EXTRA U.E. 27 60

OCCUPAZIONE 3 11

INVESTIMENTI 34 53

CONSIDERAZIONI DI SINTESI

Con un pizzico di sconforto abbiamo constatare come gli ancorché timidi e incerti segnali di ripresa che l’indagine congiunturale della Federlazio ha registrato a livello regionale, non trovino altrettanto riscontro nella focalizzazione condotta sulla provincia di Frosinone.

Dai dati che abbiamo appena visto, permane ancora uno scarto tra Frosinone e l’andamento complessivo della regione che indubbiamente desta in noi non poche preoccupazioni. Mentre nella media regionale alcuni indicatori di performance segnalati dalle imprese stesse, anche se negativi, registrano comunque un relativo miglioramento rispetto al semestre precedente, nella nostra provincia in qualche caso abbiamo dovuto constatare invece un peggioramento.

Ci sembra evidente che questo territorio, dal punto di vista dell’andamento statistico, rappresenti oggi un’”anomalia negativa” rispetto al dato regionale aggregato. Resta dunque da capire prima quali ne siano le ragioni, per poi provare ad ipotizzare i possibili rimedi.

E’ evidente come in questa materia le problematiche siano estremamente complesse e saldamente intrecciate tra di loro, al punto da non poter esser affrontate con superficialità. Ed è altrettanto evidente che nessuno di noi è in possesso de “la” soluzione. Ciascuno tuttavia può portare il suo punto di vista e offrire un contributo alla interpretazione della realtà.

Noi qui vogliamo provare a farlo, svolgendo una rapida riflessione su quelle che per noi sono alcune delle ragioni sottostanti alle difficoltà che sconta il sistema produttivo su questo territorio.

Il primo punto che vorremo sottolineare è il rapporto che esiste tra l’Economia e la Politica. Un rapporto che dovrebbe essere virtuoso e di stimolo reciproco, un rapporto in cui entrambe le sfere concorrono allo sviluppo della comunità locale, ma che invece a volte sembra degradare verso il rapporto vizioso, che frena, che ostacola, che rallenta la comunità economica.

Questo è un territorio che deve cominciare abituarsi ad assegnare alla Politica un peso che non può più essere quello che essa ha ricoperto fino ad oggi.

Bisogna ridefinire per la Politica i suoi giusti confini e riassegnare ad essa i suoi compiti istituzionali, che sono quelli della programmazione, dell’indirizzo, della definizione di un sistema di regole da far rispettare inflessibilmente, e non quelli che concernono direttamente o indirettamente le funzioni gestionali.

Occorre che la Politica lasci spazio agli “spiriti vitali” dell’Economia; bisogna consentire alle dinamiche interne alle forze imprenditoriali di esprimersi liberamente senza lasciarsi condizionare dalle interferenze dirette o indirette della Politica, che ha fini diversi da quelli dell’impresa, ma non per questo meno legittimi. Se è giusto che la Politica non venga posta al servizio dell’Economia, è altrettanto giusto che l’Economia non sia intesa al servizio della Politica.

Pertanto ci aspettiamo che il sistema politico si ritragga da tutto ciò che non è di sua specifica competenza, ovvero dalla proprietà o partecipazione in società od enti economici, per concentrare tutte le sue forze negli ambiti invece di sua stretta competenza, che sono quelli dove purtroppo in questi anni essa ha mostrato le sue più gravi carenze, ovvero l’ordinato e corretto funzionamento della “macchina burocratica”.

Bisogna cominciare a capire che efficacia, efficienza e rapidità di risposta della burocrazia hanno anch’esse una sia pur indiretta valenza economica e rappresentano – esse sì – il miglior servizio che il sistema politico-amministrativo possa rendere a quello economico-imprenditoriale: più di tante iniziative di corto respiro che magari hanno valore per il dividendo mediatico e politico che producono, ma che non riescono ad incidere strutturalmente sulla qualità della vita sociale ed economica della comunità.

Insieme a ciò – e anzi grazie a tutto questo – la Politica ha anche una seconda funzione ancor più strategica: quella di rendere attrattivo il territorio, elevandone il livello di funzionalità complessiva ed anche adeguandone la dotazione infrastrutturale agli standard di un paese moderno. Da questo punto di vista, l’avvio della produzione della Giulia a Cassino può rappresentare davvero uno stimolo per un più diffuso processo di modernizzazione del territorio e delle sue istituzioni in senso lato.

Per onestà, però, dobbiamo aggiungere che non sono soltanto la Politica o la Pubblica Amministrazione a dover rivedere i propri comportamenti, ma è anche il sistema delle imprese a dover fare i suoi bei “compiti a casa” come si dice oggi. E alcune critiche possono essere mosse anche nei suoi confronti. 1. Per prima cosa bisogna che il mondo dell’impresa nel suo insieme torni a riscoprire la sua identità manifatturiera. Noi siamo convinti che qualunque seria, concreta e non ideologica ipotesi di rilancio del sistema economico nazionale e locale non possa che muovere da una ricollocazione dell’industria manifatturiera al centro della scena. Tutto questo naturalmente non significa decretare l’irrilevanza degli altri settori. Significa più semplicemente che se non si torna a puntare su uno sviluppo fondato sull’industria – certamente più moderna, tecnologicamente avanzata e ad alto contenuto di innovazione – gli altri settori rischiano di avere il fiato troppo corto per poter trainare un grande paese come il nostro.

Questo atteggiamento presuppone però un nuovo approccio all’innovazione, la vera chiave di volta di un reale riposizionamento competitivo, ben sapendo che l’innovazione e il rapporto con le nuove tecnologie è un processo in divenire, non un dato che si acquisisce una volta per tutte. Innovare non significa soltanto acquistare un nuovo macchinario, ma significa dotarsi di nuovi occhi per guardare la realtà.

E per ottenere questo cambio culturale bisogna, ad esempio, instaurare un diverso rapporto con l’Università e con in centri dove si fa ricerca, affinché i risultati possano essere trasferiti dentro l’impresa e diventare fattori competitivi strategici. 2. Come seconda cosa, è indispensabile che gli imprenditori, e quelli piccoli e medi ancora più degli altri, abbandonino il tradizionale individualismo per adottare invece una logica più improntata ai comportamenti a rete, alla collaborazione, alla partnership.

La scala dimensionale alla quale ormai si sviluppa la competizione, le specifiche caratteristiche dei problemi da affrontare, l’ammontare dei capitali oggi richiesti, sono tutti fenomeni che rendono assai difficile affrontare con successo i mercati, restando all’interno della logica individualistica. E dunque su questo occorre compiere uno sforzo che purtroppo non è un semplice optional, ma una necessità imprescindibile per l’impresa che voglia puntare su una prospettiva temporale di medio-lungo periodo.

3. Per finire, bisogna cominciare ad abituarsi a guardare all’Unione Europea e alle risorse finanziarie che essa è in grado di mettere in campo, in particolar modo per le Pmi che siano però capaci di elaborare progetti di investimento imperniati sull’innovazione e sulla crescita. Oggi la maggior parte delle risorse per lo sviluppo delle imprese provengono dal bilancio comunitario e la stessa Regione Lazio ha da poco varato un interessante programma per la reindustrializzazione del territorio, proprio utilizzando per una buona parte risorse europee. Si tratta di un programma che chiama per l’appunto i territori e le imprese ad un nuovo protagonismo, attraverso forme di aggregazione intorno a progetti specifici e coerenti con le proprie vocazioni. Sarà dunque la progettualità integrata ad essere sempre più premiata dalle risorse comunitarie. Ciò richiederà anche alle Pmi la capacità di spogliarsi dei vecchi individualismi per adottare modelli diversi.

Senza questo cambio di rotta, senza questo mutamento di prospettiva, che deve richiamare tutti – le imprese, le associazioni, le istituzioni – alle propria responsabilità, pensiamo sarà molto difficile, per non dire impossibile, che la tanto attesa e auspicata ripresa ci possa cadere tra le mani quasi come per magia.

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