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Valle del Sacco, Carella (PD) per l’inquinamento un’unica cabina di regia che porti a termine la bonifica

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Sull’inquinamento della Valle del Sacco si continua a parlare a proporre un’infinità d’interventi che rischiano di rimanere parole al vento senza produrre la cosa essenziale che in questo momento deve essere affrontata e...

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Sull’inquinamento della Valle del Sacco si continua a parlare a proporre un’infinità d’interventi che rischiano di rimanere parole al vento senza produrre la cosa essenziale che in questo momento deve essere affrontata e portata a termine, cioè la bonifica.

Vorrei ricordare a tutti, comprese le autorità nazionali e regionali che, c’è un territorio, a sinistra e a destra del fiume Sacco contaminato per decine e decine di chilometri, il letto del fiume, come hanno dimostrato analisi e studi, è ancora ricco di molecole quale beta-esaclorocicloesano non biodegradabile.

Tutto questo va rimosso, perché ha causato danni alle persone e agli animali, come evidenziano studi epidemiologici, e può continuare a far danni, visto l’assenza di qualsiasi protezione dei territori contaminati che impediscono le colture di foraggio e pascolo di animali.

Con un atto da me contestato, l’ex Ministro Clini ha declassato l’area della Valle del Sacco a sud di Anagni da Sin (Sito d’Interesse Nazionale) a Sir (Sito d’Interesse Regionale), mentre l’area romana di Colleferro rimane sotto l’emergenza e quindi sotto i poteri della protezione civile.

Il fiume è unico e non possiamo avere due riferimenti normativi che, di fatto, impediscono una adeguata accelerazione dei provvedimenti da assumere.

La Regione deve chiedere al nuovo Governo, al nuovo Ministro dell’Ambiente e ai responsabili della protezione civile che, sia prorogato ed esteso a tutto il corso del fiume provincia di Roma e provincia di Frosinone lo stato di emergenza per procedere celermente e continuità a tutte le operazioni di bonifica.

Ricordo che nell’area industriale ex BPD di Colleferro c’erano e ci sono ancora i fusti interrati e si deve procedere ancora loro rimozione e alla bonifica di Arpa 2 e la messa in sicurezza di tutta l’area da dove è nato, con il materiale tossico e nocivo interrato, l’inquinamento del fiume.

Per concludere occorre che presso la Regione Lazio con i poteri speciali ci sia un unico ufficio, un’unica autorità che sovraintenda all’opera di bonifica. Solo se facciamo questo, possiamo parlare di riqualificazione, di rilancio di un’area importante e strategica per il sud del Lazio, un’area straordinaria per lo sviluppo che interessa la Regione e il nostro paese.

Nei prossimi giorni spero di poter incontrare il Presidente Zingaretti e di poter discutere con lui e dare un contributo perche la vicenda normativa sia di nuovo messa a regime per uscire dalla paralisi nella quale siamo caduti.

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