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Coronavirus, 3 nuovi casi di contagio in provincia di Frosinone. A Veroli scoperta una casa di riposo abusiva

"La Asl - fa sapere l'assessore regionale Alessio D'Amato - ha chiesto al sindaco un’ordinanza per la chiusura e tutta la documentazione è stata inviata alle autorità competenti". Da Cretaro: "Non ho avuto alcuna comunicazione in merito"

Sono due i dati emersi dall’ultimo bollettino diffuso dall’assessorato alla regione Lazio oggi 25 aprile in merito all’emergenza Coronavirus. Da un lato si registrano 3 nuovi casi di positività in provincia di Frosinone, nessun decesso e sono 36 le persone che sono uscite dall’isolamento domiciliare. (Nel bollettino di oggi non si fa menzione del decesso dell'imprenditore di Settefrati, Gugliemo Fanoni, perché i dati si riferiscono alla giornata di ieri.)

Più incoraggiante il dato di ieri, un dato storico diffuso dalla Regione Lazio ma non confermato dal Ministero alla Sanità, che contava 0 contagi nella nostra provincia. Dall’altro lato si parla del giro di vite su Rsa e strutture socio-assistenziali private accreditate e la scoperta di una casa di riposo abusiva a Veroli. "La Asl - fa sapere l'assessore regionale Alessio D'Amato - ha chiesto al sindaco (Simone Cretaro ndr) un’ordinanza per la chiusura e tutta la documentazione è stata inviata alle autorità competenti. Quella di Veroli porterebbe a 4 il numero di strutture abusive scoperte in Ciociaria, ricordiamo infatti le 3 case di riposo presenti a Fiuggi che avrebbero svolto attività abusiva. 

Le precisazioni del sindaco Simone Cretaro

"Ho letto che nel nostro territorio sarebbe stata trovata una Casa di Riposo priva di autorizzazioni e che sarebbe stato notiziato il Sindaco. Preciso che, ad oggi, il sottoscritto non ha ricevuto alcuna comunicazione in merito. Ci attiveremo con le Autorità preposte per le verifiche del caso".

(aggiornamento ore 19.00)

Zero positivi, per la prima volta dopo 47 giorni

Nessun nuovo contagio da Coronavirus in provincia di Frosinone. Il bollettino diffuso come di consueto dalla Regione Lazio, ieri 24 aprile, ha fornito la notizia che si attendeva da tempo, da ben 47 giorni. Un dato della Regione Lazio, ma è bene precisare, non confermato dal Ministero della Salute.  Finalmente la curva dei contagi inizia a scendere, ma ciò non vuol dire ovviamente che il Coronavirus sia stato debellato. Le prossime ore saranno quelle decisive, nelle prossime 48 ore scadranno anche i 14 giorni di incubazione del dopo Pasquetta, una data che tanto ha preoccupato per un aumento della diffusione. 

Dalla Regione l'ok ai test sierologici

Altra notizia rilevante diffusa nella giornata di ieri è che la Giunta regionale ha approvato la delibera sui test sierologici per gli operatori sanitari, delle Forze dell’Ordine nella regione Lazio e in specifici contesti di comunità all’interno di indagini di sieroprevalenza. Test che come spiegato dall’assessore regionale Alessio D’Amato "non danno alcuna patente di immunità, ma servono a verificare come è circolato il virus in determinati casi". La delibera individua le caratteristiche tecniche per le indagini di sieroprevalenza attraverso diverse tipologie di metodiche: in particolare le tecniche Elisa e Clia, che richiedono un prelievo venoso, e fluorescenza in Poct che richiede prelievo capillare. Questi test non danno alcuna patente di immunità, ma servono a verificare come è circolato il virus in determinati contesti.

In caso di positività sierologica si procede con il tampone

Due le tipologie che verranno adottate, con prelievo venoso e con prelievo capillare. L'adesione all'indagine è individuale e volontaria e l'operatore sanitario e delle Forze dell'Ordine dovrà essere informato della valenza e dei limiti del test sottoscrivendo l'autorizzazione all'utilizzo dei suoi dati e l'utilizzo ai fini di sanità pubblica. In caso di riscontro di positività sierologica alle IgG (immunoglobuline G) si dovrà eseguire il tampone naso-faringeo, in caso di positività il soggetto deve esser posto in isolamento, con segnalazione al medico curante. 

La differenza tra test e tampone

A differenza dell'ormai noto "tampone", esame di laboratorio che serve per individuare la presenza del coronavirus all'interno delle mucose respiratorie, i test sierologici servono ad individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus. Mentre i primi forniscono un'istantanea sull'infezione, i secondi "raccontano" la storia della malattia. Attraverso i test sierologici infatti è possibile andare a individuare gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus, consentendo di sapere quante persone hanno realmente incontrato il virus. Ciò è importante soprattutto alla luce del fatto che molte persone con Covid-19 hanno avuto sintomi blandi o addiruttura sono asintomatiche. 

Gli anticorpi vengono prodotti in caso di infezione, ma a seconda della tipologia, possono permanere nel sangue anche se la malattia è stata contrattata - magari senza sintomi - da diverso tempo. Da qui la necessità di effettuare comunque un "tampone" in caso di positività, per capire se la persona è ancora infetta o se semplicemente ha superato l'infezione ed è rimasta immune.

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