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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Qualità della vita, Frosinone continua a sprofondare nei bassifondi della Classifica

Il rapporto annuale di Italia Oggi e L’Università la Sapienza ci dicono che il Capoluogo va in controtendenza ed invece di migliorare continua a perdere posizioni assestandosi al 96esimo posto

Fine anno è tempo di bilanci e di questi periodi vengono fuori le classifiche delle riviste di settore economico come quella di Italia Oggi insieme all’Università La Sapienza sulla qualità della vita nelle grandi città, nei Capoluoghi e nelle provincie di tutta Italia.

Il dato che emerge con forza in questo 2019 è che la città di Frosinone e tutta la provincia per il terzo anno di seguito fanno un netto passo indietro passando dall’83 esimo al 96 esimo posto. Ben tredici posizioni in meno e viene riscavalcato dalla Capitale Roma che sale al 76 esimo posto.

Un segnale scoraggiante per una città che solo qualche giorno fa era tornata alla ribalta delle cronache nazionali per l’insensato sfogo del tronista del programma mediaset Uomini e donne Marco Cartasegna che era stato in città per una partita di beneficenza. Un video sui social che ha scatenato ondate di polemiche a non finire e che ha portato lo stesso autore a chiedere scusa pubblicamente.

Ma vedendo la classifica (foto in basso) forse le parole di Cartasegna non erano del tutto prive di fondamento. Il problema è che forse non si riescono a valorizzare al meglio le bellezze che la terra e la storia ciociara presentano tutti i giorni. Il turismo è fermo ed è fuori dai grandi percorsi dei tour operator che puntano solo su Roma, l’economia è stagnante con pochissimi nuovi investimenti e con tante aziende presenti nel frusinate che fanno fatica a stare a passo con i tempi.

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La situazione in Italia

Nell’Italia Centrale si registra una situazione stabile: in 14 su 22 la qualità della vita nel 2019 è accettabile. La provincia autonoma di Trento, eccellenza per gli affari e il lavoro, l’ambiente, l’istruzione e la formazione, il tempo libero e il turismo, svetta nella classifica annuale di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla sua ventunesima edizione. Un primato, quello di Trento, che ricalca un successo ormai consolidato negli anni. Agli antipodi, Agrigento: caso paradigmatico di realtà del Sud con problemi strutturali atavici irrisolti, figura nell’ultimo posto della classifica, quest’anno relativa a 107 province, non più a 110 (quelle sarde si sono ridotte da otto a cinque). Agrigento è risultata carente quasi sotto tutti gli aspetti e le dimensioni della qualità della vita (dagli affari e lavoro fino al tenore di vita) fatta eccezione per la dimensione demografica e per la sicurezza.

Nel 2019 la qualità della vita in Italia è complessivamente migliorata. Oggi sono 65 su 107 le province italiane in cui la qualità di vita è buona o accettabile: un dato che risulta il migliore degli ultimi cinque anni. Nel 2015, infatti, le province in cui «si vive bene» erano 53 su 110, nel 2016 e 2017 erano diventate 56 su 110, nel 2018 avevano raggiunto quota 59 su 110. Un’evoluzione costante, insomma, malgrado il contesto economico non semplice.

Quest’anno, l’indagine di ItaliaOggi-Università La Sapienza di Roma si è rifatta il look, per rimanere al passo con i cambiamenti economici e sociali e per individuare nuove chiavi di lettura sulla qualità della vita non solo in termini di contrapposizione Nord-Sud, ma anche di analisi «trasversale» dei fenomeni che interessano le grandi e piccole province italiane, molto diverse fra loro. Nell’edizione 2019, sono state incluse informazioni statistiche più dettagliate sul tenore di vita; la dimensione servizi finanziari e scolastici è stata sostituita da quella «istruzione, formazione e capitale umano»; sono stati individuati nuovi «cluster» di analisi che hanno dato vita a cinque raggruppamenti di province omogenei in cui è possibile riscontrare caratteristiche simili. Non una Italia, dunque, e nemmeno due, ma ben cinque.

Tornando alla classifica, le prime dieci province appartengono, ancora una volta, al Nordest o al Nordovest: dopo Trento, ci sono Pordenone, Sondrio, Verbano-Cusio-Ossola, Belluno, Aosta, Treviso, Cuneo, Udine e Bolzano, che scende dal primo al decimo posto rispetto al 2018. Per incontrare le prime province del Sud bisogna scorrere la classifica fino ad arrivare al 69° e al 70° posto, dove compaiono le lucane Potenza e Matera.

Nel Mezzogiorno e nelle Isole, il «buon vivere» è ancora un miraggio: in 35 province su 38 la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente (nelle rimanenti tre è accettabile). Il che significa, in termini di popolazione, che il 44% degli italiani vive con una qualità di vita insoddisfacente.

Al contrario, nel Nordest, in 22 province su 22 la qualità della vita è buona o accettabile, in nessuna scarsa o insufficiente. Nel Nordovest, la qualità è buona o accettabile in 23 su 25 province (solo in due scarsa).

Anche in questa indagine emerge chiaro un dato: nelle province di piccole e medie dimensioni si vive meglio che nelle metropoli. I grandi centri urbani faticano a toccare la vetta e a mantenere posizioni di eccellenza. (fonte italia-Oggi)

Tuttavia, le performance di alcune grandi città nel 2019 migliorano: Roma risale dall’85° al 76° posto; Milano dal 55° al 29°, Torino dal 78° al 49°; Bologna dal 43° al 13°. Per quanto riguarda Napoli, il salto è dal 108° al 104° posto: considerando che però il numero di province analizzate si è ridotto da 110 a 107, si tratta di una conferma. La provincia partenopea resta terz’ultima, seguita solo da Crotone e Agrigento.

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