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L'esperienza

L’Accademia di Belle Arti al Festival di Cannes, Mariangela De Riso: “Sogno di vedere uno dei miei abiti su una star”

La prestigiosa scuola del Capoluogo era l'unica Accademia di Belle Arti presente. Il racconto dell'allieva: "Ho brindato con Tony Servillo e ballato con Margherita Buy"

L'Accademia di Belle Arti protagonista al Festival di Cannes 2022. L’allieva Mariangela De Riso ha partecipato al Festival di Cannes con un’iniziativa molto speciale. Noi abbiamo pensato di intervistarla per farci raccontare tutti i dettagli.

Parlaci del progetto dell’Accademia...

“L’idea di coprire un grande evento mediatico come Accademia di Belle Arti di Frosinone, e in particolare come scuola di Fashion, è nata ad anno accademico inoltrato. Pensavamo di metterla in pratica con un’accorta pianificazione a partire da settembre con la Mostra del Cinema di Venezia. Il Direttore Loredana Rea, che non smetterò mai di ringraziare per avermi offerto questa straordinaria occasione, in questi anni si è distinta per la sua lungimiranza e larghezza di vedute con progetti che hanno portato la nostra Accademia dagli Stati Uniti alla Svezia e fino al Pakistan. La Rea ha preso subito a cuore anche questa iniziativa e si è mobilitata per metterci a disposizione tutto il necessario per partire immediatamente e procedere al collaudo col Festival di Cannes, il più prestigioso al mondo.

Ad attendermi a Cannes Federica Polidoro, docente di Editoria per il Fashion e l’Entertainment, multimedia journalist per testate come Repubblica, Sole 24 Ore, Vanity Fair e Il Foglio, che ci ha preparati durante tutto l’anno per affrontare la sfida".

Accademia di Belle Arti di Frosinone unica a Cannes 2022

"A Cannes mi sono resa conto che tra le più prestigiose università di settore del mondo, dagli Stati Uniti all’Europa e all’oriente, noi non solo eravamo l’unico corso di Fashion presente al Festival, ma soprattutto, incredibile ma vero, l’unica Accademia di Belle Arti. Questo per diversi motivi, che vanno dalle altissime fee per prendere parte ad eventi di questa portata, alla difficoltà logistica per organizzare le trasferte con studenti e professori. Per questo la lista delle scuole presenti si limita a nomi come la New York Film University, dove addirittura il viaggio a Cannes rappresenta il culmine del costosissimo corso di Craft and Commerce of Cinema della prestigiosissima Tisch, la rinomata Fèmis di Parigi, la leggendaria New York Film Academy, oltre alle migliori scuole di cinema e media da Iran, Russia, Sud Corea, Inghilterra, etc, che in alcune edizioni concorrono con le loro produzioni nella sezione Cinéfondation".

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Quali erano gli obiettivi del vostro progetto?

"Gli obbiettivi che ci siamo prefissati prima di partire sono stati raggiunti e possiamo affermare che per noi è stata una soddisfazione immensa prendere parte in questo colossale carosello mediatico, anche piuttosto selettivo alla base. Speriamo adesso che questa esperienza segni l’inizio di una serie di presenze per la nostra Accademia e i miei colleghi studenti in quei luoghi dove non solo si mettono in campo tutte le conoscenze acquisite nel corso degli studi, ma si possono avere opportunità e costruire contatti preziosi per un posizionamento successivo nel mondo del lavoro.

Occasioni come questa rappresentando un’importanza strategica indubbia, quella poi per cui si distinguono le migliori Università, Accademie e Scuole pubbliche e private del mondo. L’Accademia di Frosinone in questo già è nota per l’alto tasso di occupazione post diploma, motivo per cui è ambitissima anche all’estero a partire dalla Cina, dove addirittura molti studenti la scelgono come sostituzione ad un MBA o a un master post laurea. Sulla base della mia esperienza posso affermare che un evento come un Festival di Cannes o di Venezia, comportando un livello di stress molto intenso e delle skills piuttosto avanzate, dovrebbe essere un compito da affidare esclusivamente a studenti degli ultimi anni. Intanto con questa partecipazione abbiamo posto le basi per un’avventura che potrebbe portare molti altri nostri studenti nei maggiori eventi internazionali dedicati all’arte: Biennali, Film Festival, sfilate e così via".

Che emozione è stata vivere il Festival di Cannes in prima persona?

"Confesso di essere partita carica di ansie e di paure, visto che ero anche l’unica allieva coinvolta, ma mi sono anche resa conto da subito che questa esperienza avrebbe segnato profondamente il mio percorso artistico, professionale e personale e che valeva la pena mettersi in gioco. Quando si scrollano le foto su Instagram e si vedono i video e i reel su Facebook, Tik Tok o YouTube non ci si rende conto della mole di lavoro che c’è dietro.

A un festival non si dorme mai, è un lavoro oberante e pesantissimo, certo non privo di soddisfazioni, ma disseminato di insidie. Problemi logistici, permessi, accrediti, problemi tecnici, di connessione, sovraffollamento, climatici: di tutto di più. E ognuno dei vari imprevisti che accadono quotidianamente comportano un ritardo ad effetto domino sulla produzione da consegnare. Perciò spesso, anche se avrei potuto accedere a party e feste, dovevo accertarmi prima che il lavoro schedulato fosse compiuto. Sull’impegno che comporta la copertura di un festival aveva battuto molto la professoressa Polidoro durante le lezioni. Solo adesso mi è chiaro cosa intendesse (ride n.d.r). Però a questo punto la prospettiva inizia ad essere quella di un professionista e quindi le feste le ho sacrificate volentieri".

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Quali sono stati i tuoi compiti e quelli dell’Accademia di Frosinone durante il Festival?

"Essendo questa fase quella di puro collaudo, ripeto organizzata come test per eventuali future imprese, questa volta ci siamo concentrati sulla comunicazione. In attesa che una piattaforma dedicata sia lanciata a breve, che contestualmente venga aperto un canale Tik Tok ufficiale dell’Accademia di Frosinone e un account Twitter, ci siamo dedicati ad Instagram e Facebook. Quindi è stato essenziale coordinarsi col nostro Social Media Manager e coi tecnici su contenuti e post. Per produrre questi contenuti bisogna scendere sul campo. Ciò comporta in prima istanza capire le dinamiche di un Festival. Tutt’altro che semplice. Infatti non si può andare a qualsiasi ora davanti al Red Carpet: prima di una certa ora ci sono i pulitori, dopo una certa ora il sovraffollamento è tale che è impossibile accedere all’area.

Poi, per esempio bisogna informarsi su party, cocktail e feste per trovare i talent, e decifrare se sono ad accesso libero e per quali è necessario l’invito, in quest’ultimo caso come effettuare una richiesta e come motivarla, in tempo. In questo la professoressa mi ha aiutato fornendomi un documento privato dove avevo una lista oraria con tanto di indirizzi sparsi per tutto il villaggio internazionale e per l’intera striscia di cemento che va dal Marché Forville al Suquet alla fine di Rue d’Antibes e include ovviamente tutta la Croisette. Poi bisogna capire quali attività sono fruibili al pubblico (poche) e quali agli accreditati, e fra gli accreditati, poiché è tutto estremamente gerarchizzato a Cannes, a chi effettivamente è permesso partecipare. Capito finalmente dove, come e quando mettersi al lavoro è iniziata la ricerca e catalogazione del materiale. Segue a ciò la fase di pre-produzione e alla fine quella vera e propria di produzione, che termina con i contenuti che finiscono appunto sui vari social durante l’evento e quelli che invece sono più elaborati e diventano servizi lunghi destinati a YouTube, per esempio".

Quali contenuti originali pensavate di produrre?

"Volevamo raccontare le prime impressioni a chi arriva per la prima volta. Per esempio, fuori dal Grand Theatre Lumiere, il cinema dove ci sono le proiezioni di gala a partire dal pomeriggio, dalle prime ore del mattino si installano persone di tutte le età ed estrazioni, già in abito da sera (obbligatorio per accedere agli eventi ufficiali), con cartelli in cui si richiede un invito a chi ne avesse a disposizione in eccesso (molto raro, ma non impossibile). Purtroppo quest’anno col sistema automatizzato e i biglietti nominativi a cui andava associato il badge, l’impresa è diventata più ardua del solito, mi hanno raccontato.

Poi sulla Croisette in questi sette giorni di mia permanenza ne ho viste di tutti i colori: per via del film di Baz Luhrman su Elvis c’erano un po’ ovunque réunion di fan ed emuli da Las Vegas alle Filippine, poi c’erano tantissimi artisti, cantanti, attori, musicisti, produttori, i designer, da quelli affermati agli aspiranti, e ognuno a modo suo modo a cercare di attirare l’attenzione. E a mio parere ci riescono benissimo. Le sollecitazioni visive e auditive sono davvero incredibili a Cannes".

Aneddoti che ci puoi raccontare?

"Un giorno mi sono imbattuta nella famosa influencer indiana Masoon Minawala Mehta che, in tacco 12 e voluminoso abito Sophie Couture, accompagnata da un team di assistenti, truccatori, acconciatori e reggi-succo-di-frutta aveva per errore invaso, restando imbottigliata, la fila d’accesso dei parvenu coll’accredito arancione (il più umile nella scala gerarchizzata del festival), motivo che ha richiesto l’intervento della security. Un’altra volta ho visto un’orda di fans inseguire le auto degli sponsor del Festival, e tentare di forzare gli sportelli per raggiungere le proprie star preferite".

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 Mariangela De Riso indossa un abito Derealized Couture per il Red Carpet

Il ricordo più bello?

"La mia personale esperienza è culminata con l’accesso al party esclusivo per il film presentato come Premiere Esterno Notte del regista italiano Marco Bellocchio, che l’anno precedente ha ricevuto la Palma d’Oro onoraria. Quindi ho brindato con Tony Servillo, ho ballato con Margherita Buy, e ho visto sfilare ad un palmo dal mio naso tutto il cinema italiano che conta, dai produttori, ai registi, agli attori emergenti. Anche perché nello spazio attiguo c’era la festa per il film in concorso, coprodotto dall’Italia, Le 8 Montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che poi ha vinto ex-aequo con Jerzy Skolimowski per Eo il Premio della Giuria. A quella festa partecipavano Luca Marinelli ed Alessandro Borghi, protagonisti del film.

Non credo ci sia da aggiungere altro. E’ una notte che porterò nei ricordi fino alla fine della mia vita, insieme a tutte le emozioni che l’Accademia di Belle Arti di Frosinone e in particolare il Direttore, Loredana Rea, hanno reso possibile con questa iniziativa unica a cui ho potuto prendere parte anche e soprattutto grazie al livello di preparazione dei nostri percorsi formativi, e sull’esperienza appena conclusa posso sostenere che siamo assolutamente competitivi con le scuole d’eccellenza internazionali".

Ma come mai hanno scelto proprio te per questa spedizione e come ti sei appassionata a questo settore?

"Questo dovreste chiederlo in Accademia… Penso che sia per la mia passione e per l’impegno con cui porto a termine i progetti che mi vengono assegnati. In famiglia sostengono che questa passione l’ho sempre avuta nel sangue. Infatti nessuno dei miei parenti lavora nel Fashion. Quindi i miei successi, che sono insieme i successi dell’Accademia che ho scelto, sono successi personali, sono il frutto dell’impegno, delle scelte giuste (anche di quelle sbagliate), di un corpo docente che mi ha messo in grado di sostenere una prova così difficile e impegnativa, anche con una certa serenità. Quando uscirò dall’Accademia di Frosinone so già che mi mancherà, le dovrò la forza con cui gli insegnati, professionisti scelti proprio per le loro competenze nei vari settori artistici, mi hanno insegnato a combattere e ad emergere. Il mio sogno è quello di poter vedere in un futuro, magari neanche troppo lontano, uno dei miei abiti, costumi per lo spettacolo, su una star.

Che i miei abiti possano far sognare chi li indossa e chi li guarda come in un incantesimo. Durante l’esperienza in Accademia ho iniziato a concepire il Fashion come un’arte “derealizzata”, oltre la superficie, in grado di legarsi alla realtà, ma anche capace di elevarsi nel reame del concettuale. È così che sono nati i primi abiti “distorti”: non capi di abbigliamento, ma vere e proprie sculture da indossare come viaggi in territori lontani e remoti, come gesto magico per rivivere leggende e miti dimenticati o per calarsi nella parte più profonda dell’inconscio. Il mio viaggio a Cannes è stato un po’ così, un’odissea fantastica nel cuore dell’iper-realtà del mondo dello spettacolo. L’Accademia di Belle Arti di Frosinone il mio 'Apriti Sesamo'".

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