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Coronavirus, l'epidemia penalizza i malati oncologici: urgono controlli e screening

L'appello accorato di Carmine Di Mambro che da anni porta avanti una battaglia per la lotta al cancro in provincia di Frosinone.

ll "consigliere coraggio" Carmine Di Mambro, malato oncologico residente a Cassino ma che da anni si occupa della tutela di chi viene colpito da gravi malattie, ritorna a parlare di cancro e le problematiche create dal Coronavirus verso i pazienti oncologici che corrono il rischio dell'ospedalizzazione per Coronavirus quattro volte superiore rispetto a malati non oncologici di età comparabili e, secondo i dati prodotti dall’Istituto superiore di sanità, il 18% delle persone che muoiono a seguito di complicanze del Covid-19 sono pazienti oncologici. Dall’inizio della pandemia, il 20% dei malati oncologici ha evitato i trattamenti per timore del contagio negli ospedali, compresi quelli della provincia di Frosinone. Ma senza controlli e terapie cresce il pericolo di morire per tumore soprattutto nel nostro territorio. 

Necessità urgenti

"Proseguire controlli e terapie nei malati di tumore, ricominciare con gli esami di screening preventivi nella popolazione sana e organizzare l'attività negli ospedali in modo tale che i percorsi per i pazienti con Covid-19 o con cancro siano ben separati gli uni dagli altri - chiarisce Di Mambro -. Sono queste le tre necessità urgenti da affrontare nella seconda fase e adottare quanto prima provvedimenti per consentire la ripresa regolare dell’attività di assistenza e prevenzione oncologica dei pazienti della nostra provincia. Un milione e 190 mila pazienti colpiti da tumore in Italia sono in trattamento attivo, cioè devono essere sottoposti con regolarità a chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e alle terapie mirate (farmaci a bersaglio molecolare), quindi anche la maggior parte dei pazienti della della provincia di Frosinone hanno dovuto rinviare i propri trattamenti. La situazione di emergenza ha costretto a rinviare le visite di controllo, le terapie anticancro non urgenti e gli screening, inoltre sono stati rimandati o dilazionati i trattamenti nei pazienti fragili che avevano poche possibilità di giovarsi della chemioterapia, con il rischio di sviluppare tossicità ed effetti collaterali e a maggior rischio di contrarre l’infezione anche in forma più grave e potenzialmente letale". 

Cure fondamentali

"Per chi è attualmente in cura per un cancro, così come per coloro che ricevono la diagnosi d'ora in poi, è fondamentale seguire le cure in ospedale in totale sicurezza, senza esporsi al rischio di contagio da coronavirus e soprattutto ricominciare il prima possibile. Ed è indispensabile istituire e identificare, all’interno delle strutture, percorsi e spazi (ad esempio sale di attesa) dedicati alle persone che affrontano queste cure e che non possono più rimandarle, dopo la fase acuta dell’emergenza causata dal Covid-19. Non solo. Tutti gli operatori sanitari che interagiscono con i pazienti oncologici dovrebbero essere anzitutto istruiti sulle misure di distanziamento sociale e di prevenzione dell’infezione, incluso l’uso costante di mascherine, ed essere tempestivamente sottoposti a tamponi se esposti a casi o alla comparsa di sintomi. Oggi  la situazione sta lentamente volgendo alla normalità e tutte le persone colpite da cancro devono tornare quanto prima a curarsi, perché il ritardo nell’adesione alle terapie può determinare un avanzamento della malattia, compromettendo così le possibilità di sopravvivenza a lungo termine, salvarsi dal Covid-19 e poi morire di cancro per un ritardo delle cure non è accettabile".

L'importanza dello screening

"Non possiamo vanificare gli importanti risultati ottenuti finora, grazie alle terapie innovative e agli screening. In Italia, nel 2019, le nuove diagnosi di cancro sono state 371mila, più di 1.000 al giorno e di questi più di 100 nella regione Lazio, grazie anche alla prevenzione secondaria. C'è il rischio concreto che l’adesione dei cittadini ai programmi di screening diminuisca, per il timore di contrarre il virus all’interno degli ospedali. E, se questa situazione dovesse protrarsi a lungo, si potrebbe anche assistere fra qualche tempo ad un aumento della mortalità per alcuni tumori. In Italia, vivono circa 3 milioni e 400mila cittadini dopo la diagnosi di cancro, un milione è considerato guarito e ha la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. Ma ad oltre un milione servono cure costanti. I pazienti oncologici in trattamento, proprio perché caratterizzati da condizioni di immunosoppressione, sono particolarmente a rischio di contrarre il virus. I cittadini colpiti dal cancro, compresi quelli del nostro territorio, affrontano oggi una doppia sfida: resistere all’infezione da Covid-19 e combattere la patologia oncologica".

Massimo sforzo

"È difficile prevedere la durata di questa emergenza e le sue ricadute sul sistema sanitario pubblico della nostra provincia. Ma va messo in atto ogni sforzo per garantire una ripresa regolare delle attività di cura, di follow up e di screening, a partire dall’attivazione di percorsi dedicati all’interno degli ospedali. Anche se i dati degli studi scientifici a oggi sono limitati, sembra che i pazienti con patologie oncologiche siano, da un lato, esposti a maggior rischio di essere contagiati dal virus, dall’altro di sviluppare un andamento più severo dell’infezione. Sono particolarmente vulnerabili le persone sottoposte a chemioterapia, a radioterapia intensiva o che hanno subito trapianti negli ultimi 12 mesi".

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