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Martedì, 30 Aprile 2024
Valle Del Sacco

Città sconvolta, il 40enne Emanuele Bangrazi muore in un incidente con la sua moto

L’uomo era molto conosciuto anche perché cantava nel coro polifonico della zona.

Quella di domenica 1° ottobre è stata una domenica drammatica per la cittadina di Cave alle porte di Roma. È morto a seguito di un incidente d’auto il quarantenne Emanuele Bangrazi.

L’incidente è avvenuto in mattinata nella frazione di Colle Palme non lontano dall’abitazione in cui viveva. Troppi gravi le ferite riportate gli operatori del 118 non sono riusciti a salvarlo. A ricostruire quanto avvenuto sono stati i carabinieri del nucleo radiomobile di Palestrina e della stazione di Cave, che indagano. 

Secondo quanto appreso Emanuele Bangrazi era in sella alla sua moto Guzzi, era appena uscito da casa nella mattinata di domenica. A circa due chilometri di distanza, in via della Selce, l'uomo si è scontrato con un'Opel Corsa guidata da un uomo di 84 anni. L'anziano si è fermato per prestare soccorso. Ad assistere alla tragica scena, diversi testimoni che hanno allertato i soccorsi e fornito elementi utili ai carabinieri. 

La salma dell’uomo è stata portata all’ospedale di Tor Vergata per l’autopsia. Emanuele Bangrazi era molto conosciuto in tutta la zona e anche a Palestrina in quanto cantava come ‘basso’ nel coro polifonico ‘citta di Palestrina’ ed oltre alla musica era anche appassionato di nuoto. Una morte che ha sconvolto i familiari e gli amici.

Il toccante ricordo di un amico

“Fratè, non trovo più le parole per parlare della perdita, del dolore e della sofferenza. Non ho più nemmeno le lacrime: oggi le ho versate tutte. Trentadue anni di amicizia e diciassette di concerti fianco a fianco, vicino a tutti i nostri amici del Coro.

Le nostre parti da solisti – scrive Claudio su facebook - cantavamo, ci guardavamo negli occhi e ci facevamo forza l'un l'altro quando avevamo paura di non farcela. Anni passati ad emozionarci insieme fino a piangere abbracciati.

E quel nostro gigantesco problema? Scoppiavamo a ridere e non riuscivamo a gestire la risata fino a fare incazzare il Maestro. Questa cosa solo noi due sapevamo di portarcela dietro dalla gita delle elementari. Ancora ricordo perfettamente il tuo viso mentre ridevi, sulle poltrone di quel pullman gigantesco.

A quanto pare le lacrime non sono finite. Eccole qui puntuali mentre scrivo di noi. Gli anni del nuoto e della pallanuoto. Io e te le mezze ali: tu sulla destra e io sulla sinistra.  Abbracci e risate anche li!

Ti ho raccontato tutto di me e quando ci siamo mostrati anche i lati peggiori, il giorno dopo ci volevamo più bene di prima. Scrivo di getto, magari sto elencando tutta una serie di cose semplici o addirittura quasi degli stereotipi, ma francamente non ci sto capendo un ca..o.

Con quel che resta di questo Cuore rotto e con gli occhi spezzati dal dolore ti dico che io non smetterò mai di volerti bene e provare quel profondo senso di stima che ho sempre provato per te. Sei sempre stato tu la parte più bella di noi”.

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