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Infortuni sul lavoro da Covid a Frosinone, i dati: in due anni di pandemia 871 infezioni e 13 morti

In Ciociaria le più esposte al contagio sono state le donne con 546 denunce, mentre il virus ha colpito in 325 casi gli uomini

Quante sono state le denunce di infortunio sul lavoro da Covid a Frosinone e provincia? Quante le vite spezzate nel nostro territorio? Quanti i contagi in tutto il Lazio? Sono domande alle quali risponde l’approfondimento realizzato dalla Uil di Frosinone. Elaborando i dati dell’Inail da inizio pandemia a 31 dicembre 2021, dal focus del sindacato si scopre che le infezioni di origine professionale nel nostro territorio sono state 871, il 6,7 per cento di tutte quelle registrate nel Lazio. Tredici le morti, un numero che – dopo Roma, con 63 casi – posiziona la provincia ciociara al secondo posto per denunce con esito mortale. Seguono poi – in questa luttuosa classifica – la provincia di Latina con sette decessi e quelle di Viterbo e Rieti, rispettivamente con due ciascuna. In Ciociaria le più esposte al contagio sono state le donne con 546 denunce, mentre il virus ha colpito in 325 casi gli uomini.

Analizzando le fasce di età, scopriamo che la più contagiata è stata quella tra i 50 e i 64 anni con 404 denunce, la meno esposta è stata quella degli over 64, che ne ha fatte registrare 17. Invece sono state 315 le infezioni tra i 35 49 anni e 135 in quella che comprende i lavoratori e le lavoratrici fino 34 anni.  “Sono numeri in continuo aggiornamento perché il virus circola ancora tra noi – spiega Anita Tarquini, Segretaria della Uil di Frosinone – Sta di fatto che questa specifica tipologia di infortunio in questi due anni di emergenza sanitaria si è andata ad aggiungere ai tanti altri rischi quotidiani che già gravavano sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori”. Non è un caso che in due anni dalla nostra regione l’Inail ha ricevuto quasi 13mila denunce di infortunio covid, 87 delle quali sono state mortali (47 avvenute nel 2020, 40 nel 2021).

Come non è un caso che in tutto il Paese ne siano state protocollate oltre 190 mila e che le morti siano state complessivamente 811.Tornando nei confini regionali notiamo che nella nostra provincia – così come nelle altre – i più esposti al contagio sono stati gli infermieri, i fisioterapisti, i medici, i tecnici sanitari di radiologia, i primari, gli anestesisti, gli operatori sociosanitari, i portantini. E poi i collaboratori scolastici, il personale del servizio di pulizia, i vigili e guardie giurate.

Da nord a sud del Paese un infortunio covid ha generato una inabilità lavorativa media di 30 giorni“La tutela infortunistica dell’Inail non contempla tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno contratto il temutissimo virus sul lavoro, basti pensare ai medici di famiglia, ai commercianti titolari di ditte oppure ai medici di famiglia – conclude Anita Tarquini – Ma questi numeri ci danno una fotografia che conferma ancora una volta quanto la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro sia un capitolo che deve essere costantemente modernizzato per rispondere prontamente alle necessità di tanti uomini e donne che di lavoro vivono”. Uno sguardo al numero delle denunce totali di infortunio sul lavoro in Ciociaria dà la prova di quanto sostiene il sindacato: dal dossier della Uil di Frosinone si scopre che sono state 2270 nel 2021, avevano raggiunto le 2240 unità nel 2020. Mentre quelle mortali sono raddoppiate: cinque nel 2020, dieci lo scorso anno.

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