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Martedì, 23 Aprile 2024
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Demolizione della centrale a biomasse, la decisione spetta al Tar

Le società impugnano l'ordinanza e il comune di Frosinone incarica l'avvocatura interna di resistere in giudizio

Centrale a biomasse in via Gaeta, la vicenda finisce davanti al Tar di Latina e il comune di Frosinone con la delibera di Giunta del 15 giugno, incarica l'avvocatura interna di resistere in giudizio, affidando la difesa all'avvocato Paolo Tagliaferri. Un provvedimento reso necessario dopo il ricorso presentato dalla Soc. JMD Energy S.r.l e dalla Soc. Ingross 2000 S.r.l. e notificato lo scorso 26 aprile. Un ricorso avanzato dalle due società dopo l'ordinanza del Comune per la demolizione del manufatto destinato a contenere la centrale termica costruito nel piazzale del Fornaci Village.

La richiesta di moratoria

La costruzione dell'impianto nei mesi scorsi aveva fatto discutere e non poco. Più volte e da più voci era stata sollevata la preoccupazione sull'impatto ambientale che la centrale a biomassa avrebbe provocato sulla qualità dell'aria. L'associazione dei Medici di Famiglia per l'Ambiente era scesa in campo per chiedere al sindaco una moratoria così come era avvenuto nel 2016 per l'impianto in via Mola d'Atri. A perorare la causa si erano uniti a anche il coordinamento interprovinciale per l’Ambiente Valle del Sacco e Valle del Liri, Potere al Popolo e il Movimento 5 Stelle. 

Lo stop per il vincolo boschivo

Nel caso dell'impianto di via Gaeta però il Comune non poteva intervenire sui lavori ma solo limitare l'utilizzo in caso di sforamenti delle emissioni così come previsto nell'ordinanza inerente il Piano regionale della qualità dell'aria. "La normativa regionale non ci permette di intervenire e, in casi come questo, non siamo chiamati a rilasciare un’autorizzazione. Non possiamo impedirne la costruzione. Per quanto riguarda le prescrizioni dell’ordinanza comunale, possiamo applicarle in sede di limitazione dell’uso degli impianti." dichiarò all'epoca il primo cittadino Nicola Ottaviani. Solo successivamente e dopo un sopralluogo della Polizia locale venne rilevata l'esistenza di un vincolo boschivo cui è sottoposta l'area e così fu emessa l'ordinanza dirigenziale per la demolizione entro 90 giorni del manufatto considerato abusivo.

Ora spetterà al Tribunale Amministrativo decidere sul futuro dell'impianto.

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