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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Emergenza Coronavirus e crisi economica: anche la Ciociaria riconsegna le chiavi ai sindaci

Bar, ristoranti, ma anche alberghi, pasticcerie in centinaia hanno partecipato alla protesta contro le restrizioni. L'allarme da Confcommercio: "Si rischia il fallimento della ristorazione italiana"

Anche in Ciociaria si alza il grido disperato dei titolari di bar, ristoranti, ma anche alberghi, pasticcerie, e tutto ciò che è legato alle attività ricettive. In centinaia questa mattina hanno riconsegnato simbolicamente le chiavi dei loro esercizi ai sindaci del proprio comune. Da Frosinone a Sora, da Gallinaro a Morolo, passando per Piedimonte San Germano e Casalvieri, la protesta in segno di dissenso rispetto alle recenti restrizioni che stanno pesantemente penalizzando il settore dal punto di vista economico in queste ultime settimane, ha attraversato tutta la provincia di Frosinone. 

Nessun colore politico

Una protesta senza colore politico come si può leggere sulla Pagina Facebook 'Horeca Ciociara. Ristoratori, Albergatori, Baristi e Pasticceri Ciociari' dove gli aderenti all'iniziativa hanno postato le foto del mazzo di chiavi. "I nostri colori attuali sono: il VERDE intenso delle nostre tasche; il ROSSO fuoco dei nostri conti in banca; il NERO pece del nostro pessimo umore: Il BIANCO accecante delle nostre notti insonni". "Ci siamo riuniti spontaneamente dando vita ad un gruppo denominato Horeca Ciociara, che attualmente conta tanti iscritti e che continua a crescere di ora in ora".

Resteremo chiusi

Sulla pagina oltre alle foto vengono esposte in maniera sintetica anche i motivi della protesta e le richieste avanzate:

"1) Vogliamo lavorare. Non vediamo l’ora di tornare alle nostre attività. Ma ABBIAMO CHIUSO E RESTEREMO CHIUSI finché non ci saranno di nuovo le condizioni sociali, sanitarie ed economiche che rendano possibile la riapertura in tranquillità delle nostre attività;

2) Chiediamo SOSTEGNO ECONOMICO concreto ed immediato da parte del Governo per le nostre Aziende e per i nostri dipendenti, che ci consenta di sopravvivere e resistere dignitosamente fino a fine emergenza".

Lo sfogo disperato di Giampiero Pigliacelli 

L'epidemia che in un primo momento ha travolto l'Italia dal punto di vista sanitario, ora sta mostrando i suoi effetti letali sull'economia e la Ciociaria, ovviamente, non ne è rimasta immune. E significativo in tal senso è stato l'urlo di rabbia e disperazione di Giampiero Pigliacelli che ieri ha minacciato di dar fuoco alla sua Osteria Panzini a Frosinone: “Abbiamo le nostre attività chiuse e non siamo stati tutelati da nessuno. Non abbiamo percepito un centesimo da nessuno e ancora ci sentiamo abbandonati. Io ho ‘sbroccato’ e chiedo scusa a tutti, però non ce l’ho fatta più perché sto vedendo che promettono e promettono, ma intanto i giorni passano e, almeno per quanto riguarda la nostra categoria, non è stato risolto nulla”. "Se è così - si è sfogato - do fuoco a tutto”. "Meglio morire che vivere e lavorare in questo modo". 

L'allarme da Confcommercio

“Il rischio di crisi sociale paventato dal nostro Presidente Regionale Acampora, purtroppo si è avverato”, cosi il Direttore Generale di Confcommercio Lazio Salvatore Di Cecca. “I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, dal DPCM del 26 aprile apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi”. “Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50.000 imprese, 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro, -30 miliardi di euro di consumi. Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese”.

Servono risorse subito e a fondo perduto

“Nel Lazio abbiamo 44.805 imprese appartenenti al settore dei pubblici esercizi, nella provincia di Frosinone 3.262 (banca dati  movimprese CCIAA aggiornata al 30 marzo 2020). 10.000 imprese sono a rischio di non apertura nel Lazio, 800 solo nella provincia di Frosinone (oltre il 22%), con oltre 30.000 posti di lavoro a rischio nel Lazio”. “Accontentati tutti coloro, che sostenevano di non riaprire, senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo. Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto”.

“Tutto questo a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma”. “Le nostre imprese sono pronte, abbiamo già pronti i protocolli di sicurezza, stiamo valutando in questi giorni tutte le iniziative idonee, sempre nel rispetto della legge, a far si che accolgano le nostre proposte di riapertura a far data dal 18 maggio prossimo”.

Protesta Ho.re.ca

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