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Colleferro, troppe le lacune sul nuovo Compound industriale, ma nessuno vuole altri rifiuti in discarica

Incontro alla presenza del sindaco Sanna dove si è parlato del futuro di Colle Fagiolara a pochi giorni dalla fine del conferimento dei rifiuti

Data ormai come cosa certa che tra qualche giorno ovvero dalla mezzanotte di mercoledì 15 gennaio non entreranno più rifiuti nella discarica di Colle Fagiolara, nel territorio, di Colleferro ora il tema delle polemiche si è spostato sul mega impianto chiamato Compound che, secondo il piano regionale, dovrà sorgere nella cittadina a sud di Roma.

Dopo la manifestazione pacifica di sabato scorso del comitato residenti e di alcuni cittadini nel pomeriggio c’è stato l’incontro con l’amministrazione e gli esponenti rete rifiutiamoli.

 “Se qualcuno pensa di far entrare ancora rifiuti nella discarica di Colleferro, anche solo Fos (Frazione organica stabilizzata, ndr), quel qualcuno non ha capito bene. Dal 15 gennaio in poi a Colle Fagiolara non entrano più rifiuti“. Con queste parole, scandite nel corso del suo intervento all’assemblea pubblica convocata dal movimento Rifiutiamoli nell’auditorium cittadino, il sindaco di Colleferro – scrive l’agenzia dire -  Pierluigi Sanna, rispedisce al mittente l’ipotesi di mantenere nella discarica di Colle Fagiolara, in chiusura il prossimo 15 gennaio, la possibilità di “limitate quantità di conferimento” e chiude all’idea di accogliere Fos, come rifiuti, dalla Capitale ventilata dalla Regione Lazio nella nota stampa di chiarimento inviata ieri al ministero dell’Ambiente proprio sulla discarica di Colleferro.

 “C’è una mina vagante, Roma Capitale, che non avendo preso decisioni, da dopo Malagrotta, salta a destra e sinistra cercando qualcuno che gli sia di aiuto- dice aprendo l’assemblea Alberto Valleriani, attivista del movimento Rifiutiamoli e presidente della Rete per la Tutela della Valle del Sacco- Il punto principale è la chiusura della discarica. Il 15 verrà riconsegnato il sito al comune di Colleferro. Le ultime notizie apprese dal comunicato stampa di risposta della Regione alla lettera del ministero dell’Ambiente ribadiscono la chiusura della discarica al 15 gennaio come da atti precedenti e danno un’ulteriore indicazione sulla possibilità in studio di minimi conferimenti presso la discarica. La comunicazione in questo caso è fumosa, non si riesce a comprendere cosa si intenda per minimi conferimenti. A quale tipologia di rifiuti si fa riferimento? Se si tratta della Fos, che generalmente viene utilizzata per discariche e suoli da bonificare- specifica Valleriani- ci sarebbe da precisare che la stessa dovrà essere addizionata con terreno vegetale e che rientrerebbe comunque in una gestione post operativa del sito. In ogni caso ci sarà sempre da verificare la qualità di questo prodotto di scarto delle lavorazioni di tmb. Ci opporremo al conferimento di altra tipologia di rifiuti non compatibili con la fase post operativa”.

L’unica Fos che potrà entrare a Colle Fagiolara per la copertura della discarica, non per il suo riempimento, per Sanna, potrebbe essere quella “prodotta da una macchina che misceli il 60% di terreno vegetale con il 40% di Fos”. Il primo cittadino insiste sulla necessità di avviare le operazioni di post mortem, all’indomani della cerimonia di chiusura ufficiale del 16 gennaio. “Lazio Ambiente vuole scappare il più velocemente possibile per evitare il post mortem, ma saranno obbligati a farlo in base a quanto scritto nel contratto”.

Anche sugli inceneritori – scrive ancora l’agenzia dire .- Sanna rassicura che “saranno demoliti” e sul compound che, in base a quanto annunciato dalla Regione, dovrebbe nascere nella cittadina in provincia di Roma, taglia corto: “Da 500mila tonnellate sono già passati a 220mila- sottolinea- Li faremo ragionare, il Consiglio Comunale non ha nessuna intenzione di approvare di dare quel terreno a Lazio Ambiente. Il terreno tra l’altro è piccolo, 19mila metri quadri, non ci sarebbero nemmeno le uscite di sicurezza”.

No al compound anche dagli attivisti di Rifiutiamoli: “Sul compound a nostro parere la Regione Lazio sta facendo un errore sul nostro territorio- conclude Valleriani- perché non ci risultano disponibilità territoriali e urbanistiche idonee all’accoglimento di tale impiantistica, ancora di più se a servizio dell’intero territorio regionale. Poi non sono ad oggi disponibili informazioni dettagliate né sul luogo né sulla tipologia di impianto, quindi nemmeno sull’impatto. Il movimento Rifiutiamoli è nettamente contrario ad un’impiantistica sovradimensionata alle necessità di fabbisogno territoriale, che possono essere dettate solo dai Comuni afferenti al consorzio Minerva neocostituito”. 

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