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Lazio in zona gialla? I numeri dicono di sì, ma...

Cinque Regioni presentano dati epidemiologici bassi, compatibili con la fascia di rischio medio-bassa, ma il decreto Draghi blocca il cambio di colore

Un mese dopo la zona rossa, la curva dei contagi da Coronavirus nel Lazio si è sensibilmente abbassata. Era il 15 marzo quando Roma ed il resto della regione erano state costrette a misure dure. Restrizioni che hanno portato ad un lockdown mascherato.

Ora, con un nuovo Decreto e la stretta che ha portato una flessione nei contagi, la situazione appare sensibilmente migliorata, anche se i numeri che riguardano la pressione negli ospedali restano alti. 

Lazio resta in zona arancio: ecco il perché

Il Lazio, infatti, avrebbe numeri da zona gialla ma il cambio di colore è bloccato. L'ultimo provvedimento del Governo Draghi ha infatti sospeso la zona gialla fino alla fine del mese di aprile, ecco quindi che il report dell'Iss atteso per domani non dovrebbe regalare sorprese: la zona arancione sarà confermata. 

Dunque, al momento, Frosinone e le altre città laziali saranno ancora in fascia arancione fino alla scadenza dell'attuale Dpcm, ma se l'andamento epidemiologico dovesse rimanere costante o migliorare ulteriormente, potrebbero finire in zona gialla quando verrà ripristinata, con conseguente possibilità di poter anticipare le riaperture di bar, ristoranti e non solo rispetto ad altre aree italiane. 

I dati nel Lazio: tra tassi di incidenze e terapie intensive

L'indice Rt del Lazio dovrebbe essere intorno allo 0.9, ancora in calo rispetto la settimana precedente. Nella settimana 7-13 aprile, inoltre, secondo i dati Gimbe la regione ha registrato un incremento percentuale dei casi totali di contagio da SARS-CoV-2 del 3,1%. Negli ultimi 14 giorni ( 31 marzo-13 aprile) si rileva un'incidenza di 353 casi positivi per 100.000 abitanti.

Più delicata invece la questione relativa alla pressione negli ospedali. Secondo i dati dall'Agenzia per i servizi sanitari (Agenas), aggiornati a ieri, la percentuale media nazionale si attesta proprio al 40%, dopo un aumento costante fino al 7 aprile, quando gradualmente è cominciata la discesa.

In particolare, sono 'solo' 5 ad oggi le Regioni che la superano: la situazione più critica è quella del Piemonte al 59%, seguito dalla Puglia al 51%, dalle Marche al 48%, dal Lazio (42%) e dalla Lombardia (43%). Sulla soglia del 49% invece l'Emilia.

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