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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il giallo dei "troppi" morti per Covid in Italia, come si spiegano?

Sono ancora 300-400 i decessi ogni 24 ore, dato che lascia perplessi molti esperti che continuano a chiedere al governo un calcolo diverso. Ma già oggi è falso che ogni morte di persona positiva sia conteggiata come decesso Covid

Gli esperti lo dicono da qualche giorno con sempre meno titubanze e perplessità: si vede la fine della pandemia all'orizzonte, davvero, per la prima volta dopo due anni da incubo ma il numero dei decessi quotidiani resta troppo alto. Il calo dei casi quotidiani è consolidato - come riporta today.it - (anche se con Omicron il numero è sempre altissimo), l'impatto sugli ospedali sembra ridursi (terapie intensive scese ieri di nuovo sotto quota 1.500 dopo settimane), costantemente anche se lentamente.

Covid, perché in Italia così tanti morti?

"Ci stiamo avviando verso una situazione marcatamente favorevole, tutti i numeri ci indicano che questa è la direzione", confermava ieri Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico che a marzo, con la fine dello stato di emergenza, dovrebbe essere sciolto. La vasta copertura vaccinale e immunità naturale acquisita, la fine della stagione invernale e la minore gravità della variante Omicron concorrono a creare un quadro favorevole. I numeri italiani sono decisamente migliori di quelli di molti altri Paesi europei in questa fase. C'è un grosso "ma", un punto di domanda finora senza risposte.

Il numero così alto di morti (stabilizzato da giorni su quota 300-400 ogni 24 ore) lascia perplessi molti esperti, i quali dubitano che siano tutti riconducibili al Covid e continuano a chiedere al governo un conteggio diverso: "Sono settimane che il numero delle terapie intensive e dei ricoveri diminuisce. Pur considerando che potrebbe esserci qualche contagio con Delta e che la nostra popolazione è anziana, comunque i numeri sono eccessivi e probabilmente chi di dovere dovrà fare analisi approfondita del numero dei morti. C’è chi è deputato a farlo e sono certo che lo farà", dice Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani.

Guido Rasi, immunologo, ex direttore dell'Agenzia europea per i medicinali e consulente del commissario per l'emergenza Figliuolo, ieri diceva qualcosa di molto simile. "Quattrocento decessi al giorno sono veramente tanti. La giustificazione che siamo un paese anziano non basta a spiegarli. Serve un approfondimento serio. Non si vuole incolpare nessuno, ma bisogna capire cosa non va, se il problema sta nelle cure domiciliari, nei tempi di ricovero o in quelli di trasferimento nelle terapie intensive" e "al momento ci sono troppe informazioni che ci mancano" come per esempio se "i decessi riguardano persone vaccinate? Questo dato è importante per monitorare la durata dell'immunità. Erano persone già gravi per altre patologie o la loro morte poteva essere evitata? Qui potrebbe nascondersi un problema nella cura dei malati. È poi essenziale sapere se l'infezione era causata da Delta o da Omicron".

Facendo una proporzione a spanne, il microbiologo Andrea Crisanti dice in un'intervista ad Askanews che "al giorno muoiono circa 15-20 no vax, il resto sono persone immunizzate e fragili, che il vaccino non riesce a proteggere. Ci sono persone immunodepresse, trapiantati, malati oncologici sotto terapia e queste persone in Italia sono milioni e vanno protette". Non ci sono però dati e conferme certe su quanto dice Crisanti.

No, ogni decesso di persona positiva non è conteggiato come decesso Covid

Il problema è che già oggi non è affatto vero che qualsiasi decesso di persona positiva a Sars-cov2 viene conteggiato come decesso Covid. Non è vero. Se esiste una causa precisa diversa da Covid (incidenti, traumi, altre malattie) questo non sarà considerata causa di morte. Le autorità sanitarie l'hanno chiarito a più riprese. Ci sono regole precise, ufficiali, pubbliche, note. C'è, da quasi due anni, un rapporto pubblicamente consultabile di Iss-Inail-Istat su definizione, certificazione e classificazione delle cause di morte. Resta da capire se ci sia uniformità nell'applicazione di questi principi.

Per definire un decesso come dovuto a Covid-19, nei conteggi ufficiali italiani, devono essere presenti già adesso tutti i seguenti criteri:

  1. Decesso occorso in un paziente definibile come caso confermato di COVID-19. Questa definizione è in linea con il flusso informativo del sistema di sorveglianza nazionale COVID19 che si basa sulla raccolta dei casi confermati dai laboratori di riferimento regionali con test molecolari di SARS-CoV-2 e tra i quali si segnalano i decessi. 
  2. Presenza di un quadro clinico e strumentale suggestivo di COVID-19 La definizione di quadro clinico compatibile è di pertinenza del medico che certifica le cause di morte (curante o necroscopo). 
  3. Assenza di una chiara causa di morte diversa dal COVID-19 o comunque non riconducibile all’infezione da SARS-CoV-2 (per esempio trauma). Ai fini della valutazione di questo criterio, non sono da considerarsi tra le chiare cause di morte diverse da COVID-19 le patologie pre-esistenti che possono aver favorito o predisposto ad un decorso negativo dell’infezione. Una patologia preesistente è definita come qualsiasi patologia che abbia preceduto l’infezione da SARS-CoV-2 o che abbia contribuito al decesso pur non facendo parte della sequenza di cause che hanno portato al decesso stesso. Per esempio, sono patologie pre-esistenti il cancro, le patologie cardiovascolari, renali ed epatiche, la demenza, le patologie psichiatriche ed il diabete.
  4. Assenza di periodo di recupero clinico completo tra la malattia e il decesso. Per periodo di recupero clinico completo deve intendersi la documentata completa remissione del quadro clinico e strumentale dell’infezione da Sars-CoV-2. 

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