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La già discarica della Capitale

Rifiuti di Roma, Manlio Cerroni e la riqualificazione di Malagrotta: “C’è un nostro progetto dal 2007”

L’imprenditore di origini ciociare rivendica il progetto che prevedeva un “parco naturale” nell’area che per 30 anni ha ospitato l’immondizia dei romani, prima che finisse nell’ormai chiusa discarica di Roccasecca

La notizia degli stanziamenti chiesti dalla regione Lazio per la bonifica e la riqualificazione ambientale di Malagrotta ha destato l’attenzione di Manlio Cerroni. Attraverso un comunicato stampa, come riporta RomaToday.it, l'imprenditore ha infatti rivendicato l’esistenza di un progetto che, l'azienda di famiglia, aveva intenzione di realizzare per risanare l'area dove, per trent'anni, i romani hanno conferito i propri rifiuti.

Un progetto che, nei fatti, è stato soltanto parzialmente avviato. Nel mentre, fino alla sua chiusura, l'immondizia romana è finita nella discarica di Roccasecca, che ha esaurito anticipatamente il quarto invaso a disposizione della provincia di Frosinone, finendo poi al centro di casi giudiziari e contradditori che hanno bloccato la realizzazione del quinto bacino. 

Il progetto di Cerroni per riqualificare Malagrotta

“Sul capping per la chiusura finale della discarica di Malagrotta esiste già da anni un articolato progetto approvato dall’amministrazione che prevedeva la chiusura progressiva dei vari lotti costituenti la discarica” ha premesso l’imprenditore, considerato a Roma una sorta di “re” dei rifiuti. “Un primo progetto di riqualificazione e ripristino ambientale” era infatti stato presentato “sin dal 2007”, ha spiegato Cerroni. E serviva a trasformare l’area della discarica “in un parco naturale con oltre 340 mila piante” che, una volta messa a dimora, avrebbero permesso “di assorbire ogni anno circa 800 mila tonnellate di anidride carbonica”.

Dal parco naturale alla città del sole

Il progetto di Cerroni  era stato anche avviato sul più piccolo dei 10 lotti di cui è composta la discarica, “il lotto L”. Doveva servire da esempio per mostrare come, successivamente, sarebbe stata riqualificata tutta l'area. Con il tempo però l’iniziale progetto del parco naturale è stato accantonato “per privilegiare l’installazione di un complesso fotovoltaico da 100 MW”. Cosa che, sempre a detta dell’imprenditore, avrebbe finto per trasformare Malagrotta in una “città del sole”.

L'opera cementizia già realizzata

Sul piano della tenuta ambientale, poi, nella sua nota Cerroni fa riferimento ad una “cintura sanitaria, costruita in cemento e bentonite, innestata su un fondo di argilla naturale, realizzata proprio per evitare ogni rischio di inquinamento delle aree circostanti”. Un’opera estesa su 110mila metri quadrati “che si sviluppa lungo il perimetro della discarica per circa 6 km, su una superficie circoscritta di 161 ettari” che avrebbe reso Malagrotta una sorta di isola nella valle Galeria. E per la cui realizzazione, la società di famiglia, “attende ancora di essere ristorata dei costi sostenuti”.

L'ipotesi di un intervento "in danno"

Invece la E.Geovi srl o meglio la sua amministrazione giudiziaria, subentrata nel 2018, in funzione dell’iniziativa intrapresa dalla regione Lazio, dovrà fornire entro il prossimo giugno-luglio la progettazione definitiva. E, anche se non è stato ancora formalizzato, c’è chi chiede che l’intervento per bonificare e riqualificare la discarica dovrà essere realizzato “in danno” all’azienda della famiglia. Per ora comunque, i 250milioni chiesti dalla regione, saranno prelevati dal Fondo sociale europeo.

L'indice puntato verso l'amministrazione giudiziaria

Eppure, ha eccepito Cerroni, il vecchio progetto “sarebbe andato e potrebbe ancora andare regolarmente in esecuzione senza alcun contributo pubblico”. Se ciò non è avvenuto e non sta avvenendo, secondo la ricostruzione dell’imprenditore, lo si deve al “sequestro giudiziario che ci ha estromesso dalla gestione degli impianti trasferendo ogni potere decisionale nelle mani di un amministratore giudiziario ed esautorando completamente la proprietà e il management”.

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