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La festa di San Giuseppe in Ciociaria, tra zeppole dolci e ...fuochi

Le tradizionali zeppole non mancano sulle nostre tavole in questi giorni. Ma ricordiamo anche il tradizionale fuoco che allontana l'inverno

La festa di S. Giuseppe, nota anche come festa del papà, assume almeno per il popolo ciociaro un significato di purificazione e di soccorso al forestiero. Le caratteristiche 'seppole di S.Gesèppe', dolci fritti ripieni di crema, ricordano infatti il rito dell’offerta delle frittelle, nato dalla Corporazione medievale dei Falegnami, che simboleggiava proprio il soccorso al forestiero come riparazione del torto subito da S. Giuseppe quando, con la Madonna in procinto di partorire, non aveva trovato nessuno disposto ad aiutarlo.

Le leggende sull’origine della “Zeppola”

Ci sono comunque diverse leggende sulle zeppole. La prima leggenda, di matrice cristiana, farebbe risalire la nascita delle zeppole alla fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Si racconta che San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, dovette affiancare al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle. Sembrerebbe che a Napoli, per devozione al Santo, ad un certo punto si sia sviluppata la figura dello “zeppolaro di strada”. Questo antico mestiere è esistito fino a qualche anno fa: per i vicoli del centro storico di Napoli, era, infatti, facile incontrarli con i loro banchetti posti davanti alle botteghe dove vendevano le zeppole appena fritte nell’olio bollente. A descriverci l’arte di questi artigiani è Goethe, in visita nel capoluogo partenopeo alla fine del 1700: “Oggi era anche la festa di S. Giuseppe, patrono di tutti i frittaroli cioè venditori di pasta fritta…Sulle soglie delle case, grandi padelle erano poste sui focolari improvvisati. Un garzone lavorava la pasta, un altro la manipolava e ne faceva ciambelle che gettava nell’olio bollente, un terzo, vicino alla padella, ritraeva con un piccolo spiedo, le ciambelle che man mano erano cotte e, con un altro spiedo, le passava a un quarto garzone che le offriva ai passanti… ”. 

Una seconda leggenda, invece, ci allontanerebbe da Napoli per condurci a Roma, durante le celebrazioni delle Liberalia (feste organizzate dai romani in onore delle divinità del vino e del grano). Durante queste feste, che si celebravano il 17 marzo, per omaggiare Bacco e Sileno (suo precettore e compagno di baccanali) si bevevano litri di vino e ambrosia accompagnati da frittelle di frumento, cotte nello strutto bollente. Con l’ascesa dell’Imperatore Teodosio II, che proibì qualsiasi culto pagano, non furono più celebrate le Liberalia. Ma è probabile che nel tempo siano state assimilate ugualmente dal cattolicesimo che fissò due giorni più tardi la festa di San Giuseppe (divenuta poi festa del papà nel 1968). Le zeppole che oggi portano il nome del Santo, altro non sarebbero, quindi che le discendenti delle antiche frittelle romane.

Ecco perche questi ottimi dolci sono diventati tipici nel giorno della festa del papà, come vuole la tradizione infatti non mancano in nessuna delle nostre tavole!

Il tradizionale fuoco di S. Giuseppe

Nella cultura tradizionale, da sempre il fuoco segna i momenti di passaggio del ciclo dell'anno, come la fine della brutta stagione e delle fredde ed umide giornate invernali. L'uso rituale di questo elemento, risale ad un periodo che precede la diffusione della religione Cristiana, ai riti celtici delle cadenze calendariali vicine ai due solstizi. Il fuoco si presenta in una doppia veste simbolica. Da un lato esso rappresenta la distruzione di tutto ciò che angoscia la comunità ( la fame, la malattia, la morte ), dall'altra si presenta come rigeneratore per eccellenza, essendo considerato promotore nella crescita dei raccolti. Il fuoco costituisce un'offerta fatta al Santo che patì il freddo nella grotta di Betlemme e che bruciò il suo mantello e andò di casa in casa alla ricerca di un po' di brace per riscaldare il Bambino Gesù e la Madonna.

Da qui l'usanza di accendere il fuoco in Ciociaria la vigilia della festa del Santo. 

Fuoco di S. Giuseppe

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